ANTROPOLOGO – ANTROPOLOGIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2013 @ 2:46 pm

Detto altrimenti: L’antropologo, chi era costui? post 1243

Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. VIII :
“Era da poco calata la sera: in casa di don Abbondio regnava il silenzio. Don Abbondio, costretto a rimanere in casa per far credere a tutti che fosse veramente malato, stava sfogliando un libro e si era fermato leggendo il nome di un antico filosofo greco, Carneade, che gli era sconosciuto. “Carneade! Chi era costui?” ruminava tra sè don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l’imbasciata. “Carneade! questo nome mi par bene d’averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?”.

Carneade, chi era costui? Frase entrata ormai a far parte del lessico di molti di noi, per indicare un personaggio di cui proprio non si sa nulla. E l’antropologo, chi è costui? No, non è l’uomo primitivo che vive in un “antro” … no. L’antropologo è lo studioso di antropologia. Già, diranno alcuni, bravo merlo … e cos’è l’antropologia? Eccovi accontentati: antropologia, termine composto dal greco άνθρωπος ànthropos = “uomo” e dal suffisso – λόγος, lògos = “parola, discorso”: trattasi di disciplina che studia l’essere umano sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, morfologico, psico-evolutivo, artistico-espressivo, filosofico-religioso e in genere dal punto di vista dei suoi vari comportamenti all’interno di una società.

All’interno di una società, appunto, Questo è l’aspetto che maggiormente mi interessa.

Ma noi Italiani, “antropologicamente”, come ci rapportiamo con il “nostro” Comune, con il “nostro” Paese? La verità? Eccola: purtroppo ancora oggi il pubblico non si sente parte del pubblico. Ovvero: il pubblico dei cittadini non si sente parte della propria Società, bensì al massimo, si interpreta come interlocutore della Società. Interlocutore che paga le tasse, che le evade, che contribuisce alla sua crescita, che la sfrutta, che la ignora. Assai raramente come un soggetto che la interpreta come “cosa propria”. Se domandate a costoro cosa sia il settore pubblico, potranno rispondervi: ”Tutto ciò che è al di fuori del mio privato”. E invece no.  Il Comune siamo noi, lo Stato siamo noi, tutti noi, ciascuno di noi.

Già una persona aveva proferito la frase L’état, c’est moi, e cioè Luigi XIV , il re francese famoso per aver instaurato una Monarchia Assoluta. Ma noi, al contrario, adottando ognuno questa frase, vogliamo instaurare una Democrazia Assoluta, proprio perché l’affermazione dovrebbe rispecchiare il modo di essere e di interpretarsi di ognuno di noi, di tutti noi.

Pensate un po’ … se operassimo questa trasformazione antropologica … se ognuno di noi sentisse il Paese come parte di se stesso …allora probabilmente scomparirebbe l’assenteismo elettorale, insorgerebbe in noi la giusta indignazione di fronte a chi – nei confronti dello Stato, cioè nostri, – commette furti o, quando va “bene”, si rende responsabile di costose omissioni

Ecco, a mio avviso il Problema Antropologico viene ancor prima del Problema Morale, che a sua volta viene ancor prima del Problema del Lavoro, che a sua volta …  etc. etc