SIAMO UOMINI O CAPORALI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Novembre, 2014 @ 3:51 pm

 

Detto altrimenti , oggi: siamo cittadini o sudditi?     (post 1728 – Si vedano i miei precedenti post in data 20 giugno, 30 luglio e 8 ottobre 2o14)

 (Lo so … lo so … i due binomi “uomini-caporali” e “cittadini-sudditi” non sono esattamente assimilabili (però, chevvolete, mi è venuta così): infatti, nel primo si contrappongono persone dabbene a persone malvagie (come i caporali del film, non certo quelli veri, per carità!). Nel secondo caso persone dabbene a persone dabbene.

Fra tutti coloro che sulla base delle note in calce avranno individuato con esattezza i soggetti ed i luoghi della favola narrata, sarà estratta una tessera elettronica a scalare per usufruire della sosta cittadina, del valore di €30,00).               

Ciò detto, vi racconto la favola – indovinello

Inizia

“C’era una volta, in un bel quartiere cittadino residenziale ai confini della città (1) nel quale non si trovavano esercizi commerciali se non un piccolo bar né vi erano pubblici uffici, un bellissimo viale alberato (2) lungo un bel fiume urbano (3) la cui sosta era tutta blu a pagamento, in fondo alla quale vi erano quindici stalli auto bianchi, a sosta libera. Essi venivano utilizzati dal personale di servizio degli abitanti, dai loro parenti in visita o dalle badanti che si recavano ad assistere gli anziani ivi residenti o che – con l’auto – accompagnavano in quella zona altri anziani – non così abbienti da abitare in quel bel viale – per farli passeggiare  sotto quelle piante a fianco del bel fiume.

WP_20140619_001-168x300[1]Un bel giorno, anzi, un brutto giorno, i cittadini videro che alcuni operai stavano collocando cartelli e divieti di sosta, ad indicare che non solo quei posti auto, ma che quell’intera parte della strada era privata, ovvero era di una società idroelettrica pubblica (4), e che pertanto ne era interdetto l’uso da parte della popolazione. Tutti si stupirono, perché strada e posti auto erano stati lasciati alla libera fruizione della popolazione per decenni, e quindi vedere una simile “rivoluzione” senza alcun cenno di spiegazione, parve loro un sopruso, dovuto se non altro, alla assoluta mancanza di informazione  di comunicazione.

Una di quelle persone (5) intese far chiarezza (della serie: “la città è anche mia”) ed opporsi a quel modo di operare top-down  e scrisse alla stampa ed allo stesso assessore “competente” (6). La risposta che ricevette fu efficiente ma non efficace: infatti gli fu spiegato, dalla società che quell’area era da sempre di proprietà di quelle società; dal Comune, che l’assessore comunale stava “studiando il caso”.

La nostra persona rispose all’assessore “competente” che la legge prevedeva che a fronte di tot stalli blu ve ne dovesse essere una certa percentuale di “bianchi” e che il Comune, con il suo comportamento, aveva per decenni dimostrato che la percentuale “bianca” da esso stesso valutata necessaria ed idonea, era quella prima usufruibile. Quindi se ne sarebbe dovuto dedurre che il Comune avrebbe dovuto rimpiazzare gli stalli improvvisamente “dipinti di blu” (anzi, di giallo, proprietà privata!) con la sbianchettatura di un ugual numero di suoi (suoi del Comune) stalli blu.

WP_20140624_001-300x168[1]Dopo mesi di silenzio e successive insistenze anche scritte da parte del citato cittadino, l’assessore rispose che “entro breve sarebbero stati messi a disposizione dl pubblico un certo numero di stalli bianchi a disco orario”. Il cittadino protestò perché avrebbe voluto il ripristino, nelle adiacenti aree comunali con stalli blu a pagamento, di un ugual numero di stalli bianchi non a disco orario. Se non altro, ormai, per una questione di principio.

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th4[1]Passarono alcuni mesi. Non successe nulla. L’interessato cercò quanto meno di capire quale avrebbe potuto essere stato ragionamento del Comune, il quale era azionista indiretto di quella società pubblica che trasformala l’acqua in energia elettrica. Infatti la società stava andando benissimo: e ciò grazie alle cospicue piogge dell’estate, che avevano incrementato la produzione di energia idroelettrica del 40%, per cui essa avrebbe potuto distribuire dividenti ben maggiori del mancato rendimento derivante dalla eliminazione della tariffazione oraria sugli stalli blu di cui l’interessato reclamava la “sbianchettatura”. Ma evidentemente non era così. Forse, si disse l’interessato, quelle somme erano state attribuite come premio di rendimento agli amministratori ed alla dirigenza della società per aver essi danzato una  efficace  danza della pioggia.

Alla fine l’interessato decise: avrebbe scritto ancora una volta alla stampa locale, dopo avere inviato al citato assessore copia della presente favola.

O mùzos delòi oti (diceva tale Esopo), la favola insegna che talvolta gli amministratori pubblici non si sentono incaricati dai cittadini di gestire la loro (loro dei cittadini) città, ma incaricati dalla politica di gestire i cittadini come sudditi”.

Finisce

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Note da utilizzare per la partecipazione al concorso a premi:

  1. capoluogo di provincia di una regione con due capoluoghi, di cui l’altro è Bolzano
  2. viale intitolato ad una grande città di mare italiana al confine con la Slovenia
  3. fiume che scende dalla Valle dei Mocheni
  4. società avente nel nome quello dei monti tipici della regione e del precedente monopolista idroelettrico pubblico
  5. un blogger …
  6. iniziali del suo nome e cognome: “M. M.”
  7. quello cittadino con competenze sull’ambiente e sulla mobilitÃ