Generazione Smartphone

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Maggio, 2013 @ 1:41 pm

OPEN BLOG? SI ,CERTO! INFATTI BEN VOLENTIERI PUBBLICO IL POST INVIATOMI DA FAUSTO LAMMOGLIA

INIZIA

Ultimamente, dopo un convegno organizzato da Agesci Liguria e dopo la lettura del libro “Sotto il segno di Facebook” di L. Verdone, mi sono trovato a riflettere circa la connessione tra giovani e nuove tecnologie.

Detto altrimenti: non ci si guarda più in faccia, ma solo in faccia – libro. Ecco alcuni spunti.

La rivoluzione tecnologica di questi ultimi anni ha portato ogni abitante della terra ad essere vicino di casa di ogni altro attraverso la semplice connessione internet. Se prima serviva un PC (personal computer? No, i francesi lo chiamano l’ordinnateur! N.d.r.), ora basta uno smartphone perché questo accada. Se ciò è fonte di innumerevoli vantaggi, la tecnologia porta con sé più di uno spettro.

Fausto Lammoglia

1) Aumenta ogni giorno il divario tra relazioni faccia a faccia e relazioni mediate da uno schermo. Le persone non si parlano più guardandosi in faccia, ma scrivendo sms, mail, o post sui social network. La mancanza di un contatto diretto implica la possibilità di essere asettici, se non addirittura falsi. La relazione mediata dallo schermo, infatti, permette a colui che scrive (anche se ormai è comune affermare che egli “parla”) di non esporre le sue emozioni oppure di falsarle. Questa condizione, impraticabile quasi del tutto in una conversazione in carne ed ossa, consente al mittente di reinventare se stesso e i suoi sentimenti, cioè di barare nella relazione. Le persone intessono quindi relazioni alterate, non vere, non sincere. Si noti inoltre la possibilità aumentata del fraintendimento: la nostra lingua permette un’infinità di sfumature tale che ogni frase può significare più cose a seconda del timbro di voce, dell’intonazione, dell’ espressione facciale; in una conversazione on line, dove questi fattori si perdono, le parole perdono il loro pieno significato (le parole sono pietre, firmato Don Milani, n.d.r.) e il messaggio è affidato totalmente all’interpretazione del destinatario (o del lettore, nel caso delle bacheche pubbliche).

2) La costante rintracciabilità e immediata possibilità di comunicare, porta con sé la graduale diminuzione del senso dell’impegno. Un appuntamento fissato per un giorno ed un’ora, che sia lavorativo o amicale, può essere disdetto o ritardato in pochi secondi, senza portare con sé gravi conseguenze. Prima di questo tipo di comunicazioni, le persone fissavano appuntamenti e si impegnavano a rispettarli, se non altro pensando agli altri avventori che attendevano nel dubbio se non nell’apprensione.

3) Albert Einstein disse: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”. Questa citazione, che ritroviamo on line sempre più spesso (proprio nei social network), ci riporta al problema delle relazioni personali. Aggiriamoci tra le piazze delle nostre città, nei locali, nei bar, nei pub. Quante persone dialogano tra loro mentre almeno uno degli interessati “smanetta” con il telefono? Una persona parla ad un’altra e questa distrattamente scrive altro (situazioni paradossali quali quella di due amici che non si vedono da molto tempo, e mentre uno parla, l’altro posta sul suo profilo la gioia di rivedere un amico perduto… Rivederlo e basta, ascoltarlo diventa superfluo!). Se tra amici questo può essere “tollerato”, diventa assurda la tolleranza mostrata in altre situazioni: professori che rispondo al telefono in classe, alunni che risultano on line durante le ore di lezione, telefoni che squillano durante momenti di silenzio e raccoglimento quali cerimonie pubbliche o funzioni religiose. Tutto ciò non solo è tollerato, ma diventa sempre più accettato come consuetudine sociale.

4) La musica. Le note che accompagnano la nostra vita, un tempo urlate da amplificatori potenti, oggi vengono racchiuse in piccoli auricolari o grandi cuffie le quali, per permetterci di apprezzare meglio la musica, fanno da isolante con il mondo. Frotte di ragazzi (ma anche persone adulte) passeggiano, corrono, girano per le nostre città con la musica nelle orecchie. Al di là dei problemi fisici che questo ascolto prolungato porta, esse chiudono un’altra porta di relazione con il mondo: giriamo per strada, un amico ci vede e ci chiama, ma noi non lo sentiamo; ciò che ci accade intorno diventa un rumore, un fastidio che disturba, a cui non prestiamo attenzione.

5) Infine, la relazione mediata dallo schermo è pericolosa. In rete, ognuno abbassa la guardia. Ci ritroviamo a chattare (o “dare l’amicizia”) a sconosciuti, a relazionarci con persone che possono potenzialmente danneggiarci (pedofilia in primis) e altro. Da una parte, ci diciamo attenti e allertati sui problemi della rete, dall’altra confidiamo in una privacy che su internet non esiste. Una foto, pubblicata on line, non è più nostra, ma è di dominio pubblico. Ciò che noi pubblichiamo non è più nelle nostre mani salde e attente: basta un “amico” o un altro user che condivida ciò che noi abbiamo postato e il nostro controllo svanisce. Si noti, all’estremo, che basta salvare un dato su uno smartphone perché questo possa fatalmente diventare pubblico. Basta un conoscente ignorante (nel senso che ignora i pericoli) che, sfogliando il nostro telefono, pubblichi qualcosa che noi non volevamo (quante volte lasciamo i nostri dispositivi incustoditi?).

Lo smartphone è ormai parte integrante delle nostre vite, è il diario che non scriviamo più, la lettera all’amico che non spediamo più, la piazza dove non ci incontriamo più (o perlomeno molto di rado). Lo strumento che nel collegare le persone virtualmente, le isola nella realtà. Rivalutiamo le nostre relazioni personali, incontriamo le persone, tocchiamole, ascoltiamole. Ridimensioniamo questi nostri strumenti, potenti e utilissimi, ma pur sempre strumenti. Essi sono mezzi per trasmettere noi stessi, non per modificarci, come sembra stia accadendo.

P.S.

Molti sono i libri e gli articoli inerenti a questo argomento, basta cercare… su internet! Uno fra i tanti, consigliato per la sua agilità e come introduzione può essere L. Verdone “Sotto il segno di Facebook”. Buona lettura!

“Boschi, acque, venti ed alberi, il favore della giungla ti accompagna”

FINISCE

Fausto, hai ragione. Aggiungo volentieri un mio commento in calce al tuo post