POST 955 – IN OSPEDALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Settembre, 2013 @ 1:48 pm

Detto altrimenti: una favoletta vera … per farci qualche risatina insieme

Giorgio deve ritirare il risultato di certe sue analisi mediche e sottoporsi ad una visita di controllo. Lo sportello “Consegna analisi” è chiuso ed un cartello avverte che i referti si ritirano al piano superiore. Giorgio sale. Allo sportello c’è un secondo cartello che avverte che quel certo tipo di referti si ritira al piano inferiore, ma non allo sportello “Consegna referti” bensì direttamente al reparto. Giorgio scende.

Nel frattempo a Giorgio scappa la pipì. Scorge un locale WC, entra, si chiude a chiave a fa quel che deve fare. Dall’esterno arriva un secondo “cliente” che prova ad entrare, si accorge che la porta è chiusa e se ne va non prima di avere spento la luce del locale WC: infatti l’interruttore della luce è esterno. Giorgio resta al buio più completo e si sforza di continuare a “fare centro” facendosi guidare dalle onde sonore … insomma, quasi come se stesse utilizzando un sonar sottomarino.

Espletata l’incombenza, Giorgio va al reparto, ma “Prima deve passare alla cassa a pagare il ticket”. Giorgio va alle casse: vede che esiste una macchinetta che distribuisce i numerini, come al supermercato … prende il numero (144) ed aspetta il suo turno. Se non che dopo venti minuti si accorge che il flusso di chi si reca alla cassa a pagare è molto più rapido dello scorrere dei numeri sul pannello luminoso. Infatti molti, non sapendo o facendo finta di non sapere che occorre ritirare il numerino, vanno direttamente alle casse. Giorgio “si fa furbo” e si reca alla cassa con il suo 144 quando il pannello luminoso indica ancora 122.

Giorgio va al reparto. Deve presentarsi alla segreteria. Si mette in coda. Dopo di lui sopraggiunge uno che poco prima – privo di numerino – lo aveva “superato” alle casse. Arriva una dottoressa: “Ciao!” “Ciao” “Che ci fai qui? Dai vieni”. E il Tizio,  a braccetto della dottoressa, supera la fila.

Giorgio è finalmente sulla “sedia di attesa”. Un infermiere gli dice: “Vada, entri in quella porta là e si sieda, ora arriviamo”. Giorgio va, ma la stanza è occupata da un infermiere che sta curando un paziente “Che fa lei, entra? Aspetti fuori che la chiamiamo noi”. Giorgio esce ed aspetta. Lo chiamano. Entra in quella stanza e trova l’infermiere di poco prima intento ad occuparsi dello stesso paziente di poco prima. Lo fanno sedere su di una sedia tutta sua (“Attento al bracciolo che si rompe”) e fanno il prelievo. Nel frattempo l’altro infermiere impreca perché “quelli delle pulizie hanno spostato tutto”. “Già, fa a l’altro paziente, spostano sempre tutto, anche nel mio ufficio” ( N.B.: la cura riesce molto meglio se vi è collaborazione fra medico e paziente!).

Ora l’infermiera di Giorgio ha un problema: deve scrivere un verbalino ma non ha la penna. L’altro infermiere la rimprovera “Dovresti essere dotata di tutto”. ”Non importa, dice l’altro paziente, ecco, le do io una penna”. “Ma è rossa, ribatte l’infermiera, non posso scrivere in rosso!” Finalmente salta fuori una penna non rossa (Giorgio non riesce a vedere se sia nera o bleu) e la cosa si mette a posto.

Il tutto dalle 08,00 alle 10,00 del mattino: ma allora Giorgio, di che ti lamenti?