LIBERAZIONE, TERZO ATTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Aprile, 2015 @ 6:08 am

Detto altrimenti: un altro modo per celebrare il 25 Aprile, ieri 28 aprile, con questo mio scritto del 29 aprile …  (post 2031)

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Terzo atto, perché nei miei post la Liberazione quest’anno l’ho già commemorata due volte. Questa è la terza quindi. Luigi Sardi giornalista, storico, scrittore e soprattutto amico, ieri sera, nell’ambito della rassegna “I martedì del Rosmini” nell’aula magna dell’omonimo liceo, sulla base del suo libro  “I giorni della Portèla e di San Martino” (Editrice Temi) ha commemorato il bombardamento di Trento del  settembre 1943 e lo scempio di tante giovani e non più giovani vite umane, di un intero paese, conseguente all’ armistizio dell’8 settembre successivo: in una settimana, bombardati dagli “alleati” (alleati si, ma fra di loro, non con noi!)  e mitragliati dai nostri (ex) alleati.

 Attori ed interpreti:

  • Presentazione: la violinista Nadia Carli
  • Voci: Giovanna Laudadio, Luigi Sardi (letture dal citato libro)
  • Chitarra, voce recitante e cantante: Piergiorgio Lunelli
  • Attrice: Claudia Furlani del Club Armonia: il monologo “La madre” tratto dal testo teatrale “Come fauci di fuoco” di Renzo Fracalossi
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Giovanna Laudadio, Luigi Sardi, Nadia Carli, Piergiorgio Lunelli

Per non dimenticare. La resistenza ebbe tanti martiri. I primi furono questi. Traditi innanzi tutto dalla disinformazione, dalla disorganizzazione, abbandonati a loro stessi. Per non dimenticare … qualcuno ne ha tratto un film, “Tutti a casa” con Alberto Sordi. Una scena: lui, ufficiale del regio Esercito (minuscole e maiuscole non sono utilizzate a caso), telefona affannato al comando: “Generale, i Tedeschi si sono alleati con gli Americani e ci sparano addosso!” Una farsa, verrebbe da sorridere se non si trattasse di fiumi di sangue innocente, di sangue di chi, scampato ai ghiacci della Russia ed al sole rovente dell’Africa, muore falciato dalla mitraglia dei suoi ex alleati, qui, sulla soglia di casa, senza nemmeno saperne il perché.

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Claudia Furlani

Che voglio dire? che avremmo dovuto continuare a combattere una guerra sbagliata, inutile e persa? Che avremmo dovuto fare bombardare a tappeto tutto il Paese solo per ritardare l’invasione della Germania e la sua resa? No, niente di tutto questo, bensì solo questo:

  • stigmatizzare il comportamento di era a capo del “regio Esercito” (minuscole e maiuscole … etc., vedi sopra) che una precauzione – a dire il vero – l’aveva assunta: quella di mettersi in salvo personalmente;
  • ricordare i primi Eroi della Resistenza, molti dei quali tali “a loro insaputa”;
  • ricordare le vittime civili di quelle stragi.

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L’evento di ieri sera. La voce calda dei lettori, intervallata dalle note e dal canto – appena accennato – del chitarrista, la sorpresa dell’attrice, la quale, alzatasi da una poltrona fra il pubblico, ci ha sorpreso, incantato, commosso – bravissima!- Alla fine, le diapositive della distruzione.

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WP_20150428_010Una nota mia, forse un poco polemica, ma tant’è …: in una foto, fra i soccorritori, un uomo in impeccabile giacca, cravatta, berretto (Borsalino?), sottobraccio l’impermeabile (si sa: “il tempo, il cul e  i siori … i fa quel che i vol lori” … e se venisse a piovere?), osserva chi, a mani nude, sta scavando fra le macerie per liberare cadaveri, feriti e sopravvissuti. “Il prefetto”, dice Luigi, “che osserva l’andamento dei lavori”. Ecco, io quel “prefetto” l’avrei voluto vedere in maniche di camicia – come gli altri – a dare l’esempio. Non quel distacco, non quel “Io sono una “autorità”, mica posso …”. Di queste “autorità” proprio non se ne sentiva – e non se ne sente ancora oggi – bisogno alcuno.

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