IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Agosto, 2018 @ 3:11 pm

Detto altrimenti: una mia lettera ad un quotidiano locale       (post 3286)

Egregio Direttore, questo è veramente il governo del cambiamento. Solo che mi pare che si stia cambiando in peggio: infatti, dopo che è stato promesso tutto a tutti (un novello Paese dei Balocchi), i novelli Mangiafuoco ci stanno trasformando tutti in asinelli, perché alle parole stanno seguendo i (mis)fatti. Ne elenco alcuni.

Si rimprovera alla Fornero di avere sbagliato i conti degli esodati, ma ora questo governo i conti non li si fa per nulla: a farli è rimasto solo il Presidente dell’INPS Boeri, ma il governo dice che i suoi sono “numerini”.

Sui vaccini arriva l’obbligo facoltativo: torniamo indietro di secoli.

I nostri giovani (eccellenti) laureati emigrano all’estero? E il governo si occupa degli immigrati.

La politica del governo fa crescere lo spread? Basta invertire causa ed effetto e dichiarare (Giorgetti) che “ci si attende un attacco della speculazione finanziaria”. Italia come Turchia: loro hanno Allah, noi forse potremmo provare con San Gennaro. Ma no, cosa dico? Un altro sponente di quel gruppo – vicepremier – dice che non è vero: nessun attacco all’orizzonte …

Il servizio militare è volontario? E il governo lo rivuole obbligatorio. Ma quanto ci costerà?

Europa: il governo dice: rispetteremo i vincoli UE ma prima gli Italiani, cioè quei vincoli possono essere superati.

Il nostro premier  si incontra con Trump che gli dice “Dovete esportare di meno negli USA e importare di più i nostri prodotti; dovete investire di più in armamenti Nato”. Trump a muso duro e il nostro premier sorride.

Ma la ciliegina è il progetto della “Democrazia diretta”. Alcuni di loro lo stanno ripetendo con insistenza: “Italiani, vi daremo la democrazia diretta, il Parlamento non servirà più”. Ora, quel “diretta” è il participio passato del verbo dirigere, transitivo (cioè che richiede un complemento oggetto) e come tale ha sempre significato passivo: “diretta da …”. Da chi, appunto? E’ presto fatto: si introduce 1) il referendum propositivo (oggi esiste solo quello per l’abrogazione di una legge, abrogativo): 2) si elimina l’esigenza che i proponenti siano un certo numero consistente (si elimina l’esigenza del quorum); 3) si stabilisce per il Parlamento l’obbligo di calendarizzare la proposta referendaria entro tempo brevi; 4) si introduce il vincolo di mandato per i parlamentari, ed il gioco è fatto: a legiferare sarà l’oligarchia che ha il controllo della rete attraverso la quale sono stati eletti i parlamentari, ridotti ad una schiera di soldatini ubbidienti. Chi sta organizzando tutto ciò ha capito che così come gli è riuscito il successo elettorale, con lo stesso sistema gli riuscirebbe un nuovo successo: quello della riunificazione del potere esecutivo con quello legislativo. Resterebbe poi da gestire il potere giudiziario, ma … ogni cosa a suo tempo, un passo alla volta!

“Democrazia” nei millenni ha assunto successivamente tre significati: potere sul popolo (democrator era il tiranno); strapotere del popolo; potere del popolo. Oggi mi pare che noi si sia avviati a passare dal terzo significato – quello odierno, il potere del popolo – al secondo: lo strapotere del popolo (della rete), per poi regredire al primo: il potere del gestore della rete sul popolo.

Ma … nel frattempo cosa succede? Il debito pubblico cresce, la produttività diminuisce, vien meno la fiducia degli investitori esteri: la soluzione? Usciamo dall’euro e diciamo che la nostra lira vale tanto, di più, molto di più! Peccato solo che l’Italia sia un Paese importatore di materie prime e di energia, peccato che quando la vorremo spendere all’estero, la nostra lira varrebbe poco, di meno, molto di meno.

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“Navigatori questi qui? Non mi pare …”

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Ma loro vogliono cambiare, ignorando – o non avendo per nulla – l’esperienza di governo, di cultura e di vita che sarebbe necessaria. Vogliono cambiare la rotta alla nave Italia imprimendo alla barra del timone un movimento troppo brusco, con il rischio di spezzare l’asse del timone oppure – nel migliore dei casi – mandandone la pala in “cavitazione”, con il solo effetto di rallentare molto la navigazione senza incidere minimamente sulla rotta.

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E dire che gli Italiani erano un popolo di navigatori …