“SUITE FRANCESE” DI IRENE NÈMIROVSKY – 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Dicembre, 2014 @ 9:54 am

Detto altrimenti: segue dal post precedente    (post 1831)

Post 1831, anno 1831: è l’anno delle insurrezioni. Carlo Felice, Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II … e l’Austria raggruppa 100.000 uomini a Verona

Suite francese. Seconda ed ultima puntata. Ve ne avevo promesse tante e invece … invece è molto meglio se scoprirete da soli i tesori racchiusi in questo scrigno. Mi permetto solo di darvi un suggerimento, lo stesso che mi sono permesso di darvi qualche post fa quando – relativamente all’opera “L’Utopia” di Tommaso Moro – scrivevo che avreste potuto iniziare la lettura dalla terza parte (la descrizione dello Stato ideale), per proseguire poi con la presentazione dell’opera da parte dello stesso autore, finendo con le prefazioni di terzi. Anche qui, iniziate a leggere la post fazione, poi le lettere allegate al romanzo ed infine il romanzo.

Ne è stato tratto un film (2014)

Ne è stato tratto un film (2014)

Il romanzo … a mio sommesso avviso è quasi sminuente definirlo “solo” tale. Piuttosto una testimonianza di sentimenti “civili” in tempo di guerra. L’autrice, nobili genere nata, lo si capisce da come descrive gli “ambiti della nobiltà”. Tuttavia sta dalla parte della povera gente, ma non con commiserazione, bensì con immedesimazione, condivisione, comunicazione (communis actio, azione e pensiero comune, solidale). Dalla parte dei sentimenti veri, puri, sinceri anche se ostili, come invece non furono  quelli dei soldati tedeschi d’occupazione. Già … anche la “purezza dell’ostilità”, purchè non pervasa dall’ipocrisia (ma se è ipocrita … si tratta ancora di un sentimento? N.d.r.).

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L’ostilità dei “propri concittadini civili” … che si denunciano a vicenda di fronte al nemico, che cercano di mantenere il proprio privilegio di casta, resta impressa nella mente del lettore ben più che quella – per tanti aspetti assente – dei “militari altrui”  che requisiscono cavalli e altri beni per destinarli alla loro guerra. Una umanità che – messa di fronte a situazioni estreme – tira fuori il peggio di se’ … ma anche – in alcuni casi – il meglio. Pessimismo? Ottimismo? No … semplicemente verismo. Anche  un inno alla non-guerra.

Il libro. In parte un romanzo storico vissuto dalla povera gente, in parte un romanzo d’avventura, un giallo, una storia d’amore desiderato e non vissuto, una pausa fra le meraviglie di una natura casalinga ma non per questo minore.

La matita … ve l’avevo detto nel post precedente che avevo preso in mano una matita per segnarmi i passaggi imperdibili … ebbene, adesso no, non voglio richiamarli uno per uno, non voglio cedere alla tentazione di cadere nel “guarda un po’ che bravo il nostro blogger, guarda come ha percepito tutte queste singole sfumature, tutti questi aspetti …”. No. Non è di me, non è della mia (eventuale) sensibilità che si tratta, bensì di quella dell’Autrice e delle persone che riempiono la sua testimonianza romanzata ma non troppo.

Per saperne di più sull'Autrice

Per saperne di più sull’Autrice

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Un libro testimonianza, sui miei scaffali collocato a fianco del Diario di Anna Frank. Un libro scritto, anzi “vissuto” da una Donna per tutte le persone, Donne e uomini. Cito solo un periodo tratto dalle osservazioni ed appunti che l’Autrice annotava nelle pagine di sinistra del suo quadernone (a destra scriveva a penna il romanzo, a mano e a penna! E come in altro modo, sennò?), pochi giorni prima di essere arrestata dalla Gestapo – e sapeva che ciò sarebbe avvenuto! – : “Vogliono farci credere che siamo in un’epoca comunitaria in cui l’individuo deve soccombere affinchè viva la società e non vogliamo vedere che quella che soccombe è la società affinchè vivano i tiranni … è come se nel mondo ci fosse una quantità complessiva di libertà e potere ripartita ora fra milioni di individui, ora fra un singolo e milioni di individui. Prendete i miei avanzi, dicono i dittatori”.

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La dittatura … le dittature … noi europei,  compatti, uniti  (Stati Uniti d’Europa di fatto) per secoli siamo andati per il mondo ad “esportare democrazia civiltà“, ovvero a distruggere quella altrui. Siamo andati a fare due guerre dell’oppio alla Cina “rea” di vietare l’importazione dell’oppio che le stavamo vendendo … ed ora la Cina ci invade con i sui prodotti. Se almeno tutto ciò servisse questa volta a riunirci nel bene, noi Europei, e non “nel male” come in quelle occasioni …

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Al tristemente famoso "Me ne frego", Don Milani rispondeva don "I care", mi prendo cura di ...

Al tristemente famoso “Me ne frego”, Don Milani rispondeva con “I care”, mi prendo cura di …

Termino permettendomi di sottoporre all’attenzione delle mie lettrici e dei miei lettori una sottolineatura circa l’estrema attualità della Némirovsky. Anche oggi viviamo l’orrore dell’intolleranza del fanatismo religioso e anti religioso e delle guerre. Che non sono solo quelle combattute con le armi. Sono anche quelle della moltissima ricchezza nelle mani di pochi contro la povertà di moltissimi. Dice … ma che? Sei un comunista? No, amici, no. Dico solo che dovremmo tutti ricercare il “bene comune”, che non è tale in quanto tutti ricerchino lo “stesso” bene, ma in quanto ognuno si ricerchi e conquisti liberamente e democraticamente il suo specifico bene purchè. Purchè cosa? Purchè nel far ciò ognuno non impedisca agli altri di ricercare i loro personali, molteplici e probabilmente diversi “beni”. Quindi quel “comune” messo vicino alla parola “bene” significa che il “mio” bene è “comune” in quanto coesiste con i tanti “beni” altrui. Altrimenti non è “comune”. Parole, direte voi … si, ma le parole sono pietre, firmato Don Lorenzo Milani.

P.S.: Libertà non è fare ciò che si vuole, ma che gli altri ti lascino la possibilità di scegliere (N.d.r.)