INCONTRI – 24) FABIO PIPINATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Novembre, 2014 @ 2:23 pm

Riprendo il post oggi, 26 novembre, subito dopo la conferenza stampa sui due premi ricevuti dai due progetti a sud e a nord del monte Kenja (vedi in coda a questo stesso post)

Detto altrimenti: Trentino, dal Trentino per l’Africa  (post 1762)

La Persona mi incuriosiva. Anzi, mi interessa. Un poco schiva ma piena di contenuti. Infatti, amiche lettrici e amici lettori dei miei post, almeno questo me lo riconoscerete … e cioè che sono circondato – bontà e merito loro, non di certo mio! – da Persone di valore (la lettera “P” maiuscola non è utilizzata a caso).

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Fabio Pipinato

Fabio, nato a … etc.?

Sono del ’63, nato a Padova “ma” (si dice così, vero?) residente a Trento da molti anni; “ma” sposato con una Trentina, Paola Martinelli. Fra le altre cose – per inciso – sono stato il fidioterapista del tuo carissimo e purtroppo compianto amico Ruggero Polito …

Ruggero, una mancanza incolmabile … ma veniamo a noi. Di cos’altro ti occupi?

Dall’età di venti anni, di cooperazione internazionale. Ho iniziato nella Repubblica Centroafricana dove ho conosciuto la mia  futura moglie. Insieme ci siamo trasferiti in Ruanda …

Ruanda? In che periodo … mica al tempo della strage dei Tutzi ad opera degli Hutu (di cui alla terribile rappresentazione del film Hotel Ruanda, n.d.r)?

E invece si, proprio negli anni ’93 – ’94. La strage è del ’94: un milione di trucidati. Mia moglie ha poi testimoniato e raccontato quanto si è vissuto in quel tremendo periodo al regista del film Terry George, compreso il salvataggio di alcuni cani domestici europei prima che di alcuni bambini Tutsi, poi salvati da noi.

Terribile … potremo parlarne e scriverne in altra specifica occasione. Altre tappe del tuo percorso?

Il Premio Nobel Wangari Maathai

Il Premio Nobel per la pace  Wangari Maathai

Dal 2001 al 2004, sempre con ONG, in Kenya. Paola si è occupata di un  progetto sanitario; io della forestazione e soprattutto della deforestazione. A quest’ultimo riguardo, nel 2001 testimonial del mio progetto è stata la Dottoressa Wangari Maathai, la quale nel 2004 ha ricevuto, prima donna in assoluto, il premio Nobel per la pace. La Maathai conosceva molto del Trentino, delle sue foreste, del suo Corpo di Guardie Forestali, della nostra “Festa dell’albero” etc.. Ora, poiché il paese era uscito da una dittatura che aveva deforestato per vendere il legname alle multinazionali, lei si poneva l’obiettivo opposto e mi chiese un progetto nel settore.

E la tua risposta fu …

Creai il progetto “Tree is life”, albero è vita per deforestare di meno. Esso fu finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento (Governatore Lorenzo Dellai). In questo ambito, nacque prima il progetto e poi la realizzazione della “stufa incubatrice”.

Di che si tratta?

th[9]Di una stufa per cucinare, scaldarsi e covare le uova, di prossimo adattamento quale incubatrice o per neonati prematuri, la quale consuma meno legna e produce meno fumo. Il progetto è sostenuto da IPSIA – Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI del Trentino e dalla Fondazione Fontana, una ONLUS di Padova con sede anche a Trento e finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento.

 La stufa ha vinto in Kenya il Green Innovation Award (premio per l’innovazione verde). E’ stata la “first lady” del Kenya Ms. Margaret Kenyatta a consegnare il premio nelle mani del direttore del progetto “Tree is Life” Thomas Gichuru che ha costruito di persona le prime stufe a olle copiando quelle che scaldano le case delle Alpi italiane.

Invitata ad un expò delle Nazioni Unite sarà presentata in Italia in un convegno che avrà luogo in Vaticano il prossimo 4 dicembre, alla presenza di Papa Francesco.

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Lo staff trentino di Fabio: da sinistra, Andrea Lepore, Elisabetta Gardumi, Marinella Seidita, Gigi Moser, Gianni Ferrari, Marta Fontanari

La motivazione del premio è che si tratta di un’innovazione semplice come l’uovo di colombo. In molte famiglie di contadini kenioti sono state allestite nuove stufe in terra cotta con all’interno pietre refrattarie per il risparmio energetico. Esse sono costruite su di una intelaiatura di legno e rivestite di fango e terra rossa, la terra rossa dell’Africa ricca di ferro la quale trattiene e trasmette molto bene il calore. Costo unitario, al massimo €20,00 il che rappresenta una cifra comunque elevata per i kenioti ma infima per le industrie occidentali che non sono interessate ad un business così “povero” il quale – quindi – non rsischia di essere da loro monopolizzato e strumentalizzato.

  • Le stufe permettono di risparmiare più di un terzo della legna delle normali cucine.
  • Inoltre tolgono gran parte del fumo dalle cucine delle povere baracche africane: via il fumo e via anche le conseguenti malattie respiratorie.
  • Inoltre, l’aver alzato i fuochi dal pavimento salva la schiena a chi cucina in quanto era prima costretto a sollevare pentole da terra; altra cosa è sollevarle da 60-70 cm da terra.
  • Ma vi è un ulteriore vantaggio: infatti queste stufe, nelle quali l’alimentazione della legna avviene fa una fessura orizzontale posizionata nella parte superiore/anteriore della piccola struttura, presentano, a livello pavimento, la cavità tipica delle stufe a olle costruite nelle nostre montagne. Qui sotto vengono deposte le uova da cova al posto della legna da seccare o delle scarpe da asciugare: le uova si schiudono ed i piccoli pulcini possono trovare del mangime in un ambiente estremamente pulito, caldo, secco e buio, senza l’oltraggio di un lampada accecante come nelle nostre incubatrici industriali. Ad onor del vero a mettere per la prima volta le uova sotto la stufa non è stato un centro studi ma – casualmente e per errore – un bambino keniota!
1) Incubatrice - 2) Recinto interno - 3) Recinto esterno - 4) Alimentazione combustibile - 5) Fornelli - 6) Parete della capanna

1) Incubatrice – 2) Recinto interno – 3) Recinto esterno – 4) Alimentazione combustibile – 5) Fornelli – 6) Parete della capanna

La cavità ove si schiudono le uova viene tenuta quasi quotidianamente pulita dal contadino per prevenire malattie per i neo nati pulcini. In questa cavità i pulcini rimangono la prima settimana di vita. Viene loro dato sia mangime adeguato che acqua. La stufa, poi, comunica con un piccolo recinto protetto delle dimensioni della stufa stessa. Qui vi si crea  la temperatura essendo detto recinto-gabbia all’interno dell’abitazione e contigua alla stufa. I pulcini possono quindi crescere indisturbati ed al sicuro. Escono dalla cavità per passare al primo recinto a partire dalla seconda settimana di vita e con il passare dei giorni si allontanano sempre più dalla stufa prendendo confidenza con il nuovo ambiente protetto.

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Modello con alimentazione separata

Questo primo recinto con rete a maglia stretta interno alla casa ed adiacente la cucina è possibile solo in Africa e non certo in Europa ove le diverse legislazioni ne vieterebbero l’allevamento per motivi di igiene, sicurezza, etc.. Trattandosi spesso di abitazioni-baracca, tramite una fessura sulla parete in legno il primo recinto è collegato ad un secondo recinto, esterno alla capanna, ove i piccoli polli possono tentare lo sbalzo di temperatura e di umidità. Questo secondo recinto ha una rete di ferro anche a pavimento onde evitare incursioni di animali predatori. Il raccordo tra queste tre semplici unità: sottoforno, recinto interno e recinto esterno con relativa gradazione di temperatura costituiscono l’innovazione che ha permesso allo staff di Tree is Life in Kenya di vincere il Green Innovation Award. Trattasi di una modalità molto semplice di allevamento ma, nel contempo, molto efficace. Ora si sta differenziando anche con quaglie ed altri uccelli da cova.

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I tempi; 10 gg sotto la stufa, un mese nel primo scomparto; un mese nel secondo; poi nel cortile; poi “sopra” la stufa (in pentola!)

Con questa modalità si viene a risparmiare un terzo di legna dentro la stufa; due terzi di fumo dentro la cucina con il vantaggio di avere, nel contempo, un terzo di pollame / carne bianca in più da mettere un domani “sopra” la stufa. Le galline nate in queste condizioni protette sono di gran lunga più forti e sane delle loro coetanee che nascono liberamente nei cortili delle baracche africane e che inoltre spesso diventano facile preda di altri animali. Infatti esse crescono sotto l’occhio del fattore, della massaia che si accorgono subito se una è malata o è debilitata. In cucina, inoltre, cadono sulla gabbia gli avanzi alimentari abituando i pulcini a cibo diversificato.

Trattasi di un allevamento che si realizza a bassissimo costo e senza la necessità di corrente elettrica per cui è accessibile ai più. In tutta l’Africa v’è una capanna, una cucina ed un focolare. Basta alzare il focolare sfruttando il calore sia verso l’alto per cucinare le pietanze e sia verso il basso per la cova delle uova.

Le famiglie che hanno sperimentato la “stufa che cova” hanno avuto un’addizionale di reddito di un quarto di stipendio circa. Un uovo da cova, infatti, costa meno di un euro (0,90 Kshs). Se un contadino acquista un uovo potrà rivendere il pulcino dopo un mese a 2,5 euro. L’utile netto, tolte le spese di mangime ed ammortamento stufa, è di 1 euro per pulcino. Moltiplichiamo il tutto per 50, tante quante le uova che stanno sotto una stufa domestica, e vedremo che l’utile per il contadino sarà di 50 euro al mese. Non male, in quanto il reddito medio delle famiglie contadine che vivono per lo più di autoproduzione è di 150 euro al mese. E, grazie alla stufa, passerebbero subito a 200 euro al mese.

Premiate dalla FAO

Premiate dalla FAO

Sono soprattutto le donne africane, costrette quotidianamente a percorrere diversi chilometri a piedi per procurare legna per preparare il pranzo ad aver apprezzato questo progetto.  Esse infatti non cucinano più curve ed in ambienti molto fumosi. E non è un caso che il progetto sia stato apprezzato dal Governo del Kenya, dal Vaticano e da UNwomen delle Nazioni Unite per le donne) ed esposto nel mese di ottobre presso un expò internazionale a Nairobi.

Il 4 dicembre prossimo il progetto verrà presentato a Roma, in Vaticano, nell’ambito di un convegno sull’economia domestica all’interno di un momento promosso dalla FOCSIV – Federazione Organizzazioni Cristiane Servizio Internazionale Volontario che vedrà Papa Francesco parlare di cooperazione internazionale ed economia domestica.

Incredibile! Multa paucis … grandi risultati con investimenti minimi. E quante stufe sono state realizzate sino ad oggi?

 Ne sono in funzione circa 3.000, tutte autocostruite.

 Fabio, questo progetto ti sta assorbendo molto … oppure hai qualche altra sorpresa per “sorprendeci”?

Be’ … visto che me lo chiedi … mercoledì prossimo 26 novembre 2014 alle ore 11,00 presso la sede ACLI di Via Roma a Trento, al IV piano sui terrà una conferenza stampa per illustrare un altro mio progetto, realizzato a nord del monte Kenia (le stufe sono state create a sud della montagna): Un progetto per la realizzazione e conservazione di marmellate, premiato proprio questo mese dalla FAO e dal Governo del Kenia come il “miglior progetto agroalimentare dell’anno”.

Fabio, ma tu … che passaporto hai?

Ne ho due: italiano e keniota

Ma ti senti cittadino di …

Del mondo.

Grazie, Fabio. Ho finito. Da blogger dico che questa intervista arricchisce e nobilita molto il mio blog: e te ne ringrazio. Da persona … spero che molti la leggano perché si tratta di una testimonianza arricchente e che  stimola tutti noi a fare di più per gli Altri: e te ne ringrazio.

A seguito della conferenza stampa del 26.11.2014

IMG_2546Presso la sede Acli, Via Roma 57, ore 11,00, quarto piano. Presenti per il Comune Andrea Robol, per la Provincia Autonoma di Trento Luciano Rocchetti, sono stati presentati alla stampa i due progetti premiati: il forno di cui sopra (realizzato a sud del monte Kenja ad oggi in 3.000 esemplari) e il progetto premiato dalla FAO come il “miglior progetto di trasformazione agroalimentare”.

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Rispetto a quanto già detto, del primo progetto aggiungo:

  • IMG_2537i forni sono facilmente deteriorabili ma altrettanto facilmente manutenzionabili  a mano;
  • Il bambino che per primo – sia pure involontariamente – ha utilizzato i forno come incubatrici si chiama Kamau;
  • Il 4 dicembre p.v., dopo la presentazione a Papa Francesco, alle ore 15,00 a Roma si terrà un Convegno presieduto dal Vice Ministro Andrea Olivero, già Presidente Nazionale Acli;
  • la deforestazione per uso riscaldamento e cucina aumenta molto di più di quella per usi industriali;
  • il modellino qui a fianco è stato realizzato da Gianni Gecele.
Gianni Gecele

Gianni Gecele

Rispetto al secondo progetto:

  • a lavorarvi sono le sole donne (l’uomo non lavora!);
  • il processo produttivo arriva fino al confezionamento;
  • i prodotti (marmellate, tè, carcadè, camomilla, etc.) alimentano la catena Mandacarù – commercio equo e solidale;
  • il premio FAO ricevuto non è accompagnato da denaro (come il primo progetto di cui sopra) ma abilita all0accesso ai bandi FAO.

I rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni hanno espresso i complimenti ad IPSIA e ai realizzatori delle due iniziative premiate, evidenziando come

  • buone idee
  • capacità di mettersi in rete
  • capacità di informare e comunicare
  • capacità di realizzare multa paucis

possano sortire grandi risultati che fra l’altro contribuiscono – ala diffusione di un’immagine ottima del Trentino.

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