I DIALOGHI DI PLUTONE (se cliccate nel riquadro sotto il mio curriculum, ne trovati tanti altri …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Ottobre, 2015 @ 4:36 pm

Detto altrimenti: “Tempo di seconda mano”       (post 2152)

Personaggi ed interpreti: Tizio; Caio; Plutone (sotto le false spoglie di Sempronio)
Scena unica, Atto unico: ai tavolini di un bar in Piazza Domo a Trento

Tizio sta leggendo un libro, “Tempo di seconda mano” quello che ha fruttato il Nobel 2015 per la letteratura a Svetlana Aleksievic …

Caio: Ciao Tizio, che fai, leggi? Fammi un po’ vedere … che strano titolo … cosa vuol dire?

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Svetlana Aleksievic

Tizio: … nel senso che dopo il crollo del comunismo, la mancata corretta evoluzione della politica aveva fatto sì che “ il futuro non fosse dove avrebbe dovuto essere”, ovvero che la gente rimpiangesse la relativamente comoda felicità derivante dal benessere di una politica ordinata, preferibile a parer loro rispetto ad una politica libera, fondata su una faticosa e difficile conquista della libertà di pensiero.

Caio: Politica ordinata, in quanto politica non-disordinata?

Tizio: No, io credo piuttosto politica ordinata nel senso del participio passato del verbo comandare …

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Caio: Ho capito. Sai … talvolta mi si contesta di essere iscritto ad un partito locale, quindi piccolo rispetto ai partiti nazionali. Io replico che la cosa non mi sconvolge affatto. Mi spiego: preferisco di gran lunga far parte di un partito locale liberamente pensante piuttosto che aderire ad un partito nazionale quindi “grande”, il quale potrebbe far vivere anche a me un “tempo di seconda mano”. Grande poi … mi piace ricordare quel corazziere che aveva detto a Napoleone “Maestà, io sono più grande di voi”. Al che Napoleone aveva risposto: “No, tu sei solo più alto”.

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Josif Brodskij

Tizio: E poi, i grandi numeri … io stesso più volte ti ho citato Josif Brodskij, altro premio Nobel, il quale nel suo libro “Il canto del pendolo” invitava gli studenti a diffidare del mono-pensiero, delle folle osannanti, delle unanimità uniformi, se non altro perché all’interno dei grandi numeri più facilmente può nascondersi il male.

Caio: Il mio, un partito la cui storia è stata, è e sempre di più sarà “storia di vita” e non “storia di sopravvivenza”. Storia di vita, e la vita è evoluzione continua del fisico e del pensiero, è dialogo, è libera comunicazione”.

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Tizio: Già, comunicazione … termine che a me piace far derivare da communis actio, azione comune, la quale appunto presuppone il dialogo. Certo che dialogare con chi non vuole dialogare è abbastanza arduo. Infatti il dialogo non si può instaurare se non vi è un “primo trasmettitore” al quale l’altro risponda o se, in presenza del trasmettitore, sia latitante il “risponditore”.

Caio: Hai ragione: la mancanza di comunicazione uccide. Uccide la libertà, uccide la democrazia, uccide la politica.

Tizio: Concordo. Pensa un po’ la negazione del “diritto di corrispondenza” – che il comunismo intimava  come pena accessoria a chi voleva incarcerare e sopprimere in modo “discreto” – era proprio la negazione della “comunicazione” fra l’incarcerato e il mondo esterno. Questo “isolare la persona”, negarle la possibilità di rapportarsi … ecco questo sarebbe un “tempo di seconda mano”, un “futuro passato”, un nuovo “tempo” nella coniugazione dei nostri verbi: un passato che ritorna.

Caio: E invece mi pare che il mio partito – soprattutto negli ultimi due anni – la prima comunicazione l’abbia instaurata con la “base”, ovvero con le persone, iscritte o non al partito, ma sicuramente iscritte – o desiderose di iscriversi – alla società civile liberamente, autonomamente e originariamente pensante.

Una terza persona si avvicina al tavolino dei due amici: Plutone, sotto le false spoglie di Sempronio

thMAZYI1R8Sempronio: Scusate signori, vi ricordate di me? Un certo numero di post fa … dai … che ci siamo già incontrati ai tavolini di questo bar … e manco a farlo apposta il mio tavolino è sempre quello vicino al vostro, per cui anche questa volta non ho potuto fare a meno di “sentire” i vostri ragionamenti che sono così interessanti che li ho proprio “ascoltati” con attenzione, anche se non li condivido in toto

Tizio: Ma sì, mi ricordo di lei, come sta? Posso offrile un caffè .. una sigaretta?

Sempronio: Il caffè sì, grazie. La sigaretta no, sa … il fumo mi brucia in gola .. e dire che dovrei esserci abituato.

Caio: Perché .. che lavoro fa lei? Lavora negli altiforni?

Sempronio: In un certo senso, ma lasciamo perdere il mio lavoro. Piuttosto veniamo ai vostri ragionamenti riguardo ai quali mi permetterei di sottoporvi una sottolineatura.

Tizio: La prego …

Sempronio: Ecco, vedete amici, avete citato il libro della Svetlana Aleksievic, anch’io lo sto leggendo e mi ha colpito un passaggio, quello relativo alla lingua. La scrittrice afferma che gli esseri umani hanno molte lingue: quella che utilizziamo da bambini e quelle altre, tante, ciascuna diversa che utilizziamo per strada, sul lavoro, in viaggio, di giorno, di notte … Ora mi domando: i vostri ragionamenti restano fra di voi o sono destinati anche ad altre persone, magari che so … ad essere pubblicati su di un blog? Perché in tal caso mi chiedo se essi saranno compresi a fondo, o anche  se essi potrebbero offendere qualcuno … qualcuno che sia “politicamente migliore” degli altri …

Caio: Lei ha ragione, ma che vuole, Lei stesso avrà notato che il nostro blogger, quel tale Riccardo, ha recentemente citato un’opera di Umberto Eco “Lector in fabula” nella quale si afferma che chi scrive – e parla, aggiungo io – lo fa già pensando di indirizzare il suo messaggio in una certa direzione, e noi due siamo concordi nel pensare di averlo indirizzato alle persone giuste … ma che sta facendo … se ne va? Stia attento … attento a quel camion … non vede che le sta tagliando la strada? E poi, quanto fumo scarica nell’aria … deve avere un motore ben vecchio …

Tizio: Ma dove è finito quel signore? E’ sparito dietro la nuvola di fumo e scintille emesse da quel camion … sparire così … sottrarsi alla discussione … diavolo d’un uomo! Vallo a capire … vuoi vedere che appartiene a quel gruppo di persone alle quali noi due abbiamo inteso inviare il nostro messaggio? E poi, quel suo riferimento a qualcuno “politicamente migliore” degli altri … ma via … mi piace ricordare un’altra frase di Bodskij: “Il male inizia a dilagare quando qualcuno inizia a pensare di essere migliore degli altri”.
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