GALASSIA POLITICA TRENTINA: ORDINE O CAOS?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2013 @ 5:28 am

Detto altrimenti: per qualche giorno avrò un po’ da fare e allora …. “mi copio” e vi tracrivo un mio articolo apparso qualche giorno fa sul quotidiano  l’Adige … ovvero, il Trentino è un sistema entalpico, cioè un sistema pieno di energia ancora tutta da esprimere oppure è un sistema entropico, cioè un sistema aleatorio pieno di incertezza?

Inizia:

La bandiera della Provincia Autonoma di Trento

Si avvicinano le elezioni provinciali, la politica affila le armi. Talvolta a doppio taglio, nel senso che possono ferire (chi le maneggia e) tutti i cittadini. Si assiste infatti ad una abnorme proliferazione di iniziative politiche. L’impressione che se ne trae è che da parte dei promotori si cerchi “un posto al sole”, cioè un posto in Consiglio o in Giunta Provinciale/Regionale per essere l’indispensabile ucia de la balanza, cioè l’ago della bilancia e non per ricercare il bene comune dei cittadini.

 Ma … dice … questo proliferare è sintomo di libertà, di democrazia. Si, vabbè, ma libertà e democrazia sono parole vuote: sta a noi riempirle di significati concreti. Quali? … Dice … un significato sarebbe il superamento del bipolarimo, il quale, come afferma Gaetano Salvemini (1), “non è di per sé garanzia né di democrazia né di buon governo, entrambi garantite invece da un partito che governa e da una opposizione che controlla” (un partito che governa, non una coalizione, n.d.r.).

Ma superare cosa? Forse un bipolarismo che storicamente (dagli anni ’20) in Europa non esisteva e anche oggi, di fatto, non esiste, nemmeno in Italia? Infatti in Inghilterra erano presenti dai tre ai quattro partiti. In USA solo due ma ognuno dei quali diviso fra maggioranza e minoranza, e fanno quattro. In Francia e Germania, più di due. Anche qui da noi del resto ciascun singolo partito non è sempre esistito “unitario”, a causa delle sue “differenziazioni” (alias spaccature) interne. Ripassiamo un po’ la storia: 1919, il PSI era formato da due “correnti: i massimalisti rivoluzionari e la destra di Filippo Turati. Nel 1921 gli estremisti di sinistra, i cosiddetti spartachisti si scissero e formarono il PCI. Nel 1922 fu la destra del partito a scindersi. I popolari di Don Sturzo? Anche qui troviamo i pochi conservatori ricchi (fra i quali i banchieri) e la numerosa folla dei non-ricchi. E a destra? monarchici, golpisti, liberali, rivoluzionari, fascisti etc..

 Quindi, il bipolarismo – di fatto – è stato da sempre un pluripolarismo travestito, anche perchè ogni componente di ciascun partito è portata a non approvare, con voto palese o nel segreto dell’urna, le decisioni prese a maggioranza. Due controprove dell’oggi? A destra, la “quasi” Gotterdammerung, cioè la quasi caduta del Governo Berlusconi ad opera degli scissionisti di Fini, governo salvato non solo o non tanto da Scilipoti, quanto dai Parlamentari Ministri e Sottosegretari che sono corsi in aula a votare la fiducia … a se stessi (!?). A sinistra, la recente mancata elezione di Prodi alla Presidenza della Repubblica (la “scarica” a mitraglia dei 101, ben peggiore della “Carica dei 101” di Walt Disney!).

 Orbene, a mio avviso cercare di superare questo (imperfetto) bipolarismo con una eccessiva pluralità di partiti e/o di correnti rischia di essere un tacon pezo del bus che si vuole rammendare! Infatti in Trentino in questo caos ben ordinato si fanno avanti tante, troppe new entry. Il risultato? Chi era al potere e tende a restarci, contando anche sulla “spinta inerziale della propria storia politica”, cerca di comporre una coalizione che gli faccia comunque superare il rischio di una sconfitta che comunque non mette in conto. E probabilmente riuscirà a vincere e proverà a governare. Proverà, ma le tante anime che ne compongono la coalizione potranno creare problemi strada facendo per cui occorrerà ricercare di volta in volta una aggiornata maggioranza funzionale al singolo scopo. Chi non era al potere probabilmente sa che non ce la farà a soppiantare l’ex maggioranza ed allora si organizza per “ostacolare o condizionare” il governo delle singole decisioni.

 In tale situazione a soffrirci sarà la visone unitaria di medio lungo periodo, la visione d’insieme del futuro del Trentino, accontentandosi, ognuno, di portare a casa il singolo parziale risultato, in via strumentale a se stesso e non nell’ottica del bene comune di tutta la popolazione trentina di oggi e di domani. In questa situazione, cosa auspico ed auguro al Trentino? Una convergenza all’interno dei partiti più significativi e non la corsa all’apparentamento dentro una coalizione.

(1) G. Salvemini, “Le origini del fascismo in Italia – Lezioni di Harvard, 1944”, Feltrinelli 1966

Finisce