HAMAS E ISRAELE, DUE PAROLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Agosto, 2014 @ 2:49 pm

Detto altrimenti: “Le parole sono pietre” scriveva Don Lorenzo Milani … (post 1617)

… e non solo pietre, mi permetto di aggiungere io. Infatti, in questo caso, anche razzi e soprattutto bombe, cannonate, disperazione, stragi di innocenti …

(quanto segue, da “Narcolessico”)

 Inizia

 israel-palestine[2]Hamas non è un’organizzazione paramilitare di stampo religioso.

Hamas è anche questo, certo. Ma non lo è anzitutto. E non lo è, certamente, per noi.

 Per noi Hamas è soprattutto una parola, una di quelle parole dal suono magico, dal potere evocativo, il nome del cattivo, l’eco della Shari’a, il verso dell’orco. La sua sola emissione presentifica una bolla indivisa cui ascrivere tutto il male possibile, perché tutto il male possibile inferto ai Palestinesi ne risulti – di riflesso – giustificato, corrisposto in qualche modo dall’abiezione della vittima, inaderente a qualunque responsabilità, giacché mai si è responsabili delle sventure che occorrono all’orco. Perché dal nostro punto di vista non si tratta di sventure e di un orco, a ben vedere, tutto interesserà fuorché il suo punto di vista.

Un’organizzazione paramilitare può avere un punto di vista. Un orco no.

 Israele, d’altro canto, non è uno Stato sovrano.

Israele è anche questo, certo. Ma non lo è anzitutto. E non lo è, certamente, per noi.

 Per noi Israele è soprattutto una parola, una di quelle parole dal suono magico, dal potere evocativo, il nome del buono, l’eco della Shoah, la voce dell’eroe. La sua sola emissione presentifica una bolla indivisa cui ascrivere tutto il bene possibile, perché tutto il male che ne deriva ne risulti – di riflesso – contagiato, volto al bene dalla santità del carnefice, adeso alla nostra empatia, giacché sempre si vibra di quello stesso sacrosanto gesto vibrato dal braccio dell’eroe. Perché dal nostro punto di vista si tratta proprio di un gesto sacrosanto e di un eroe, a ben vedere, tutto interesserà fuorché la violenza e il sangue che quel gesto, a fin di bene, comporta.

Uno Stato Sovrano può avere delle colpe. Un eroe no.

 Ecco perché non vogliamo chiederci cosa mai penseremmo di quanto accade ai Palestinesi se accadesse, che so, ai Portoghesi, ai Greci o agli Olandesi. Se accadesse, che so, agli Israeliani.

Perché l’orco è sempre lo stesso. Perché l’eroe è sempre lo stesso. Perché qualunque altro scenario è rubricato alla voce carnevale, e non è più serio né degno d’attenzione.

Perché nel mondo delle fiabe certe cose sono scritte e dette una volta per tutte e come sanno tutti i bambini si rileggono ogni sera nello stesso modo.

Il nostro immaginario impresso nella loro carne, sottratto a qualunque traduzione.

 Finisce