DEMOCRAZIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Settembre, 2016 @ 8:39 am

Detto altrimenti: come difenderla   (post 2458)

Nel tempo (storicamente) il termine “democrazia” ha assunto in successione tre significati diversi: potere sul popolo; strapotere del popolo; potere del popolo. Tralasciamo il primo significato, in quanto rappresentativo di dittatura o – nel migliore dei casi – di oligarchia.

imagesLo strapotere del popolo, una critica alla politica popolare da parte delle escluse, oppure una illusione, della quale è testimonianza il fallimento di questo preteso “strapotere” in capo al popolo della rivoluzione francese, fenomeno che pure ha generato germi di democrazia intesa in senso moderno. Ne è altresì testimonianza il fallimento dello “strapotere” del popolo russo, passato – con la sua rivoluzione – dalla soggezione allo Zar (“Le Anime morte” di Gogol) a quella della nomenklatura politica (le deportazioni staliniane).

E veniamo al potere del popolo. Esso si manifesta attraverso i “flussi della democrazia” ovvero attraverso l’ordinato convergere dei milioni di affluenti di pensiero e di voti – espressione ognuno di ogni singolo cittadino – nel fiume della volontà collettiva: la politica del territorio: città, provincia, regione, stato, continente (e qui mi fermo).

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download (1)Mi spiego. La democrazia, nei secoli, è stata riscontrata essere un sistema imperfetto e tuttavia il più desiderabile. Di fronte alla sua imperfezione, da sempre due schieramenti: coloro che “ci marciano” ovvero che la vogliono tale per potere fare una sorta di slalom fra i paletti delle sue regole e ricavarne un tornaconto personale; altri, e sono la maggior parte anche se spesso “maggioranza silenziosa”, che al contrario si sforzano di migliorarla. Quest’ultima categoria è tuttavia insidiata da una sub-categoria: quella alla quale appartengono coloro che pensano che occorra abbattere la democrazia esistente per edificarne una nuova, migliore. In questa posizione vi è tuttavia il rischio che coloro che hanno abbattuto la democrazia imperfetta, “tardino” (eufemismo per significare che proprio non dono disponibili a fare passi indietro) tardino, dicevo, a costruire l’edificio nuovo.

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downloadMa veniamo ai “conservatori della democrazia imperfetta”. Come agiscono? Vi è innanzi tutto un precedente ed una testimonianza storica: quella delle pagine lasciateci da un anonimo ateniese, conosciuto come Anonimo Ateniese, al tempo della (pseudo) repubblica ateniese di Pericle. Egli, esule, si permise di criticare la democrazia di Atene ma soprattutto spiegò come – nonostante i suoi difetti – essa continuasse a durare nel tempo. Ecco il punto. “Nonostante” i suoi difetti o “grazie” ai suoi difetti? Per Pericle, sicuramente “grazie”, per lui che, dovendo rendere conto annualmente del bilancio, ed essendo (l’uomo più ricco in Atene) impegnato con l’amico architetto Fidia in un corposo piano di opere pubbliche (l’Acropoli, il Partenone, etc.) si fece rieleggere di anno in anno pe decenni per evitare la “resa dei conti finanziari” (forse è da qui che i Greci moderni hanno imparato quanto a truccare il bilancio pubblico, ma questa è un’altra storia).

E veniamo all’oggi. Gli attacchi sostanziali più pericolosi alla democrazia vengono da molte direzioni. Ne cito alcune.

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Ma sei proprio sicuro di essere una persona perbene?

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La disaffezione alla politica. Politica, polloi, molti. Se invece questi molti – stanchi, indignati, nauseati … come volete voi – non si occupano più di politica e soprattutto non vanno a votare, i pochi che invece persistono (e non è detto che siano i migliori) costituiscono una oligarchia di fatto. Ora … a questo punto è un po’ come la pesca reale: può dire bene o può dire male, nel senso che quei “pochi” possono far parte del gruppo dei conservatori della vecchia democrazia – ed allora ha detto male a tutti – oppure del gruppo degli onesti miglioratori, ed allora ha detto bene a tutti. Solo che io mi domando: vale la pena di esporsi a questo rischio? A mio sommesso avviso no.

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Altro attacco alla democrazia viene dal sovvertimento dell’ordine dei suoi flussi, nel senso che l’eletto dai cittadini si sente di essere un governante dei cittadini in senso soggettivo (“io – soggetto – governo i cittadini nel mio interesse personale”) anziché in senso oggettivo (“io – oggetto – sono stato eletto dai cittadini, opero sul loro mandato nel loro interesse”). Pertanto la politica in questo caso diventa – dall’ “alto” verso il “Basso” – la spiegazione ai cittadini del pensiero del princeps di turno, anziché essere, come dovrebbe, la sintesi dei pensieri della gente, dal “basso” verso l’ “alto”.

Terza forma di attacco alla democrazia arriva dal proliferare delle leggi e delle regole in ogni ambito (plurimae leges corruptissima res publica, dicevano i Latini) nel senso che il meglio è nemico del bene: ne è testimonianza, tanto per citare un caso concreto, il guazzabuglio delle leggi fiscali o di quelle sui lavori pubblici, intrighi che richiedono, esigono, generano la nascita di classi di specialisti attivati per violentare il contribuente, oppure lo stato, oppure il concorrente onesto di una gara d’appalto. A seconda dei casi.

Altra forma di violenza è – da parte dei principes eletti/nominati di turno – la mancata regolare ordinata attivazione dei “passaggi della democrazia”, ovvero una rarefatta convocazione degli organi intermedi del flusso democratico (commissioni comunali, organi di partito, tanto per fare un paio di esempi), il che consente loro, nell’incertezza, nella confusione e nel vuoto decisionale che ne consegue, di pronunciare la micidiale frase “Si è venuta creando una situazione per cui …” e quindi di presentarsi come i salvatori della patria agendo secondo la loro personale volontà, indipendentemente da qualsiasi mandato politico.

download-1I segnali di pericolo? Le “lampadine rosse” di allarme? Ne ve cito solo alcune: in una riunione, quasi tutti si esprimono, quasi tutti cercano di sedersi nelle prime file. Quasi tutti perché uno solo si siede nell’ultima fila, non prende la parola, osserva, annota, registra … insomma: studia le forze del “nemico”. L’atteggiamento è falsamente rilassato, aria falsamente distratta, un po’ stravaccato sulla sedia, le gambe accavallate, le orecchie in corto, lo sguardo all’infinito e il cervello a massa. Solo apparentemente, però! Un altro segnale è il “dilazionare”. Qualsiasi cosa, qualsiasi adempimento, qualsiasi decisione, forti (si fa per dire) del fatto che chi fa può sbagliare e chi non (la) fa, aspetta le mosse altrui. Un altro segnale è il far prevalere delibere intermedie sullo Statuto. E non dico altro.

Pessimismo politico il mio? No, raga, bensì realismo, prudenza politica: si vis pacem, para bellum. Se vuoi vivere in una tranquilla democrazia, sii pronto a fare guerra ai suoi nemici. E poi … a pensar male …