LEGGE SULLA PARITÀ DI GENERE (IN TRENTINO)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2016 @ 7:34 am

Detto altrimenti: una mia lettera al giornale l’Adige, oggi pubblicata       (post 2462)

Amiche lettrici, amici lettori, per rispetto della privacy ometto il nome del destinatario della mia replica ad un suo intervento il cui contenuto è facilmente desumibile.

Inizia

Ex senatore ….. parità di genere? Si!

“Quod non vetat lex hoc vetat fieri pudor, ciò che non è vietato dalla legge può ben essere vietato dal pudore. Capovolgendo l’aforisma, possiamo dire che ciò che non si deve (ancora) fare per legge, tuttavia può esserci imposto dal pudore.

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La donna secondo l’ex senatore

Parità di genere, noi ultimi in Italia. E in Italia? L’Italia del voto alle donne (quando?), del delitto d’onore (fino a quando?), dell’adulterio solo al femminile … E il Trentino? Il Trentino oggi può e deve riscattarsi. E invece no, il, “già senatore …..”, dopo avere in altra sede difeso il proprio privilegio medievale di vitalizi spropositati e cumulati in quanto “deve ristrutturare il maso”, sulle pagine de l’Adige odierno (del 18.09.2016, n,.d.r.) rimpiange l’età (della pietra) nella quale le donne non avevano diritto di voto. Garantire loro lo stesso grado di eleggibilità degli uomini poi …   ci mancherebbe altro! Par che dica “La donna? Che la piasa, che la tasa, che la staga in casa”. L’ex senatore si rifà ad una “naturale propensione delle donne” a fare altro: gli affari domestici, appunto. E invece, caro ex senatore, panta rei, tutto scorre, tutto si evolve, per fortuna! Antidemocratica una legge che tende a favorire uguaglianza? Ma via … siamo seri … i suoi ragionamenti sono da arrampicata sul verglas … anzi, proprio sui vetri!

Pare che Lei, ex senatore, abbia trovato la macchina del tempo e ci parli chessò … dal 1950. Ora … visto che pare che Lei proprio ci si trovi bene in quegli anni, La prego, ci resti e lasci che noi si cerchi di rimediare ad insopportabili ritardi legislativi.

La legge deve essere uguale per tutti, uomini e donne senza discriminazione di razza, sesso, religione etc. Solo che Lei, caro ex senatore, vuole alcuni “più uguali” degli altri: i maschi al potere. D’altra parte la storia è dalla sua parte: nella (pseudo) repubblica ateniese di Atene, non avevano diritto di voto gli schiavi, gli stranieri, le donne. Ecco, le donne, vedete?

Infine, una piccola notazione, che mi si impone in quanto parte del genere maschile. Mi dà molto fastidio che simili cadute di stile si candidino a esprimerne le posizioni, secondo una logica corporativa nella quale – per altro – non saprei come riconoscermi. Davanti a un tale scempio dell’intelligenza, allora, non possiamo limitarci a garantire alle donne un sacrosanto diritto di replica. Sono proprio gli uomini – ove il senno ancora li abiti – a dover levare il primo scudo. Uno scudo su cui sia disegnato un sorriso e aggiunto un messaggio chiaro: “Senatore ….? No grazie.”

Finisce

Un’argomentazione “senatoriale”? Cito a memoria: “Se ora cominciamo a riservare quote alle donne, domani ci chiederanno di riservarle ai giovani, agli stranieri, agli operai, ai contadini,  etc.”. Ecco, Lei, ex senatore, vorrebbe mantenere una legge elettorale “indeterminata”, senza alcuna pre-garanzia per l’accesso delle donne all’elettorato passivo. Al che Le domando: quando si stabiliscono esenzioni e privilegi per tutti … ma proprio tutti … coloro che appartengono alla sua classe senatoriale, allora Ella, ex senatore, non si scandalizza e non reclama invece una legge “indeterminata” che al contrario attribuisca a lei solo i diritti spettanti anche agi cittadini “comuni” e non altri, quelli che invece quella legge “specifica” attribuisce solo a Lei e a tutti gli altri cittadini “speciali”. Come vede, anche sul piano della logica il Suo ragionamento fa acqua (acqua della fonte “Due pesi e due misure”).

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