25 APRILE LA LIBERAZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Aprile, 2018 @ 5:44 am

Detto altrimenti: da Genova al Trentino    (post 3150)

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Genova, Corso Gastaldi. In primo piano la Casa dello Studente, famigerata prigione fascista

La liberazione. Liberazione da una guerra disastrosa, nella quale ci aveva fatto precipitare il fascismo, alla quale si era aggiunta una guerra civile altrettanto disastrosa, verso la quale ci aveva fatto precipitare la casa Savoia. La mia vita: io, classe (3 febbraio) 1944, i primi 30 anni Genova, circa 14 fra Torino e Monza, da 30 in Trentino. Totale 74: i conti tornano. A Genova abitavo nel quartiere di Albaro a ridosso del quale, verso monte, nel quartiere di S. Martino, c’è Corso Gastaldi, sul quale si affaccia la Casa dello Studente, famigerato luogo di torture fasciste. Corso Gastaldi, Corso Aldo Gastaldi. Aldo Gastaldi (Genova, 17 settembre 1921 – Desenzano, 21 maggio 1945), il più autorevole, efficiente, amato capo partigiano della zona dell’entroterra Ligure-Genovese. Nome di battaglia: quello di un torrente “cittadino”, poi ingabbiato dall’asfalto dell’uomo che ne causò la micidiale alluvione dell’autunno 1970: Bisagno.

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Bisagno. Sportivo, cattolico, a-partitico. Quando alla liberazione la politica forzava i suoi uomini – che lo adoravano – ad iscriversi al PCI, i suoi amici gli suggerirono di creare un distaccamento suo, a-partitico, che tutti lo avrebbero seguito. Bisagno si oppose, perchè, disse “Se faccio così trasformo i miei uomini in ribelli ed annullo i meriti che si sono guadagnati con tanti mesi di lotta in montagna”. Dopo la fine della guerra, abbarbicato sul tetto di un camion, accompagnava a casa loro, in Trentino, un gruppo di Alpini trentini a testimonianza della loro appartenenza alla Resistenza (alla quale avevano aderito abbandonando la Divisione Alpina Monte Rosa costituita “spintaneamente” in Germania) e quindi a garanzia della loro incolumità. A Desenzano, per una curva improvvisa del mezzo, veniva sbalzato a terra e moriva travolto dalle ruote.

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La resistenza, la democrazia. Quella di cui oggi godiamo e spesso non valutiamo nemmeno per quello che vale, tanto “ci siamo abituati”. Quella che consente al giornalista Alberto Matano di gestire una trasmissione televisiva (“Sono innocente”, RAI 3) sui macroscopici errori della magistratura  e di pubblicare un libro dal titolo “Innocenti- Vite umane segnate dall’ingiustizia”. Persone condannate ad anni di carcere perché … perché la prova calligrafica che li ha salvati è stata fatta sette anni dopo; perchè non si sono cercati riscontri seri alle dichiarazioni di un criminale pentito; perché … si è scoperto solo dopo molti anni di carcere che non solo “non hanno commesso il reato” ma più spesso addirittura che “il fatto non sussiste” (!) … perché … insomma, leggetevi il libro, ascoltate quella trasmissione TV.

Ecco, questo è il mio modo di celebrare la data del 25 aprile. Il modo di un Genovese trapiantato in Trentino, di un ex Sottotenente di complemento della Brigata Alpina Tridentina che vuole ricordare un suo conterraneo morto mentre stava riportando a casa loro, in Trentino, un gruppo di Alpini Trentini. Chissà se uno di quegli Alpini è ancora vivo … mi piacerebbe incontrarlo . . .

Andrò da Trento a Desenzano, cercherò il punto preciso dell’incidente mortale e deporrò un fiore colto qui, nelle montagne del Trentino.

P.S. del 27 aprile: non posso fare a meno di allegare qui di seguito una nota sulla rappresentazione di Alfonso Masi, Ester D’amato e Mimmo Iannelli (con la fisarmonica di Luciano Maino), di ieri nella sala Falconetto del Palazzo Geremia in Trento:

Farà giorno 26 aprile

Contenuti e loro rappresentazione veramente toccanti. Bravi gli autori, bravi gli interpreti!