EUROPA SI/NO E IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2013 @ 8:50 am

Detto altrimenti: i padri fondatori dell’IDEA EUROPA pensavano che di dovesse iniziare con l’Europa Politica (Stati Uniti d’Europa) per poi riempirla di contenuti omogenei (sistema bancario e fiscale, del lavoro, etc.).(Post 1170)

Così non è stato, ed ora, di fronte alla lentezza ed alla difficoltà di “risalire la china” che deve portare agli Stati Uniti d’Europa, insorgono i difensori degli egoismi nazionali, gli antieuropeisti. Anche in casa nostra, ad iniziativa di un partito del nord, molto “lega … to” all’idea del ritorno ad una sorta di Età dei Comuni che a mio sommesso avviso proprio non reggerebbe all’urto dello tzunami di una globalizzazione sfrenata e quindi barbara.

Puoi anche essere bravo, ma se sei solo, sei anche competitivo?

Chiudersi all’Europa, tornare alla lira, tornare ad essere autoreferenziali? Tornare a dire che la nostra lira vale 100, anche se poi sul mercato internazionale varrebbe 50, per cui quando si andasse a pagare il petrolio o l’energia, ci accorgeremmo del reale valore della liretta …
Autoreferenzialità significherebbe mancanza di confronto, come se una barca a vela da regata di una certa “classe standard”, cioè un cosiddetto “monotipo” (io ne ho una, un FUN, di sette metri, l’unica di questo tipo esistente nel medio e alto Lago di Garda, e quindi parlo a ragion veduta!) fosse costretta e/o pretendesse di valutare la propria efficienza continuando a gareggiare contro se stessa, cercando cioè di migliorare via via i tempi conseguiti, ma – e questo è il punto – senza potersi confrontare con altre barche della stessa categoria!

Il nostro debito pubblico è troppo elevato e ci costa troppo, sottraendo finanza agli investimenti e all’occupazione. Stiamo cercando di raggiungere il pareggio e poi il surplus della gestione finanziaria per disporre di risorse da utilizzare alla riduzione del debito. Per fare ciò, si tagliano “costi” che spesso sono anche pensioni e stipendi. facendo così, diminuiscono i consumi e quindi la produzione e quindi etc. etc.. E’ il cane che si morde la coda … Nel complesso, una politica di passi troppo “tardi e lenti” per usare le parole del Petrarca: “Solo e pensoso i più deserti campi/vo’ misurando a passi tardi e lenti/e gli occhi porto per fuggire intenti/ove vestigia uman l’arena stampi”. Ugualmente “soli e pensosi” sarebbero i nostri governanti in un’Italia che non volesse nemmeno vedere le “orme” del cammino politico, economico e sociale degli altri stati.
Ma allora che fare? Propongo alcune azioni da mettere in atto contemporaneamente (della serie “a mali estremi, estremi rimedi”):

1) opera moralizzatrice nel senso della eliminazione di tutti i privilegi di tutte le caste e riduzione drastica dei costi della politica e della burocrazia della pubblica amministrazione. Fatto questo, si ha la necessaria credibilità ed autorevolezza per compiere gli interventi che seguono.
2) Riordino delle priorità di intervento, con sospensione delle grandi spese inutili (TAV, F35 in testa) e vera lotta alla frode-evasione-elusione  fiscale e valutaria.
3) Aggiornamento ed anche sostituzione dell’attuale modello di sviluppo, dalle grandi imprese e grandi opere all’economia diffusa, all’agricoltura, al turismo, ai beni culturali, archeologici e storici, all’energia pulita, alla prevenzione dei danni idrogeologici, etc..
4) Rescheduling del debito pubblico: per qualche anno si pagano solo interessi e non si restituisce il capitale. In parallelo, …
5) Emissioni di titoli del debito pubblico irredimibili, con tassi di rendimento leggermente superiori a quello dei titoli redimibili. Chi poi vuole smobilizzare il proprio investimento, lo fa in borsa.

Che ne dite? Siete d’accordo? Non siete d’accordo? No? Evvabbè … ma almeno datemi atto che io ci sto provando. Dice … ma chi sei tu per pretendere di avere le soluzioni a tutto? Io sono io. Non ho soluzioni, ma proposte di soluzioni. Idee, guai se cessassimo di averne. Confronto, guai se cessassimo di comunicare. Intelligenza, guai se cessassimo di cercare di esercitarla: “Cogito ergo sum”, e quindi se non penso, se non rifletto smetto di esistere come Cittadino. Resto solo un suddito.