CLORATO DI POTASSIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Maggio, 2016 @ 9:09 am

Detto altrimenti: KClO3                  (post 2395)

 

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… e quei pennini … chi  li ricorda?

Rovistando fra le vecchie cose della nonna è venuta a galla una vecchia scatoletta di metallo, gialla: roba di 60 anni fa. Conteneva pastigliette di clorato di potassio KClO3 (da sciogliersi in bocca contro il mal di gola e a favore della voce). All’epoca, una cinquantina di pastiglie, 50 lire, se ricordo bene. Noi ragazzi ne facevamo incetta. S’andava, a turno per non destare sospetti, in tutte le farmacie a portata di “gambe” e se ne acquistavano il maggior numero possibile. Perché? E’ presto detto: non che avessimo tutti il mal di gola! Ma perché, mescolando la polvere di clorato di potassio con un po’ di zolfo e zucchero, ottenevamo una sorta di polvere da sparo che all’oratorio utilizzavamo – di nascosto – quale tentativo di propellente per i razzi di cartone con i qual avevamo la pretesa di conquistare lo “spazio” immediatamente sopra il nostro campetto da calcio.

Per non correre rischi, avevamo escogitato un innesto a tempo. Si faceva così: si infilava nel corpo della polvere la mina sottile di una matita, i cui estremi venivano collegati con due corti e sottili fili elettrici ai poli di una comune pila. La corrente dopo un po’ rendeva prima calda e poi incandescente la mina la quale innescava l’ “accensione” del “combustibile”. Solo che più che un combustibile la polvere risultava essere un esplosivo, e noi ragazzi razzi sulla luna non ne abbiamo mai mandati!

Altra considerazione di tutt’altro genere: 60 anni fa ti vendevano tante pastiglie e poca scatola. Oggi lo stesso prodotto viene venduto in modo diverso: tanta confezione e poche pastiglie. Ma si sa … il marketing … Ma questa è un’altra storia.

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