REVISIONE DELL’ ARTICOLO 18: CONSEGUENZE E IMPLICAZIONI TRENTINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2012 @ 7:43 am

Detto altrimenti: il mutuo per la casa, le false partite IVA, la collaborazione fra i Comuni Trentini e l’Agenzia delle Entrate.

Specie in via di estinzione

Dice … solo se hai un lavoro fisso (a tempo indeterminato) la banca ti concede un mutuo (per l’acquisto della casa, n.d.r.. Degli altri non è il caso di parlare. Non è più, ne mai lo è stato, il tempo di “accendete un mutuo sulla casa ed utilizzate il denaro per spendere: metterete in moto l’economia”. Ricordate gli spot televisivi, nei quali si diceva “Grazie!” a chi aveva comunque appena fatto un acquisto?)

Già, perché il mutuo fondiario è un mutuo con garanzia reale su immobile. Poi, teoricamente, i denari che ti sono erogati li puoi spendere come meglio credi. Infatti non si tratta di mutuo di scopo, ad esempio edilizio, per costruire una casa.

Ma la banca, a chi concede questo tipo di credito? Al dipendente con lavoro “fisso” o alla società presso la quale egli lavora? Eh già, perché se il dipendente, pur dotato di contratto a tempo indeterminato, vede fallire il suo datore di lavoro, diventa automaticamente un “disoccupato a tempo indeterminato” ed allora non ha più gli “euri” per pagare le rate del mutuo e la banca gli prende la casa e la vende. Ma non è questo che la banca vuole. Ed allora?

Allora bisogna arrivare alla conclusione che esistono “gruppi omogenei di potenziali richiedenti il mutuo”:

1. i lavoratori pubblici, oggi non licenziabili
2. i lavoratori privati con contratto a tempo indeterminato, oggi non licenziabili
3. i lavoratori privati licenziabili o con contratto a tempo, reinseribili sul mercato del lavoro
4. i lavoratori privati licenziabili o con contratto a tempo, non reinseribili sul mercato del lavoro
5. i lavoratori false partite IVA, i “sotto pagati” etc.
6. i lavoratori “a nero”
7. i disoccupati
8. coloro che ormai hanno “perso ogni speranza” e il lavoro non lo cercano nemmeno più.

Stante l’attuale crisi economica e la frequenza dei fallimenti di imprese private, secondo l’attuale ottica bancaria la banca dovrebbe concedere il mutuo solo alla prima categoria, al massimo alla seconda. E gli altri? Ma allora, quando sarà, come sarà, abolito il crisma della illicenziabilità per tutti, le banche non concederanno più a nessuno mutui fondiari per l’acquisto della (prima) casa? Dopo quel momento, le banche dovranno rivedere i criteri di concessione dei mutui fondiari. Oppure abolire quella forma di credito.

Già, perchè oggi anche un lavoratore sfaticato, svogliato, poco onesto (e qualche volta se ne trovano) ma con un contratto a tempo indeterminato può ottenere il mutuo, a differenza di chi invece lavora con capacità e onestà, ma non gode di quel tipo di contratto.

Sì, perchè va detto anche questo: l’illicenzialbilità dei pelandroni, di coloro che sono parcheggiati nei vari “cimiteri aziendali degli elefanti”, continuamente trasferiti da un reparto all’altro “purchè me lo togliate dai piedi”, impedisce l’assunzione di persone capaci, meritevoli ed oneste, non assumibili per via del “numero fisso insuperabile” che spesso strangola imprese pubbliche e private.

Il Ministro Fornero

A mio avviso il problema si pone  ben prima, cioè a monte del rapporto di lavoro nel momento della stipula del contratto di lavoro e non a valle, cioè sull’aspetto della licenziabilità. Occorre lavorare prima e molto di più sulla tipicità dei contratti di lavoro, abolendo quella “schiera iniqua di rapporti cosiddetti elastici” che altro non sono che strumenti dello sfruttamento del lavoro. Il più eclatante ed il più facilmente aggredibile è sicuramente il gruppone delle false partite IVA. Perché non cominciare da lì? Infatti sarebbe un intervento dovuto se non altro in quanto esperito in materia fiscale, cioè nell’ambito del regime dell’IVA prima ancora che nell’ambito del regime del diritto del lavoro.

Fatta chiarezza sulla natura del rapporto di lavoro, ai fini della concessione di un mutuo fondiario le banche dovranno esaminare il singolo lavoratore con le stesse tecniche con le quali oggi esaminano un’impresa: capacità lavorativa e reddituale presente e futura,  sue “note caratteristiche aziendali”, eventuale ricollocabilità sul mercato del lavoro, etc., e non più basarsi esclusivamente sulla presenza o meno di un pezzo di carta, cioè di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, anche perché semplicemente tale documento non esisterà più.

Promessi Sposi lavoratori dipendenti della Società PARTITA IVA SPA

 

Nel frattempo, la nostra Provincia potrebbe invitare i Comuni ad estendere la collaborazione esistente con l’Agenzia delle Entrate anche in questo settore, cioè nell’individuare e cancellare – senza sanzionarle – le false partite IVA, obbligate a ciò dalle regole perverse di una carente legislazione in materia di contratti di lavoro e di tutela dei lavoratori. Con il che la bilancia delle garanzie contrattuali, di fronte ad una modifica dell’articolo 18, sarebbe maggiormente equilibrata.

E voi, cosa ne pensate?