LE QUATTRO STAGIONI (DEL TRENTINO)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Febbraio, 2012 @ 7:33 am

Detto altrimenti: musica? Poesia? o entrambe … reduce da un concerto, mi è venuta un’idea: ho radunato quattro mie poesie … ed ecco che Vi presento le mie “Quattro stagioni” (del Trentino)

Via Grazioli, d'un tempo ...

Primavera a Trento:
“Novecento in Via Grazioli”

Cuscini di alberi in fiore
circondano vecchi disegni
edere di stucchi
che la terra germoglia
a cingere antiche mura
e scale sbrecciate
a passeggio in giardini di ghiaia.
Nobili dame
ingioiellate di ferro battuto
imposte di legno
guardano salire la via
che hanno solcato
nei prati del tempo
difese ed amate
da chi vuole che vivano
serene
il futuro dei loro ricordi.

Estate in Val di Non:
“Anaunia”

T’adorna corona di monti
tu stessa diadema regale
a smeraldi lacustri
di verde.
Ti apri allo sguardo
che insegue
i gonfi altipiani
ondeggianti
qual giovane petto al respiro
plasmati da un vento
che scala le cime
e si perde.
La mente che t’ama
curiosa
più attenta ti scruta e profonda
ov’acque percorron segrete
le nobili rughe
che segnan l’altero tuo viso
di antico lignaggio
e indagan
leggendo il passato
tuo storico viaggio.
Tu, ramnus, romano,
tu uomo del fiume,
pagano,
or’altro è il Dio che onori
ma l’acqua è la stessa che bevi
del cervo
sacrifica preda
di Principi Vescovi e di Senatori.
Risuonan le selve
di ferri e armature
latine
che scuotono i passi
per le aspre montane
tratture.
E senti vibrare le note
di orda cruenta
le grida di donna
che arman lo sposo
a difender le messi
il figlio che piange
furor di Tirolo
equestre rimbombo
sul suolo operoso
che viene a predare

Castel Cles

ma inerme
di fronte ai castelli
s’infrange.
Munifica rocca di luce
saluto lo spazio
che scende
dal Tempio maestoso del Brenta
e dopo che t’ha generato
dall’alto di crine boscoso
cascata di pietra
a Sponda Atesina conduce.

Autunno in Brenta:
“Dolomiti la prima volta” (Verso il Crozzon di Brenta)

Uno "spigolo" di mille metri di quarto grado!

Si sale pian piano
con una seicento che sbuffa
fra nuvole stanche
sedute nei prati rossi di umori
e di foglie.
E sotto il maglione d’autunno
compare
dapprima ogni tanto
e quindi ogni poco
il bianco sparato di neve.
D’un tratto si apre
nel sole
una torre dorata
adagiata su coltri
di freddo vapore d’argento.
Il ricordo di Lei
profuma nei sogni nascosti
di un solitario turista
un po’ fuori stagione
che ha spalancato per caso
la porta di un camerino
e s’innamora alla vista
della Prima Donna
intenta a rifarsi il trucco
per lo spettacolo d’inverno.

L'Orsa, rocce scure, non coperte dalla neve, nella foto a destra degli alberi ("Fin che ghe l'Orsa su la Vigolana no te cavar la maglia de lana")

Inverno a Trento:
“L’orsa della Vigolana”

Pascoli bianchi
nutrono
fauci protese su fiocchi di neve
ferma a riposare al sole
prima di scavarsi la strada
verso le vene preziose del monte.
E vigile
tu
monti di sentinella
all’inverno che circonda di freddo
la bella città accovacciata ai tuoi piedi.
E quando di nuovo
il sentiero
ritorna a calcare il passo dell’uomo
ormai sgombro di neve
tu
schiva
scompari alla vista
e ti nascondi nel folto di pensieri
che invano
alzato lo sguardo
ti cercano attenti.

il futuro dei loro ricordi.