UTOPIE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2016 @ 3:07 pm

Detto altrimenti: … ma mica tanto!                    (post 2547)

(Dicesi utopia un obiettivo  semplicemente non “ancora” raggiunto. Firmato io)

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Utopia, u-topos, non luogo, termine creato da tale Sir Thomas More, alias Tommaso Moro, alias San (since 1935, and still going strong!) Tommaso Moro nel 1500 con la sua “Utopia”: ventidue secoli di “utopie”, da quelle di Esiodo (Opere e giorni, vv. 106-201, Il mito dell’età, VII secolo a. C.) a quelle del “nostro” testè citato Santo (a fianco, nella traduzione di Maria Lia Guardini).

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Esiodo, si diceva … contadino poeta. Ecco, la sua è la prima “utopia” letteraria: egli ipotizza e descrive le età dell’uomo: oro, argento, bronzo, eroi e ferro. Un calando/crescendo di virtù/vizi, una esposizione piena di riferimenti etici (morali) in lui strettamente connessi alla religione. Per Esiodo la religione “è” anche morale (nota del redattore, cioè mia: a mio avviso, oggi la “mia” religione “ha” una morale ma “è” altro: è Creazione e Resurrezione. Ma questa è un’altra storia. Fine della n.d.r.). Il meglio in Esiodo è rappresentato dalla vita secondo natura nella natura, una sorta di paradiso terrestre. Il peggio, da un sistema in cui vige su tutto e su tutti il diritto della forza: ma no…?!

Dice … e dagli con la religione! Ok amici, ma sappiate che io sono un laico, il che vuol dire semplicemente che sono per il pluralismo, il rispetto delle idee (e delle religioni altrui purchè non neghino la mia). Scriveva Voltaire: “Io la penso in modo opposto al tuo ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimere il tuo pensiero”. Sul pluralismo mi permetto di suggerire la lettura di un libricino molto intenso: “Laicità, grazie a Dio” di Stefano Levi Della Torre, Giulio Einaudi Ed. 2012. E’ illuminante.

Esiodo, figura storicamente ben definita, si ricollega (consapevolmente? Non lo sapremo mai!) a Omero (figura indefinita) là dove rappresenta un parallelo fra il mondo omerico (positivo) dei Feaci e quello (negativo) dei Ciclopi. La differenza è che – applicando una classificazione Leopardiana – i Ciclopi sono “primitivi” (selvaggi), ovvero non hanno ancora raggiunto il livello della civiltà. Gli uomini dell’età del ferro in Esiodo sono “barbari”, ovvero sono giunti a quello stadio regredendo dai livelli superiori che abitavano prima.

Secondo personaggio: Aristofane con la sua commedia “Uccelli”. Un mondo fantastico, ideale creato da due idealisti che però, giunti al potere, non sono più tali. Chi vuol capire, capisca!

Il terzo “utopista” di cui vi voglio brevemente parlare (anzi, scrivere!) è tale Diodoro Siculo (I° sec. A. C.), autore della corposa Bibliotheca Historica (II°, 55-60). Molto probabilmente l’ispiratore diretto di Tommaso Moro. Anche i suoi “eroi” viaggiano per mare, raggiungono l’isola-stato ideale, etc. ma dopo un po’ ne vengono cacciati perché incapaci di correggere i loro cattivi costumi della cultura d’origine. Tema ripreso fra gli altri da Italo Calvino nel suo Barone Rampante: dopo una vita (mal) vissuta politicamente, ben difficilmente si può cambiare …. Chi vuol capire … (v. sopra).

Quarto personaggio di questa breve rassegna: Dione di Prusa, ricco letterato. Anche qui un “ritorno alla natura”, stupore per la struttura della città.

E per finire, Luciano di Samosata, un persiano a cavallo … no, non a cavallo di un caval, ma vissuto a cavallo fra il II° e il III secolo d. C.. con la sua Vera Historia, 1-3 Proemio. Egli non crede nell’idea della polis, bensì nella ragione dell’individuo cui però fa riferimento in modo ironico: viaggio per mare, marinai e nave ingoiati dalla balena, etc.. Ci ritroviamo un po’ di Pinocchio e un po’ di Giulio Verne con le sue 20.000 leghe sotto i mari.

Conclusione? L’esigenza di un modello ideale, sempre avvertita. Il modello rappresentativo prescelto? La favola? L’invenzione, la finzione? Perchè mai non discorso politico diretto? Quello che maggiormente si avvicinò a tale modello, sia pure ancora sotto forma di “favola”, fu appunto Tommaso Moro, ma gli tagliarono la testa! (Ah … ho capito …)

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P.S.: Dice … ma che? E’ tutta farina del tuo sacco? Dico: quando mai! Sono appena tornato dalla “Lettura dei Classici” condotta dalla Prof (senza puntino!) per antonomasia, Maria Lia Guardini, nella Biblioteca Comunale di Trento. Prossima seduta: fra 14 gg, il 6 dicembre su “La peste” in Tucidide e Lucrezio.

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Buone utopie a tutte e a tutti!

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