LO SCIABECCO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Febbraio, 2016 @ 4:20 pm

Detto altrimenti: lo sciabecco, un veliero, non c’è altro modo di definirlo         (post 2274)

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E facciamo un po’ di vela, in attesa di riprendere a solcare il mare nostrum che essendo questo “Trento” …blog altro non è che il Lago di Garda!

Lo sciabecco è stato il protagonista di un bellissimo libro: “Bacicio do Tin” di Alberto Cavanna (Mursia Ed.2003 – Da non perdere!). Siamo nell’epoca napoleonica, alto Tirreno. Giovan Battista Caviccioli: marinaio, comandante, corsaro, pirata, impiccato. Il suo “legno”, lo sciabecco “Lanpo” con la “n”. Ancor oggi a Porto Venere un battello addetto al trasporto dei turisti ha questo nome.

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thOCZQANC2Gli sciabecchi erano lunghi poco meno di trenta metri e – quelli da guerra – imbarcavano fino a 50 uomini. Nato come nave da carico, fu presto utilizzato dai pirati e quindi dalle marinerie degli Stati, a difesa contro gli stessi. Scafo sottile, bordo molto basso, aveva le feritoie per l’eventuale utilizzo dei remi, cultura questa ereditata dalle più anziane galee. Era armato con vele di taglio, ovvero che potevano prendere il vento su entrambe le mure (i lati), triangolari (alla trina, poi erroneamente denominate “latine” anche se gli antichi romani utilizzavano vele quadre!) montate su alti picchi. Nella foto si nota che l’albero di trinchetto è dietro la vela, l’albero maestro davanti: in effetti nel cambio di bordo di bolina (virata) o si lasciava una vela a comprimersi contro l’albero (nella foto lo sciabecco sembrebbe orientato “mure a sinistra” ovvero predisposto per ricevere il vento sulla parte sinistra delle sue vele),  oppure si sarebbe dovuta effettuare una faticosa manovra per far passare l’asta della vela dietro lo stesso per raggiungere la posizione della vela all’albero maestro (o adattare la vela del’albero maestro alla posizione della vela di trinchetto, in caso di bordo con mure a dritta – vento sulla parte destra della vela).

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La “scassa”, dentro la quale la base dell’albero poteva slittare  a seconda delle  diverse inclinazioni richieste

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Gli alberi (tre oltre il bompresso) potevano essere inclinati verso prua (andature di poppa) o  verso poppa (andature di bolina). Le manovre alle vele richiedevano molte persone, a causa dell’inerzia dei picchi alti e pieni della forza del vento che la vela trasmetteva loro. Molto veloce di bolina, in caso di bonaccia aveva il vantaggio di potere manovrare a remi.

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            Sambuco arabo (moderno)

Le caratteristiche di manovrabilità dello sciabecco hanno un predecessore ed un successore. Infatti derivano dal sambuco arabo del VI° secolo d. C., primo “legno” a dotarsi di vele “di taglio” e quindi adatte a risalire il vento. Sono poi “copiate” dalle golette bermudiane, le quali sostituiscono alle vele latine grandi rande, la cui manovrabilità richiedeva un numero assai inferiore di marinali, anche se una “virata con il vento in poppa” (abbattuta, strambata) poteva essere mortale per chi si trovasse nella traiettoria delle scotte!

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                  Goletta

Ho parlato di capacità di risalire il vento, ovvero della andature di bolina. I grandi velieri del ‘700, per intendersi, potevano procedere solo ad andature larghe o al massimo risalire il vento al “buon braccio” ovvero secondo una rotta di 85% rispetto alla direzione dalla quale veniva il vento: praticamente solo una andatura “al traverso”. Per intendersi, oggi una barca a vela da regata “stringe” il vento fino ad un angolo di 30 gradi! Per i non velisti: è come essere di fronte ad una montagna: due sentieri la risalgono a zig zag: il primo con ”bordi” lunghi quasi orizzontali; il secondo con “bordi” più frequenti e molto, molto  ripidi.

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“Pride of Baltmore”, terza ricostruzione della goletta a gabbiole originale (con l’aggiunta di un diesel …)

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Ma la bolina era agevolata anche da un’altra caratteristica di quelle vele: il loro maggiore “allungamento”, ovvero il rapporto fra l’altezza dell’ albero e la superficie della vela armata. Mi spiego: una stessa vela di 100 mq può essere armata a forma quadra (vela non di taglio, prende il vento su di una sola mure, lato) su un albero alto 10 metri. 10:100 = 0,1, quella vela ha allungamento basso ed è idonea per andature con vento in poppa.  Ma se quegli stessi 100 mq io li armo su un albero alto 20 metri, con forma triangolare su una base (boma) di dieci metri, avrò un allungamento di 20:100=0,2, ovvero doppio del precedente e molto più adatto alle andature contro vento. Tutto ciò lo sapeva bene quel tale Colombo. che partito con vele “alla trina”, constatato l’andamento regolare dei venti in poppa (alisei) fece cambiare l’armo in vele quadre.

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               Sciabecco fregata

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Alla luce di quanto sopra anche gli sciabecchi si adattarono, e nacque lo “sciabecco fregata” che poteva operare la trasformazione dell’armo velico sull’esempio di Colombo. Questa esigenza fi avvertita anche fra le golette, che partorirono la goletta a gabbiole, ovvero quella che sull’albero di trinchetto nella parte superiore armava anche due vele quadre.

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Ed allora … Buon Vento a tutte e a tutti!

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Acc…. dimenticavo … il mio vicino di pianerottolo …    è il suo compleanno   … il suo primo! Ho pensato di ragalargli una barca. L’ho costruita io, scafo in strati sovrapposti (di cartone e nastro adesivo) un motorsailer dal nome avventuroso “Leone del mare”. Già … perchè lui si chiama Leone: auguri, Leone!

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Caratteristiche tecniche: lft, m. 6; portata 5 persone; motore eb 12 Hp; randa mq 12; velocità massima, 5 kn; stazza, 3 tons; dislocamento 1500 km.

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