LE PRIMARIE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Aprile, 2018 @ 6:51 am

Detto altrimenti: dopo la scelta dei partiti, quella dei supercandidati   (post 3139).

Avviso: stiamo cercando tricicli e biciclettine per bimbi che non ne hanno. Grazie di cuore da parte loro se ci date una mano … (miei rif.: 335 5487516 – riccardo.lucatti@hotmail.it)

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La tomba di Carlo Levi ad Aliano (Matera)

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“Cristo si è fermato ad Eboli” (Carlo Levi): e la DD-Democrazia Diretta si è fermata … ai partiti! Infatti il sistema elettorale, quanto ai suoi contenuti di democrazia – poca o tanta che sia – è fondamentalmente incentrato sulla scelta di un partito e/o di una coalizione sia pure con il “corredo” della foto, del nome, della parola (nei comizi) di uno o più candidati. Questa “QDD-Quantità di Democrazia Diretta” tuttavia in gran parte di si perde quando, nel secondo passaggio, all’interno di una coalizione si candida l’appartenente al partito che ha preso più voti e si nega al cittadino una sorta di “secondo turno” ovvero gli si negano le “primarie” per la scelta del candidato-Persona della coalizione. Si tratta di punti di vista, di opinioni, ovviamente. Ed io mi permetto di esprimere la mia a fianco di tutte le altre.

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Airone cinerino francese in volo sopra la palude

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Di fronte alla palude generata dalla nostra legge elettorale, considero (ed ammiro) il sistema francese a doppio turno: dopo il primo turno, si fa il ballottaggio fra i primi due, con premio di maggioranza. Il sistema è maggioritario con soglia di sbarramento bassa, per cui l’opposizione è proporzionale: tutti hanno una rappresentanza in parlamento (ma il sistema è governabile!).

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Doppio turno: ecco, le primarie sul candidato sono un po’ come una sorta di doppio turno all’interno della coalizione vincente. Già, perché se è vero che la Storia è fatta di compromessi (“I conti con la Storia, Paolo Mieli, Rizzoli Ed,) e che il compromesso solo raramente è qualcosa di negativo, ciò è a maggior ragione vero ad iniziare dal singolo individuo, il quale, nell’operare la scelta del voto, scende ad un compromesso, premiando alcuni valori e “semplicemente sopportando” di aderire ad altri.

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imagesOrbene, nel sistema che sto cercando di difendere, nel primo turno si ragionerebbe su “partiti con leader”, nel secondo turno su “leader con partito”. Si tratta, da parte del singolo individuo, di procedere secondo un procedimento logico di “scremature successive”, un po’ come quando si scava per fare riaffiorare reperti archeologici o come quando ci si trova improvvisamente di fronte a tale scoperta: prima si elimina lo stato di terra superficiale, magari inconsapevolmente, con una ruspa; per levare il secondo strato si procede con una pala, poi con una paletta ed infine con un pennellino.

Ecco, le primarie sulla Persona del candidato della coalizione vincente sono un po’ come usare il “pennellino del ragionamento” sulle Persone, che sono sono la componente più rilevante all’interno di ogni sistema complesso, di qualunque ambito si stia trattando, sistema fatto di “ideali, idee, regole, hardware, software,  Persone” (la “P” di Persone è maiuscola non a caso).

In altre parole: non è detto che all’interno di una coalizione, il partito più votato – per questo stesso fatto – abbia al suo interno necessariamente  anche le Persone più quotate (preparate) per far progredire la coalizione anche dopo il voto.  Infatti, se prima del voto si tratta di “strategie elettorali”, dopo il voto si tratta di “credibilità personale e capacità di governo”, la quale presuppone una cultura la più ampia ed approfondita possibile. Infatti, il concetto di “coalizione” deve valere per tutto il percorso, dalla campagna elettorale al governo di un territorio, per mettere in campo, in successione, 1) la migliore idea (o la migliore promessa); 2) la migliore organizzazione elettorale; 3) la migliore  Persona. D’altra parte vi sono partiti che propongono da sempre l’elezione diretta del Capo dello Stato: analogamente dovrebbero essere favorevoli alle primarie di cui sopra.

La strategia elettorale è fatta di organizzazione, di slogan, di gazebi, scelta di promesse (promesse) vincenti – L’attività di governo è fatto di pieno contatto con la realtà, con la complessità dei problemi e della loro soluzione, è fatto di “amministrazione” nel senso più nobile del termine. Di tratta di due capacità diversissime. La scelta del candidato non-migliore, scelto senza primarie ma semplicemente perchè appartenente al partito più votato, può danneggiare sia quel partito che tutta la coalizione. Infatti spesso il candidato princeps del partito poi risultato il più votato, è anche il più radicale; il più intransigente; il più esposto all’insuccesso di non riuscire a mantenere le promesse elettorali; il meno disposto ai compromessi da cui, da che mondo è mondo, è fatta la politica concreta. Insomma, ci sono persone e persone: alcune capaci di  conquistare  territori; altre di gestirli.

Last but non least, il rapporto con l’elettore, in caso di primarie è (finalmente) molto più diretto: si accorcia la catena di trasmissione della democrazia, la cui (eccessiva) lunghezza talvolta provoca una distorsione simile a quella che si ha quando i bambini giocano al “telefono”: il primo sussurra una parole nell’orecchio al secondo, molto velocemente, e così via. All’ultimo arriva una parola totalmente diversa da quella lanciata all’inizio del gioco.

Dice … ma tu blogger, fossi un poco machiavellico? Ebbene si, raga, lo ammetto …

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