SPA PUBBLICHE, PRIVATE O MISTE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Gennaio, 2014 @ 8:07 am

Detto altrimenti: si fa presto a porre il problema in questo modo semplicistico … (post 1308)

N.B.: tanti post fa scrissi e pubblicai una serie di post in merito al libro di Gaetano Salvemini sulle origini del fascismo in Italia. Ecco, anche questo è un “post a puntate” nel senso che l’argomento svolto NON si esaurisce con questo post, bensì sarà oggetto di una succesiva serie di post.

Prima puntata

Recentemente (17 gennaio 2014, Rovereto) ho partecipato ad un convegno di politica economica. Un rappresentante di una associazione imprenditoriale privata ha dichiarato: “Il Pubblico faccia il pubblico, lasci stare le Spa, quelle sono di competenza dei privati”, alludendo alla proliferazione delle Spa pubbliche. Già il termine utilizzato, “proliferazione”, lascia intendere un degenerazione del sistema, un gigantismo del fenomeno che – come tale – presenta due elementi negativi: l’ “invasione di campo” (privato) da parte del soggetto pubblico, e l’ “invasione” dello stesso settore pubblico (strutture interne alla pubblica amministrazione) da parte di entità dalla stessa generate ma che poi rischiano di sostituirsi alla propria genitrice.

Ma, scialla, raga, calma … ragazzi, distinguiamo fra il “sistema” e la “degenerazione del sistema”. E’ chiaro che ogni “degenerazione” di qualsiasi sistema vada curata e corretta. Tuttavia ciò con significa che il sistema sia sbagliato: se una persona è malata, la si cura, non la si elimina.

Ricordiamo. Dalla grande cisi del ’29 gli USA uscirono grazie ai piani statali (new deal, politica industriale pubblica, v. mio post dell’ 8 febbraio 2013). Dopoguerra italiano: non ci dimentichiamo il grande meccanismo di investimenti diretti ed indotti messo in modo dall’IRI …

Il privato oggi (fino ad oggi) ha inteso che computo della Spa fosse quello di “massimizzare l’utile” in un sistema di mercato libero, anzi, liberissimo. Orbene, se il comunismo ha impiegato cento anni a mostrare i propri limiti, il capitalismo puro c’è riuscito in un decennio. E allora? Allora in medio stat virtus. Mi spiego. Alla base dei miei ragionamenti stanno alcuni punti. Infatti a mio sommesso avviso occorre che si chiarisca (e si accetti) quanto segue:

1. che oggi l’obiettivo di una Spa è cambiato: non è più quello di massimizzare l’utile economico, bensì di far crescere le Persone che vi lavorano e la Società al cui interno la Spa opera;

 2. che un servizio pubblico può ben essere gestito da una Spa, in quanto essa NON ha i vincoli gestionali della pubblica amministrazione, ed HA le competenze e le metodologie gestionali e decisionali tipiche di una entità non solo efficiente ma soprattutto efficace, e cioè mirata al raggiungimento di un risultato (non necessariamente in termini di utile economico, vedi dopo, n.d.r.);

 3. che una Spa (che ha concessioni e fa investimenti pluriennali) ha correttamente una programmazione pluriennale (aggiornata di anno in anno) che va ben al di là delle scadenze politiche elettorali di breve -brevissimo termine di una qualsiasi amministrazione pubblica;

 4. che i fattori della produzione non sono due (capitale e lavoro), bensì tre: motivazione del personale, capitale e lavoro;

 5. che si adegui e completi la legge (codice civile) che regola le Spa miste (pubblico-private) e pubbliche;

 6. che in assenza di ciò, l’azionista pubblico si comporti come se tale legislazione fosse già adeguata;

 7. che le Spa miste e pubbliche, o almeno alcune di esse, siano successivamente privatizzate;

 8. che la privatizzazione sia all’inglese, lingua nella quale “privatizzare” si traduce con ”to go public”, cioè “apertura del capitale al pubblico dei cittadini” e non all’azionista privato di turno;

9. che è più “privatizzata” una Spa appartenete a tanti enti pubblici , di una Spa apparenente ad un solo privato o a pochi privati

 10. che le pubbliche amministrazioni azioniste delle Spa si dotino di un Assessore alle Spa dotato della “cultura delle Spa” Per fare due esempi: 1) che sappia distinguere fra elementi patrimoniali, economici e finanziari; 2) che sappia che l’ordine giusto dell’agire di una Spa è a) piano strategico pluriennale; b) piano annuale o budget; c) piano finanziario (e non viceversa!). Cioè, che sia in grado in grado di dialogare con la stessa “lingua” delle SpA ed abbia il potere di decidere in merito alla loro gestione;

 11. che si abbia chiaro che una Spa concessionaria che fa investimenti possa dedurli dal canone di concessione eventualmente stabilito;

 12. che l’obiettivo di una Spa pubblica (o mista) dovrebbe essere il risultato economico vicino allo zero, per destinare invece ogni surplus agli investimenti ed al miglioramento del servizio:

13. che le Spa pubbliche o miste non siano necessariamente di “un solo” ente pubblico ed operino solo sul territorio di quell’ente, bensì siano di proprietà pubblica plurima  ed operino su aree funzionali omogenee “anche se” intercomunali, interprovinciali, interregionali, interstatali;

Fine. Per ora. Il resto alla prossima puntata (nel frattempo … su quanto sopra, concordate? 1) Si? Molto bene!  2) No? Discutiamone!)