ANCHE IN TRENTINO: DIRITTI ACQUISITI (vitalizi d’oro) V. DIRITTI ACQUISITI (giustizia sociale)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2014 @ 8:24 am

Detto altrimenti: gli uni contro gli altri armati                    (post 1765)

La fattispecie del “diritto acquisito” non è espressamente contemplata né tanto meno organicamente regolamentata dal nostro agglomerato di leggi. Parlo di “agglomerato” e non di “sistema” perchè un “sistema” ha un ordine, una logica, un coerenza al suo interno, una conseguenzialità. Il nostro no.

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Codice di Hammurabi, 2000 anni prima di Cristo: “Non fare agli altri ciò che non faresti a te stesso; fai agli altri ciò che faresti a te stesso”

Dice … ma tu a che titolo parli (rectius, scrivi)? Sei un giurista? Un filosofo del diritto? No, ragazzi, tanti anni fa mi sono laureato in giurisprudenza (in legge, insomma, sono un semplice leguleio, mappoi nella vita ho fatto altro, il manager). Oggi sto solo cercando di lasciare che la mia mente “ragioni” da sola, visto che alla mia tenera età (70) godo del privilegio (privilegio? Beccato in flagrante, con le mani nel sacco, ovvero come dicono gli inglesi, red handed, con le mani rosse del bambino che è appena andato a rubare la marmellata in frigorifero): il “privilegio diritto acquisito” di essere “libero di” e “libero da” … lo confesso … Ma … che dico?  Infatti chi è senza peccato etc. etc.  … Ma no, dai, io pecco sapendo di peccare e la scaglio lo stesso quella famosa “prima pietra,” io … e scrivo questo articolo!

Agglomerato. Un esempio? La Costituzione “tutela la famiglia …” ma poi lo Stato trasferisce due coniugi, entrambi impiegati pubblici, in due città diverse. E’ successo ai miei genitori 45 anni fa, quindi la racconto a mente ormai fredda: babbo (toscano) maresciallo maggiore CC, trasferito da Genova a Cles (TN). Mamma lasciata insegnante di Scuola Media Statale a Genova. Noi tre ragazzi all’Università (statale), a Genova.

Agglomerato? Ma di cosa? Ci provo, dall’alto verso il basso. Agglomerato di quanto segue: la Costituzione, le sentenze della Corte Costituzionale, quelle della Cassazione, delle Corti d’Assise d’Appello, dei Tribunali, le leggi costituzionali, le leggi dei codici (civile, procedura civile, penale, proceduta penale, della navigazione, etc.); i regolamenti di attuazione delle leggi (non ce li dimentichiamo!). Insomma, nel mondo anglosassone non vi sono Codici, bensì vale il precedente, ovvero la raccolta delle sentenze. Qui da noi vale tutto: questo è il guaio!

Dice … l’elenco è finito? Dico, no, ragazzi! Infatti poi vi è anche una legge particolare: ovvero la previsione di ciò che faranno i carabinieri e l’ufficiale giudiziario. Mi spiego: in un Paese nel quale la giustizia è assolutamente farraginosa e soprattutto lentissima, vi sono persone che non si preoccupano di avere contro la legge, bensì di non avere contro i carabinieri e l’ufficiale giudiziario: “Tanto, nel frattempo, cambieranno le leggi, il governo, ci sarà la prescrizione, il condono, la sanatoria, l’immunità parlamentare, la “maggiore età per vecchiaia”  e in prigione non ci vado, i domiciliari in villa di lusso,  la morte per vecchiaia dell’imputato, etc. …”.

Ma non basta. Vi è poi anche il “diritto dei privati” ovvero quelle regole create sul campo dai privati. Volete un esempio? La regola per cui occorre “rispettare la fila” ovvero mettersi in coda e rispettare l’ordine di priorità al supermercato, di fronte ad uno sportello, etc.. E questo è un “buon” diritto, affermabile e difendibile.

All’interno di questa categoria però (di quella dei diritti dei privati) vi sono diritti “no buoni”, ovvero non affermabili ovvero affermabili (in solo in mala fede!) ma comunque non difendibili: essi sono – ad esempio – quelli che pretendono di salvaguardare alcuni dei cosiddetti “diritti acquisiti” quali sono quelli accampati a difesa di privilegi insostenibili, in favore di chi vuole continuare a godere di pensioni e vitalizi d’oro che arrivano a 40 volte il valore dei contributi versati e per di più versati non dall’interessato ma dal sistema pubblico!. Questi diritti no buoni confliggono con altri diritti acquisiti buoni quali quelli sanciti dalla costituzione alla famiglia. al lavoro, alla salute, tutte “cose” che si possono avere solo se si fanno investimenti con risorse finanziarie che invece sono accaparrate dai diritti no buoni. Ed ecco il conflitto di cui al titolo del presente articolo: diritti v. diritti, ovvero diritti (no buoni) “contro” diritti (buoni).

Dice: … ma chi difende la sua pensione o il suo vitalizio d’oro, il suo privilegio (medievale, n.d.r.) … agisce in base ad una legge: non puoi classificarlo fra chi agisce in base al diritto dei privati. Al che io replico: eh no, caro mio! “Qua’ legge? Quella la legge” (espressioni bellissime del dialetto napoletano) che loro applicano se la sono fatta loro stessi per loro stessi! Pertanto, quando mai “diritto vero”? Quella è una legge privata, fatta dai titolari di un privilegio a difesa di loro stessi, mica si applica a tutti … tanto è vero che ormai – se si vuole essere onesti – si deve fare una scelta: o si stabilisce che nessuno (nessuno) possa stabilire il proprio trattamento retributivo, contributivo, pensionistico, privilegistico, cumulativo (di retribuzioni, pensioni, etc.), gigantografistico (quanto a livelli retributivi esageratamente elevati), etc; oppure si deve cambiare quella scritta “La legge è uguale per tutti” in una nuova scritta: “La legge è uguale – rispettivamente – per tutti coloro che appartengono alla stessa casta, alla stessa categoria, allo stesso gruppo, etc.. per cui ogni casta, ogni categoria, ogni gruppo, etc. ha la sua legge, che ovviamente è legittimamente diversa dalle altre”.

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Dice … Ma quella frase è troppo lunga! Allora si dovrebbe fare  come qui di fianco

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  • Dice: maccome (maccome) si fa a raddrizzare questa situazione?
  • Dico: ci vuole una rivoluzione.
  • Dice: ecchè? Una rivoluzione popolare cruenta? Un colpo di Stato militare?
  • Dico: no, una rivoluzione nel senso di “e-voluzione” antropologica, culturale e morale della gente. Tutto qui.
  • Dice: e ti pare poco … ti pare … e poi … “antropologica” … chevvordì?
  • Dico: vuol dire che ognuno si deve sentire ed essere cittadino e non suddito, padrone e responsabile  in casa propria della res publica, della cosa e della casa comune …
  • Dice: mammeglio! (espressione toscana, ironica: letteralmente significa “meglio così”, ma nella sostanza vuol dire “e ti pare di chiedere poco?”
  • Dico: be’, io ci provo … hai visto mai (espressione romanesca) … eppoi (eppoi) gutta cavat lapidem … batti e ribatti …
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