IL MESTIERE DELLE ARMI, DI GENITORE, DI SKIPPER, DI ELETTORE, DELLA POLITICA, ETC.

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2017 @ 7:44 am

Detto altrimenti: … detto in modo diverso rispetto al comune dire, sennò che “altrimenti” sarebbe mai?       (post 2608)

(Fatto eccezionale: oggi finalmente abbiamo la neve a Trento! Ecchè? Era ora che la neve si decidesse a fare il suo dovere! Cosa è tutto ‘sto nevicare solo al centro sud, ecceddiamine!)

Anteprima

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Trento, venerdì 13 gennaio 2017, ore 07,30

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Un mio amico (Z. P.) si lamentava: mi mancano i tuoi post. In effetti ai primi di gennaio sono stato in viaggio di nozze (il 46°, cfr. post) ed ho scritto un solo post, lungo lungo. Al mio rientro, dopo essere stato al … “sole caldo” del nostro Sud (neve e vento a 50 nodi!) un po’ di influenza non me l’ha tolta nessuno, ed allora eccomi qui, privato (solo momentaneamente) del mio sci quotidiano, a scrivere i miei posts (quella “s” finale fa ridere, ma l’ho fatto a bella post …a (ah … ah …!): se non si ride a questa età, quando si riderà mai?).

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Fine dell’anteprima. Ora possiamo cominciare.

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Quanti nostri F24 ci vogliono per comperare anche un solo F35?

Il mestiere delle armi, un bel film di Ermanno Olmi. Ho iniziato con questo titolo per attrarre la vostra attenzione. Ma vediamo un po’ di scendere nei particolari. Le armi. Io sono stato Sten. Cpl. – Sottotenente di Complemento negli alpini della Tridentina. Oggi credo che mio abbiano promosso “maggiore”, devo informarmi. Tuttavia sono contro l’uso delle armi, contro la guerra. Ed allora, allora molto meglio oggi avere un esercito di volontari ben addestrati e consapevoli che non masse di inconsapevoli e per niente convinti della propria missione, che deve essere una missione di pace. Strano, vero, sentire parlare di missione di “pace” in capo ai militari? Eppure è così: si vis pacem para bellum. Solo un dettaglio: oggi più che mai serve un “esercito di terra” (lasciamo agli altri, a chi li fabbrica, i costosissimi F35!), quello che aveva costruito Milosevich, quello che aveva impensierito l’occidente al punto che gli aveva richiesto indietro i prestiti; che poi lui a sua volta ne aveva spalmato la restituzione a carico dei singoli stati confederati; che poi la Croazia e la Slovenia hanno detto no, tu ci hai fatto il tuo esercito e la tua burocrazia pagateli tu i debiti; che poi il Vaticano ha appoggiato la secessione della Croazia; che invece la Chiesa Russa e Greca si è schierata con la Serbia (ed ecco sempre di più le ”due Europe”); che poi i fondamentalisti islamici dell’Arabia Saudita, del Sudan e del Pakistan accorsero “volontari” (con armi d’oltre oceano) a sostegno della Bosnia contro la Serbia; che poi l’Europa si accodò nel bombardare Belgrado; che poi io stesso vidi sulle autostrade venete verso il nostro confine orientale colonne di fuori strada militari trainanti cannoncini anticarro guidati da persone di colore o da biondi rapati a spazzola; che poi la Slovenia non fu coinvolta anche perché in Slovenia non si poteva accampare la scusa di un conflitto interreligioso; che poi si decise che si erano ammazzati abbastanza e un manipolo di legionari della legione straniera con una nave di armi in una settimana organizzò e realizzò il ritiro dei Serbi; che poi noi da Trento si andò più e più volte a Prijedor nella Repubblica Serba di Bosnia a portare aiuto; che poi per fortuna le prime volte era estate così con gli occhiali da sole non si vedeva che io piangevo “al veder tanto macello”. Due mie poesiole:

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Prijedor di pietra / scalzata / bruciata / stupita / perché / ti domandi / e lanci il tuo urlo / di rabbia / al cielo di tutti / ma solo per te /da troppo / lontano / perché / mi domando / e ti prendo per mano / e ascolto la voce / di spazi / ricolmi di muto dolore / e mentre sorridi / al piccolo gesto d’amore / io smetto / di esser straniero / a me stesso / e mi sento più vivo / grato del dono / che offri / al tuo pigro / distratto / amico tardivo. 

Mesi dopo: Natale di guerra in Bosnia

la testa schiacciata / la bocca ricolma / di sangue e sudore / nessuno richiude la mia ferita / di luce / del giorno che fugge / nemici colpiscon da terra / amici dal cielo / vicino al mio viso / un’ape / senza ricordi / che altri le possan rubare / sugge il suo fiore / respiro il sapore / di guerra / è freddo / il cuscino di terra / mi copre soltanto / la voglia del tempo / un’ape d’acciaio / precipita al suolo / un miele che incendia / svanisce il frastuono / no / non cambiate canale / … / è Natale / perdono / chi ha regalato / gioielli di piombo e di fuoco / ad un corpo / ormai di nessuno / ed esco di scena / in fretta / in silenzio / da solo

Ecco, ho ripescato due mie vecchie poesie ed ho scritto questo pezzo alla “latina” ovvero come un “sermone”: sermones erano quei brani scritti “come si parla”. Ma cambiamo mestiere.

Il mestiere di genitore. E’ di ieri: una mamma di tre bimbette, al fine di attirare l’attenzione del marito “distratto” somministra alla più piccola (tre anni!) medicine pericolose (sedativi per adulti!)  nel biberon: in una settimana due ricoveri urgenti al pronto soccorso per rischio di arresto cardiaco. Le analisi svelano il crimine. Il giudice sottrare la potestà genitoriale ai due e affida le tre bimbe ai servizi sociali. Una tragedia per le tre bimbe. Mi chiedo: per guidare un’auto occorre frequentare una scuola e munirsi di patente. E per mettere al mondo figli, niente? Io non ho la risposta, ho solo la domanda.

Da Whisper nelle Bocche

Timone trattenuto con il piede, una foto fra i trenta nodi delle Bocche di Bonifacio

Il mestiere di skipper. Hai soldi, ti comperi un grosso yacht a motore, ti serve anche la patente nautica … la puoi conseguire regolarmente oppure … te la vendono con lo yacht nel senso che vi sono uffici “sensibili” a questo genere di problemi. Come faccio a dire ciò? Io ho conseguito la patente nautica a Chioggia. Ero già un discreto velista regatante nei ventoni dell’Altogarda Trentino. Dopo aver traversato a vela in quattro giorni da S. Vincenzo (LI) Livorno a Palau, mi sono trovato a navigare in solitaria con la mia barchetta a vela (un FUN da regata, 7 metri per 1000 kg di dislocamento) nei forti venti dell’arcipelago della Maddalena, per essere fermato da un grosso yacht a motore che mi chiedeva come si fa per andare a Palau! Sempre in Sardegna, un altro: io parto da Genova e seguo il traghetto: solo che questa volta ho sbagliato traghetto e mi sono trovato a S. Teresa di Gallura invece che a Palau. Ora mi devi spiegare come faccio per tornare a Genova. Rispondo: segui la rotta di 358 gradi, vai a nord”. Replica: “a nord di dove?” Ancora: scende dal traghetto un fuoristrada gigante trainante un motoscafo “a punta” di quelli superveloci. Io sono nella darsena per alcune riparazioni al FUN. Lui mi si avvicina: che c’hai la mappa? La carta nautica, intende? Si, grazie … la guarda, indica con il dito alcuni puntini sulla carta (secche di granito a fior d’acqua): e queste che so’? Secche, rispondo. Che me frega, io do’ una sgassata e le supero. Avrei altri casi ma ve li risparmio.

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Ragionare sul voto? Ma volete mettere …?

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Il mestiere di elettore. Anche qui, per guidare un’auto … (vedi sopra), ma per contribuire a guidare il paese, no, niente. Dice: ma che, mi fai il classista, l’antidemocratico? No, semmai mi batto per una maggiore diffusione della cultura civile e politica, per evitare che la gente vada a votare con la pancia. Ultimo referendum. Amici iscritti ad un sindacato: noi compatti votiamo no! Dopo il voto, gli stessi: sai, abbiamo votato si. Una signora: io ho votato no per difendere la nostra autonomia trentina. Replico: allora vuol dire che tutti i Bolzanini – che hanno votato si – vogliono perdere la loro autonomia. Io … cosa dico? Che mi fa paura che i 13,5 milioni di telespettatori che hanno assistito alla finale dell’ “Isola dei Famosi VIP” probabilmente nella stragrande maggioranza siano anche elettori.

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Il mestiere della politica. Anzi, i mestieri della politica. Infatti ve ne sono due: quello che si fa per avere stipendio, vitalizio, benefit, potere (questo mestiere non mi riguarda!); e l’altro, quello che – da pensionato – mi sono messo a fare anch’io, senza richiedere posti né in politica né nella società (io ormai sono libero da- e libero di-). Voglio parlare brevemente di questo secondo “mestiere”: studiare la storia, l’economia, la sociologia; incontrare la gente, sollecitarne l’espressione, studiarne i problemi, proporre e realizzare le relative soluzioni; difendere il rispetto delle leggi ma non solo: infatti quod non vetat lex hoc vetat fieri pudor. Fare tutto ciò “a gratis”.

Etc. Etc.

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