POST 997 – NEL LAVORO “L’ECCEDENZA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Ottobre, 2013 @ 6:54 am

Detto altrimenti: il 13 gennaio 2013 (ore 11,48) pubblicavo un post sui due diversi modi di gestire una SpA: uno antico, autoritario, strumentalizzante, sterile; l’altro moderno, coinvolgente, motivante, proficuo. Rileggetelo, prima di leggere questo post …

Marcello Farina

Don Marcello Farina, religioso, filosofo, saggista, Amico, Maestro. Trovare in lui il riscontro alle proprie idee è una grandissima rassicurazione e conferma.  Io non sono né un religioso, nè un filosofo, né un saggista. Sono solo un uomo d’azienda, quindi di formazione completamente diversa da quella di Marcello. A maggior ragione quindi l’essere noi due arrivati alle stesse conclusioni partendo da due punti di vista così diversi, rafforza la possibilità che noi due si sia nel giusto (e scuserete se mi permetto di accomunarmi ad una simile Persona e se a fare questa affermazione è uno dei due interessati!).

Cito per estratto:  Marcello Farina, “Nel lavoro l’eccedenza” in rivista mensile ACLI TRENTINE, n. 9/2013, pag. 6, articolo nel quale …

… Marcello Farina cita Luigino Bruni:

“Il lavoro inizia veramente quando andiamo oltre la lettera del contratto e mettiamo tutti noi stessi nel preparare un pranzo, avvitare un bullone, pulire un bagno o fare lezione in aula”.

“I lavoratori e i dirigenti di ogni impresa sanno, se sono bravi e onesti, che il lavoro è veramente tale e porta anche frutti di efficienza (ottimizzazione degli strumenti, n.d.r.) e efficacia (risultati, n.d.r.), quando esprime un’eccedenza rispetto al contratto ed al dovuto … Infatti, soprattutto nelle moderne organizzazioni complesse, se il lavoratore non dona liberamente le sue passioni, la sua intelligenza, le sue motivazioni intrinseche (se non è motivato, n.d.r.) nessuno controllo o sanzione può riuscire ad ottenere da quel lavoratore il meglio di sé che poi diventa fattore competitivo essenziale per il successo dell’impresa. Il vero successo dell’impresa dipende dal capitale umano, dalle persone e dalla loro intelligenza e creatività che fanno crescere l’azienda e producono ricchezza …”

“Purtroppo spesso la creatività e l’originalità di ogni lavoratore (e la sua dignità, n.d.r.) non vengono riconosciute … dal che nasce il rifiuto del lavoro considerato quasi esclusivamente faticoso e molesto mezzo di sopravvivenza”.

Marcello cita poi anche Paul Ricoeur, uno dei maggiori filosofi contemporanei:

“La maggior parte degli uomini manca certamente di giustizia, indubbiamente di amore, ma ancor più di significato. L’insignificanza del lavoro, del piacere, della sessualità: ecco i problemi di oggi”.

Dai, rileggete il mio post del 13 gennaio …