ANONIMO ATENIESE – 1

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2015 @ 8:46 am

Detto altrimenti: Anonimo Ateniese, chi era costui?      (post 2189)

Anteprima

Carneade, chi era costui? Scriveva il Manzoni. In libreria: “Mi dà una copia dell’ Anonimo Ateniese?” “Mi può dire il nome dell’autore?” “Ma se è anonimo …”. Tutto vero!

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thE02CMBJD2500 anni fa un esule ateniese rimasto anonimo critica la democrazia di Atene. Lo fa da esule perché se fosse stato in patria sarebbe stato condannato a morte, alla faccia della democrazia. L’anonimo critica la democrazia ateniese e spiega come quel sistema possa perdurare proprio a causa dei suoi stessi difetti. Il documento consta di circa una quarantina di paragrafi. E’ mia intenzione esporre tale critica in sintesi in alcuni post successivi (Anonimo Ateniese 1, 2, 3 …). Sia chiaro sin d’ora: io non intendo sottoscrivere una critica distruttiva della democrazia, bensì trasformare tale analisi in una “critica” in senso classico, ovvero in una analisi costruttiva del suo miglioramento, anche perché – fra l’altro – a mio avviso l’anonimo si sbaglia. Infatti egli parla come uomo di destra che critica quella che a suo parere sarebbe stato, in Atene, un sistema ”di sinistra, di democrazia popolare”, mentre la cosiddetta Repubblica Ateniese era una “Repubblica Oligarchica Decimale”, ovvero un impero coloniale di 300.000 persone; di cui 30.000 cittadini; di cui 3.000 ammessi a partecipare alle Assemblee; di cui 300 presenti alle Assemblee; di cui 30 prendevano la parola; di cui 3 anzi 1 (Pericle) decideva. Per trent’anni consecutivi con due guerre perse (contro Siracusa e contro Sparta).

Questa anteprima è riportata integralmente in tutti i post sull’argomento. L’esposizione sarà in prima persona, ma a parlare non sarò io, bensì direttamente l’anonimo. Fine dell’anteprima. Ora possiamo iniziare.

  1.  Non approvo la democrazia (demo-crazia, il potere del popolo, n.d.r.) perché le persone senza qualità prevalgono sulle persone di qualità.
  2. L’elettorato attivo e passivo esteso a tutti fa sì che “piloti (di navi, n.d.r.), militari di rango medio basso e costruttori prevalgano su opliti (truppe speciali, fanteria pesante: quelli della falange, per intendersi. N.d.r.), nobili, persone di qualità.
  3. L’eletto del e dal popolo ricerca posizioni remunerate ma che non comportino la responsabilità di decisioni difficili ed importanti.
  4. th6AZ2X4VG

    Una analisi ben più puntuale la trovate su questo libro

    Sono più remunerate le persone (i politici, n.d.r.) senza qualità le quali, a loro volta, accrescono il potere del popolo. Se invece fossero remunerate di più le persone di qualità, il popolo si opporrebbe.

  5. Il popolo in genere è povero, non ha cultura e quindi è condotto ad operare con azioni “turpi” (sic). Quindi le persone migliori sono contro il potere del popolo.
  6. Il popolo mantiene il suo potere dando la parola a tutti, ovvero ai tanti ignoranti privi di ogni qualità. Perché se potessero prendere la parola le persone di qualità …
  7. Il governante del popolo eletto dal popolo è conscio che la propria ignoranza, la propria mancanza di qualità e soprattutto la sua buona predisposizione nei confronti dei suoi simili, alle elezioni successive gli porteranno molti piu’ voti di quanti non riceverebbe se lui assumesse decisioni di qualità, giuste ma drastiche, difficili da essere digerite.
  8. La città (Città Stato, oggi diremmo lo Stato, n.d.r.) peggiora, ma il potere del popolo si conserva, perchè il popolo preferisce essere governato male e potersi “arrangiare” piuttosto che essere governato bene con rigore.
  9. Il governo del popolo trae la sua forza proprio da quelle azioni che le persone di qualità definiscono “malgoverno”.
  10. Se si vuole un buon governo, occorre rivolgersi alle persone migliori, di qualità e capaci, le quali non consentano alle persone folli di parlare, di partecipare alla vita pubblica, di decidere.
  11. Il popolo distrugge ciò che non capisce: scuole, conservatori musicali. Il popolo trasforma la giustizia giusta in una giustizia utile (a se stesso, n.d.r.).

Fine del primo post sull’Anonimo Ateniese. Il seguito alla prossima “postata”

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(La mia conclusione finale sul senso e sulla portata di questo post la trovate alla fine del terzo ed ultimo post sull’argomento)

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