DEMOCRAZIA: ALTRE RIFLESSIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Dicembre, 2015 @ 4:40 pm

Detto altrimenti: sicuramente “altre”. Che poi siano anche “alte” sarebbe pretendere troppo …  comunque io cercherò di fare del mio meglio        (post 2211)

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Paolo Mieli con i suoi profondi e puntualmente “storici” libri, ad ogni sua nuova edizione  mi conduce per mano  a riesumare la cultura classica che è sopravvissuta a 50 anni di oblio da parte mia, ovvero da quando finii il liceo classico. E questa mia riesumazione (chiariamo subito: “fatta da” me, non “di” me!) è straordinaria, perché aprendo il sarcofago della memoria mi accorgo che l’inumato di allora era ed è ancora vivo!

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Da qualche tempo è stato ed è il turno della “Democrazia”.

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Pericle, “capo” di Atene

 1 – Democrazia. E subito mi viene alla mente quella per antonomasia, ovvero la democrazia ateniese di Pericle. Nella sua concezione Pericle accentuava il lato tolleranza a garanzia dei diritti individuali e presentava la Città (che poi era Città Stato) come una entità pacificata: “Tutti hanno uguali diritto di provare ad arrivare al governo, vinca il migliore, che poi i ricchi – si sa – sono i migliori”. Quindi pacificata solo apparentemente, dico io, perché il mix pericleo di democrazia e individualismo dei ceti alti si fondava su di un criterio semplicemente micidiale: la meritocrazia tout court, il che – di fatto – escludeva a priori gran parte della popolazione da ogni prospettiva di carriera politica.

Primo riscontro con l’attualità: meritocrazia tout court. Qualche anno più tardi bene sottolineava questo micidiale rischio tale Don Lorenzo Milani in “Lettera ad una professoressa”.

Secondo riscontro con l’attualità:  l’idea periclea condusse alla formazione di un ceto politico professionale, di estrazione sociale alta, diviso in gruppi, inamovibile e corrotto. Questi riscontri li registriamo nella prima fase della nostra Unità d’Italia, ultimo periodo Sabaudo: si veda, uno fra/per/di tutti: lo scandalo della Banca Romana (1893).

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Dionigi, tiranno di Siracusa

2 – E mentre ad Atene si discute, a Siracusa … ovvero nella Magna Grecia e in Sicilia cosa avviene? Avviene che si esalta il carattere preventivo e pre-repressivo contro i potenziali nemici della democrazia, all’interno quindi di una cultura del pre-sospetto a sua volta all’interno di una città sempre in tensione, nella quale il popolo è incitato a pre-reagire contro una potenziale imminente tirannide o nemico esterno. Questo ambiente politico  può ben essere definito “democrazia totalitaria” e sfocia in una sorta di “tirannide di fatto” repressiva innanzi tutto verso i ceti alti (ecco la principale differenza rispetto ad Atene) e repressiva anche verso la società del popolo (in questo in analogia con ciò che di fatto stava succedendo in Atene). E questa compenetrazione fra democrazia e tirannide è alla base della lunga durata di tali regimi.

Terzo riscontro con la (quasi) attualità: compenetrazione fra democrazia e tirannide, le folle oceaniche sotto quel famoso balcone …

Quarto riscontro con una qualche attualità. Un clima di perenne guerra (politica); i toni elevati, violenti, esaltati ed esaltanti aprono la strada al governo di un padre-padrone-politico dispensatore (top down) di una politica calata dall’alto, il quale non vuole (e quindi reprime) i ceti (mentalmente) alti, per non parlare di come di fatto reprime anche i ceti  “bassi” per i quali vale sì la politica dell’ascolto, ma solo nel senso che loro devono ascoltare (e fare) ciò che dice il capo. Un clima del genere, secondo voi, esiste o no anche oggi? Ai miei lettori (“lettori” … non “e-lettori” che non ne ho né vorrò mai averne!) l’ardua sentenza!

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