CRISI, NE STIAMO USCENDO … ANZI NO … QUALCHE SEGNALE POSITIVO C’E …ANZI NO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Aprile, 2013 @ 5:13 pm

Detto altrimenti: cerchiamo di fare qualche riflessione prendendo le mosse dalla storia delle crisi.

L’8 febbraio scorso pubblicavo un post sulle grandi crisi degli ultimi 150 anni (cfr. ivi).

Dr. Ing. Ferdinand Porsche Daimler

1870, Austria, “Grande Deflazione” generata da una “bolla borsistica” di speculazioni sulle società ferroviarie e connesse. Se ne uscì con molta emigrazione verso gli USA, il che diminuì in Europa le bocche da sfamare, con l’esportazione di brevetti in USA, con il pagamento dei danni di guerra dalla Francia alla Germania, che fu la locomotiva della seconda rivoluzione industriale (l’ing. Daimler inventò il motore a scoppio a combustione interna, l’Ing. Otto quello a ciclo otto, l’Ing. Diesel quello a ciclo diesel).

President Franklin Roosevelt

1929, USA, Grande Depressione, sovraproduzione agricola invenduta, distrutta nelle campagne e non portata nelle città, nelle quali mancava, crisi dovuta ad una pessima programmazione economica. se ne uscì un po’ con il new deal di Roosevelt (piano di opere pubbliche), ma soprattutto con il riarmo.

Crisi (italiana) odierna. Quelli che due anni fa dicevano che la crisi non c’è.  Che se c’è  viene dall’estero … è europea anzi mondiale. Tutto qui? Da qualsiasi manager che si rispetti si esige che per la SpA affidatagli organizzi una programmazione almeno triennale, che predisponga dei piani “B” e “C”, e se si azzarda a dire ai suoi azionisti “ma è successo l’imprevisto” si sentirà rispondere “Lei era pagato anche per questo: per prevederlo, questo imprevisto”

Ma dai, la crisi non c’è, siamo forti noi!

Ora, se a sbagliare (quanto meno per omissione) rispetto alla previsione dell’andamento dell’Italia è stato un capo di governo che era anche proprietario e capo azienda, anzi, proprietario e capo di un gruppo di aziende … viene da chiedersi a cosa stesse pensando mentre la crisi ci stava piombando addosso. E non voglio fare nomi.

Come ne usciamo? Qui siamo un po’ come quando si parla di calcio, che in ogni bar ci sono non meno di tre potenziali CT della Nazionale: infatti ogni blogger ha la sua ricetta. Ecco, ed io invece vi frego, nel senso che non pretendo di avere la ricetta, ma semplicemente provo ad averne “una”, una delle tante possibili. D’altra parte se non mettiamo sul tavolo le nostre idee ….

In un post molto “prossimo” a questo ho illustrato l’opzione Stati Uniti d’Europa” (cfr. ivi), che a mio avviso resta valida, anzi necessaria ed urgente, anzi strategica, cioè indispensabile e insostituibile.

In questa sede faccio qualche ragionamento più terra terra. Innanzi tutto abbiano bisogni di molta finanza “tampone” per non far finire sul lastrico milioni di Italiano e di piccole medie imprese. Come trovarla? Si può negoziare con l’UE il rescheduling delle scadenze e dei tassi del nostro debito: è sicuramente un intervento eccezionale a fronte di una situazione di emergenza, che si giustifica agli occhi dell’Europa con l’obiettivo di non far fallire un popolo di 60 milioni diconsumatori (anche di auto tedesche, tanto per non fare nomi), che se fallisce, addio Europa. Questo ci darebbe fiato. In parallelo però occorre occuparsi di:

• la soluzione della Questione Morale;
• una riflessione sul modello di sviluppo da perseguire: dire “crescita” o “decrescita” non basta. Bisogna specificare, calcolare, prevedere, motivare, giustificare;
• una seria lotta all’evasione ed elusione fiscale;
• le Grandi Riforme;
• la revisione delle nostre priorità (qualche esempio tipo “burro o cannoni”? Eccoli: disoccupati/esodati o F 35? – Sostegno alle PMI o TAV?).

E poi … poi mica posso fare io un programma di governo, non vi pare?