HISTORIA MAGISTRA VITAE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2014 @ 4:17 pm

Detto altrimenti: ovvero, andiamo tutti a lezione di storia dalla Storia, e cerchiamo di stare attenti alle sue lezioni!      (post 1737)

(in grassetto rosso  le parti anche oggi attuali, quelle che ci devono/possono far pensare alla nostra politica odierna)

thE8GWCD0JGrecia. 411 avanti Cristo. A seguito della disastrosa sconfitta militare dei Greci nella guerra portata da Pericle contro Siracusa, in Atene cambia il clima politico. Infatti, i nemici della democrazia, sia pure di una democrazia ridotta da Pericle ad un logos, una parola vuota, si organizzano e i loro circoli oligarchici prendono forza. Se prima a parlare era il demos (popolo) e loro prudentemente tacevano, ora accade il contrario. E chi parla contro i “circoli” viene trovato morto ammazzato. Ovvero: si cavalca il malcontento del popolo per … soggiogare il popolo stesso.

I “circolI” iniziano affermando che solo chi porta le armi ha diritto ad uno stipendio; che l’accesso alla politica deve essere limitato a 5.000 persone. Cose che “prima” sarebbero state considerate al pari di una bestemmia. Nessuno si oppone, soprattutto per paura. Il popolo “non prende la parola” e gli oligarchi vanno al potere con mezzi democratici. Il silenzio del demo provoca uno svuotamento dei contenuti della democrazia: infatti, l’Assemblea popolare (oggi il Parlamento) e il Consiglio (oggi il Consiglio dei Ministri) continuano a riunirsi ma deliberano solo ciò che è di fatto preventivamente approvato dai “circoli oligarchici”.

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Luciano Canfora

Passano quattro mesi. Subentra una seconda catastrofe militare: L’Eubea è conquistata da Sparta. Inoltre Atene perde il controllo dell’isola di Samo e della sua flotta in mano a chi vuole restaurare il demos. Il regime degli oligarchi è dilaniato da lotte interne nel senso che ciascun oligarca intende prevalere sui colleghi.

Testimonia tutto ciò Tucidide, il cui personale percorso politico in successione è il seguente: democrazia; democrazia logos, ovvero periclea; oligarchia; monarchia; governo dei filosofi reggitori.

Insomma, del triunvirato dei tre principali oligarchi, uno (Frinico) viene ucciso. Un altro (Teramene) viene accusato da un collega (Antifonte) di alto tradimento perchè si era recato a Sparta a cercare di patteggiare la fine della guerra.

Antifonte aveva il dominio della parola e la forza del ragionamento (“non basta la bravura, occorre anche quel tanto di demagogia che è indissolubile dal consenso”).

Dalle trame ateniesi merge che era tipico dei gruppi politici del tempo di essere organizzati su tre livelli, tre cerchi concentrici: le decisioni più importanti discusse e assunte solo al centro e via via, sino alle decisioni operative. Seneca descrive ciò con poche parole: “Alios in secretum recipere, alios cum pluribus, alios universos”.

Alcibiade, sconfitto a Siracusa, in esilio, viene condannato in contumacia. Esule, diventa consulente militare degli Spartani che anche per questo motivo diventano sempre più pericolosi. In Atene il maggiore pericolo rafforza il potere degli oligarchi. Successivamente Alcibiade entra in contrasto con gli Spartani e si rifugia presso il satrapo persiano Tissaferne e si unisce alla flotta “democratica” di Samo.

th[4]Nel frattempo in Atene gli oligarchi cadono e invocano il riorno di Alcibiade, il quale però rientra solo dopo avere riportato nuove vittorie navali, nel 408. L’Assemblea lo riabilita e gli conferisce i pieni poteri straordinari. Egli allestisce altre 100 triremi ed arma altri 500 opliti. La flotta di Samo rientra in Atene. Alcibiade è visto come colui che può restaurare l’antica potenza ateniese. Il popolino chiede ad Alcibiade di assumere la “tirannide” perché si sente tradito dalla democrazia “logos”, ovvero tradito dalla pseudo-democrazia periclea. Non c’è più fiducia nella politica democratica. Il popolo invoca una tirannide: “Visto che noi non si conta nulla, tanto vale che almeno ci sia chi mette ordine e assume decisioni …”

L’ “altra politica” inizia a temere Alcibiade e lo rimanda per mare e alla prima sconfitta (Notion) ha l’occasione per farlo uscire di scena. Alcibiade non aveva osato proclamarsi tiranno, optando per il “sistema pericleo” di farsi rieleggere anno per anno. Ciò gli costò la carriera politica.

Nel frattempo la flotta ateniese vince (quella spartana) alle isole Arginuse, ma una tempesta impedisce ai comandanti di raccogliere i naufraghi. Per il reato di mancato soccorso in mare vengono processati e condannati a morte. Solo un certo Socrate si oppose e rischiò il linciaggio.

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La storia continua. Per oggi mi fermo qui invitando le lettrici e di lettori a riflettere sulle parti in grassetto: vi paiono esse “potenzialmente attuali”?