LO STATO DI ECCEZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Febbraio, 2018 @ 12:17 pm

Detto altrimenti: si dice che “l’eccezione fa la regola”, ma quando è troppo è troppo! (post 3077)

Care lettrici e cari lettori, salve! Rieccomi a voi dopo un’assenza di … un paio d’ore! E come? Con una ripresa, riveduta e corretta di argomenti già esposti in passato, sapete … repetita iuvant! Ed allora riprendo “lo stato di eccezione”. Dai, leggetelo, non è palloso né complesso … no: anzi, è molto attuale. Grazie poi se lo voleste commentare: vi aspetto!

downloadLo stato di eccezione. Ne parlava Carl Schmitt nel suo libro “Dialogo sul potere” (Adelphi). Chiarisco subito: lungi da me approvare le tesi di un filonazista che ha rischiato di essere processato a Norimberga. Morto nel 1985, resta tuttavia un “terribile giurista” un filosofo del diritto, un giurista internazionalista. Egli – fra l’altro – teorizzò che il sovrano, il tiranno, il capo di tutti e di tutti è colui che, valutate le circostanze, può decretare e applicare lo stato di eccezione ovvero la sospensione del diritto e delle regole generali. Richiamo questa sua teoria in relazione ad un mio scritto, là dove parlavo della laicità (= pluralismo): a proposito delle “eccezioni di legge” rispetto alla “legge uguale per tutti”, mi chiedevo chi avesse il potere di stabilire la linea di confine fra le eccezioni di legge (peraltro già loro da maneggiarsi con cautela!) da un lato e le violazioni della legge, dall’altro. Mi spiego con alcuni esempi.

  • Chi ha il potere di decidere che una “gestione separata INPS” che garantisce pensioni super d’oro ad una classe di privilegiati, sia una eccezione di legge e non una violazione della regola generale che stabilisce un tetto massimo ed un livello minimo per tutti?
  • Chi ha il potere di decidere che il “diritto acquisito” di un Ministero di gestire al proprio interno una fetta (troppo, n.d.r.) ragguardevole di fondi pubblici (assicurati per più anni indipendentemente dall’evoluzione del quadro delle priorità nazionali) sia una eccezione alla legge di una equa e aggiornata distribuzione delle risorse e non sia invece una violazione di tale norma?
  • Ancora: una legge stabilisce che nessun lavoratore RAI possa essere pagato più di 240.000 euro l’anno (e già mi sembra molto!), con eccezione degli artisti. Ma allora, se si vuole vsuperare questa norma, cosa si fa? A due notissimi presentatori TV si fa un contratto da “artista”. Eccezione o violazione?
  • Chi stabilisce – in deroga alla legge generale – che si può andare in pensione a 55 anni perché quel lavoro è più usurante deli altri lavori usuranti?
  • Last but not least: lo statuto di un partito politico stabilisce che i componenti della commissione elettorale non possono essere candidati? Ed allora un gruppo di dirigenti di partito si riunisce e decreta il contrario come una accettabile ed accettata eccezione alla regola statutaria. A questo punto chiedo: chi ha il “potere”? L’iscritto che ha votato quello statuto o quei tali che lo violano?

Ecco, la sospensione della validità generale di un principio, di una legge; lo stabilire eccezioni e ancor peggio definire eccezioni quelle che invece sono vere violazioni; cambiare leggi superiori con decisioni di organi di livello inferiore: ecco i punti sui quali soffermarsi a ragionare un po’ di più a vantaggio di una democrazia “vera”, quella che attribuisce il potere al popolo secondo regole e leggi generali e non a chi vive di eccezioni e violazioni della legge.

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