POST 982 – L’Italia all’esame dell’Unione Europea: rimandata a settembre

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Settembre, 2013 @ 5:47 pm

Detto altrimenti: errare humanum est, perseverare diabolicum

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur : mentre a Roma si discute (se mandare l’esercito in aiuto dell’alleata Sagunto, assediata dal generale cartaginese Amilcare Barca), la città viene espugnata.
Mentre a Roma di discute di tutt’altro (decadenza si/no; congresso si/no/quando/come), l’UE apre tre procedure contro l’Italia che quindi rischia nuove sanzioni:

1) sforamento del 3% del rapporto debito-PIL (di probabile prossima apertura);
2) mancato adeguamento alle norme UE circa la responsabilità civile dei giudici per dolo o colpa grave;
3) mancata sorveglianza del rispetto delle norme sull’inquinamento ambientale (ILVA). Alias cornuti e bastonati.

Al riguardo, si diceva una volta che i “poteri” dello Stato erano (lo sono ancora?) tre: il legislativo (Parlamento); l’esecutivo (Governo), giurisdizionale (Magistratura). Ora si parla della possibile responsabilità civile di uno solo di essi: la Magistratura. E non mi sta bene.

Intendiamoci subito e bene: per me la legge va rispettata e chi di dovrebbe dimettere si dimetta così ci fa anche una figura migliore.

Non mi sta bene solo quel potere, dicevo, perché anche gli altri due “poteri” possono rendersi colpevoli di dolo o colpa grave.

Il Parlamento: quante sono le leggi “in arretrato”, quanti i regolamenti di attuazione non emanati (il che blocca leggi anche promulgate)?

E il Governo? Negli ultimi vent’anni anni pare impegnato più a fare leggi che a governare. Dice … ma con questa legge elettorale … chevvoletedipiù (tuttaunaparola che fa più effetto). Si, ma allora cambiatelo ‘sto porcellum! Non potete più babbiare (V. Montalbano).

E poi, si ha l’impressione di assistere al gioco del poker: la scala massima vince la scala media la quale vince la minima la quale vince la massima: nel senso, la colpa è dei politici che incolpano le istituzioni che incolpano i politici che re incolpano le istituzioni che dipendono dalla … “burocrazia imperiale” inamovibile (salvo rari casi di quasi rapimenti ed espulsioni dall’Italia di donne del Kazakistan).

Insomma, mi è capitato di vivere positive esperienze in una grande finanziaria pubblica (la Stet) ma esperienze molto negative in piccole SpA pubbliche nelle quali la visibilità che l’ente pubblico consentiva a me, responsabile di una spa con concessioni e ammortamenti trentennali, era di un mese al massimo. Lo stesso accade al Paese: improvvisamente scoppia il caso ILVA, esplode il caso TELECOM, ci piomba addosso l’emergenza ALITALIA, FINMECCANICA, etc.. Ma si può, dico io? Non vi sono piani pluriennali?

Si gioca a rimpiattino: “io, politico/governante/legislatore sono; appena arrivato; oppure, me ne sto andando; oppure, non era negli accordi; oppure, sono cose che richiedono tempo; oppure, avevo le mani legate. Insomma, io non c’ero, se c’ero dormivo e comunque non è colpa mia”.

Come tutti noi dalla TV e dalla radio vengo invitato ad esprimere i miei “desiderata” in merito al cambiamento della Costituzione: non lo faccio in quella sede innanzi tutto perché prima vorrei vedere uno stesso impegno per il rispetto  di “questa” Costituzione (e poi perché non so chi e come filtrerà e utilizzerà  le mie indicazioni). Lo faccio qui e solo per alcuni aspetti. No al bicameralismo puro. No alle provincie. No a questa legge elettorale. No alla categoria dei diritti acquisiti. No alle caste. No a super retribuzioni fuori scala europea. No alle crisi di governo al buio. Si alla verifica delle priorità di spesa e di investimento. Si alla verifica di quale modello di sviluppo adottare. Si agli Stati Uniti d’Europa.

Priorità? Tutti dicono: il lavoro. Io no. Io dico: il problema morale. Tutto il resto si risolverebbe di coseguenza.

Ma si era partiti dalla responsabilità, direte voi, dove stai scantonando? Mi direte: se il politico opera male, perderà le prossime elezioni. Eh, no, cari miei, perchè poi “loro” , cambiano partiti, lasciano i vecchi e ne fondano nuovi … chi mai riesce a risalire la catena della responsabilità? Dicono: la politica è l’arte del compromesso. No, dico io, la politica è la realizzazione del bene comune.

E il governo? Con la velocità della alternanza delle decine di governi del nostro paese … maccomesifà? Provate a immaginare un grande gruppo industriale al quale ogni tot mesi (mesi, non anni!) cambino gli azionisti ed il Consiglio di amministrazione! Insomma, è un po’ come la pila dell’acqua santa: tutti quelli che passano ci mettono la mano, ma alla fine di responsabili non ne trovi nemmeno uno.

Il potere deve essere sempre unito alla responsabilità. Firmato il Confucio … già, il Confucio, cineserie d’altri tempi, mica vanno bene per noi, ci mancherebbe altro …

Dice … ma molte cose che scrivi, caro il mio blogger, le leggiamo sui giornali. Eh già … io sono un blogger, mica dispongo di inviati speciali, collegamenti con agenzie di stampa io … e allora che ci stanno a fare i blog? Be’ intanto i blog sono quasi un diario del blogger, un diario aperto al pubblico. E poi noi blogger cerchiamo di collegare, raffrontare, discutere, approfondire, creare un dibattito. Ad esempio, qui da me, se volete potete intervenire in tempo reale. Io vi rispondo. Se non vi va, potete fare il secondo, terzo intervento. Un giornalista diceva: importante sarebbe poter fare la seconda domanda al politico di turno. Ecco, voi avete questa possibilità più volte, solo che io non sono il politico di turno, ma un semplice blogger. Dovete accontentarvi.

Cosa so io? Io so di non sapere (firmato Socrate). Ma almeno ci provo, almeno  mi pongo i problemi e mi sforzo di proporre delle soluzioni. Il male maggiore sarebbe che noi ci si stancasse di quanto ci avviene intorno e ci estraniassimo: il tacon saria pezo del bus, la pezza sarebbe peggio del buco che si vuole tappare. Piero Calamandrei, in merito al disinteresse dalla politica, raccontava un aneddoto: il capitano di una nave (non era Schettino) avvisava i passeggeri che la nave stava affondando. Uno gli ripose: “Oh che m’importa, un è mica mia!”