POLITICA, DEMOCRAZIA E AUTONOMIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2016 @ 8:47 am

Detto altrimenti: proviamo a ragionare un poco, partendo dalla cultura dell’antica Grecia                                    (post 2549)

Polloi, i “molti”. Politica, da polis, città, il luogo dei “molti”. Politica è un aggettivo sostantivato che presuppone un sostantivo: la archè, la capacità di operare per il telos, uno scopo: il Bene Comune. E fare politica democratica, del demos e per il demos (popolo), significa

  1. parlare con la gente, ascoltarla, rispettarne il voto;
  2. sintetizzare le istanze in organismi politici;
  3. affidarne infine l’esecuzione agli organi di governo.

Questo è l’unico modo di fare politica in modo democratico, quello che nasce dalla base e realizza la vera democrazia ovvero il “potere del popolo”. Non il contrario, una pseudo democrazia calata dall’alto che invece è il “potere sul popolo”.

Ma … chi sta “in alto” se non gli eletti “dal basso”? Ecco, quello che si deve evitare è una sorta di inversione termica del processo democratico di formazione della volontà politica. Questo deprecabile “procedimento inverso” infatti, oltre che a violare la sostanza, violerebbe anche il metodo della formazione autonoma del pensiero e del voto di ognuno: quindi sarebbe un agire anti democratico e anti autonomista.

Il primo segnale di questa degenerazione si ha quando taluno cercasse di impadronirsi personalmente di un simbolo politico, simbolo che invece deve appartenere a tutti coloro che vi si riconoscono e che per questa violenza da elemento di unione diverrebbe elemento di divisione.

Chi “sta in alto” (e come ho detto poc’anzi vi sta solo per esservi stato collocato da “chi sta in basso”) … chi sta in alto anche quanto a remunerazione, benefit, vitalizi, etc., spesso definisce “immaturo” l’agire di chi pretende il riconoscimento del proprio ruolo di “fonte prima di ogni mandato politico”. A costoro mi piace citare il Leopardi che distingueva fra gli immaturi, ovvero coloro che sono sulla via della maturazione, e i “barbari” (sic) ovvero coloro che a suo tempo furono maturi ma che ormai si sono definitivamente corrotti, consumati, esauriti. Infatti a mio sommesso avviso è esaurita la fase delle leadership personali individuali, delle decisioni top down: tutto un modo invecchiato di fare politica che credo fermamente debba essere sostituito dalle decisioni condivise, dal lavoro di squadra, dal mettere in comune responsabilità, potere e rischi.

Ho iniziato questa mia breve riflessione parlando dell’obiettivo Bene Comune e con il Bene Comune la termino. Secondo l’insegnamento di chi per primo ha messo a fuoco questo concetto, Don Lorenzo Guetti, un Bene è Comune in quanto costruito in comune sin dall’inizio con l’apporto personale e diretto di ognuno, e non perché trovato già confezionato da altri e semplicemente goduto in comune: questi infatti sono “solo” beni collettivi, pubblici e hanno un altro significato. Ecco, la vera Democrazia e la vera Autonomia sono a mio avviso il primo Bene Comune da realizzare. Tutti insieme, in comune, appunto! Altrimenti i “polloi”, i molti di cui parlavo all’inizio diventano solo … polli!

Fine

Dice … cheppalle questo blogger ‘sta mattina … Evvabbè, raga, ogni tanto mi scappa anche un tentativo di ragionamento un po’ più profondo, ecchessaràmmai?