LE PARTITE CONTABILI DI DENARO PUBBLICO NON SI COMPENSANO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Aprile, 2012 @ 7:19 am

Detto altrimenti: non confondiamo le acque …

Tutto nello stesso Caldero ...ne!

Un personaggio politico di primo piano si difende dall’accusa di avere personalmente beneficiato di denari pubblici, quelli del suo partito, frutto (si fa per dire, frutto) di “rimborsi di spese elettorali”, in quanto il partito avrebbe pagato il costoso affitto mensile (€2.300) del suo appartamento romano. Si difende affermando: ma io versavo al partito, mensilmente, quale contributo, una somma maggiore (€3.000)…

Eh no, non concordo. I denari del partito sono fondi pubblici erogati per legge (da rivedere, n.d.r.) ad un ente, il partito, previsto dalla Costituzione, con una destinazione ben precisa: il rimborso delle spese elettorali (per inciso: “rimborso”? Quindi di una “cosa”, le spese elettorali, che dovrebbero quindi essere già avvenute, altrimenti questi fondi sono un finanziamento, ma non avevamo votato per referendum di abolirli questi finanziamenti?).

E i denari pubblici “con destinazione” cioè iscritti in un capitolo di spesa, non possono essere distratti verso altre diverse finalità né compensati con altre voci di spesa, ancorchè tutte lecite. Figuriamoci con partite “illecite”! E’ un principio della contabilità pubblica. In questo caso, periodicamente violato.

E poi: se tu ammetti di “avere rimborsato queste elargizioni in tuo favore” (sic), a maggior ragione vuol dire anche che:

1) tu non versi al tuo partito quel contributo finanziario quota parte di tuoi introiti quale uomo politico, che sicuramente il tuo stesso partito ha previsto che tu debba dare. Quindi commetti una mancanza nei confronti del tuo partito. Ma se va bene a loro …
2) Quel che è più grave è che dal tuo “rimborso” emerge che sia tu che il tuo partito eravate consapevoli che il pagamento del tuo affitto da parte del tuo partito non era una cosa lecita né dovuta.  E allora, perché ripeterla per mesi e mesi? Errare humanum est, perseverare diabolicum.

Insomma, caro amico politico, la tua giustificazione non regge: l’è pezo ‘l tacon del bus. Devo tradurre per i non Trentini, o si capisce? Fatemelo sapere, grazie. Provvederei subito alla traduzione.  

Fine dell’articolo.

Ma … cosa succede? Il mio articolo continua, dopo che ci eravamo salutati? Si. Infatti ero uscito di casa, ho letto i giornali (Corsera, prima pagina e pagina 17)  e allora devo continuare. Calderoli ( e facciamoli questi nomi) dice: “Era il mio ufficio romano”. Ma allora ti smentisci: se erra tale, non avresti dovuto rimborsare nulla.  E Bossi dice: “Erano soldi nostri, potevamo fare quello che volevamo, anche gettarli dalla finestra” (di male in peggio, n.d.r.). Eh no, caro Bossi, non erano soldi tuoi, ma nostri, cioè anche MIEI, pensionato che sta compilando il 730 alle Acli.

Ecco che all’immoralità si è sostituita l’amoralità: “non sto violando una regola, il fatto che io affermo che la regola non esiste. Io ho la giustificazione”. Come la regina Semiramide,  la quale, per non essere accusata di essere lussuriosa, ” libido fe’ licita in sua legge”.

E qui sorge un altro problema: stiamo bene attenti a che l’attenzione non si sposti dal fatto (il “particolare” uso del denaro pubblico) alla giustificazione del fatto. Cioè che si smetta di ragionare se il fatto sia stato corretto o meno e si inizi ragionare se la giustificazione sia accettabile o meno.

Titanic o Nave Italia?

Ultima annotazione. Ma il nostro referendum sul non finanziamento dei partiti? E non si dica che in tal caso solo i partiti che hanno uno Zio Paperone …, perchè bsasterebbe fissare un massimo per ogni donazione unitaria.  E poi, se tanto mi dà tanto, se queste fossero le punte di icebergs ben più grandi? E dei denari del passato, cosa ne è stato? Sono sunk funds? Soldi affondati, da dimenticare, per dirla in inglese? Certo, come il Titanic contro il suo iceberg, affondato. Già … deve essere così … infatti  siamo nel centenario di quell’affondamento … ecco … comincio a capire … mi pareva … che dovessimo celebrarlo in qualche modo quell’ “affondamento”. Basta che questi “signori” (si fa per dire)  non affondino un’altra nave, la Nave Italia!

 

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