ACCADEMIA DELLE MUSE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Gennaio, 2019 @ 10:36 am

Detto altrimenti: seratona del 7 gennaio 2019    (post 3471)

Chi bene incomincia … e noi dell’Accademia abbiamo incominciato benissimo! Già, il primo evento dell’Anno 2019 è stato un Evento con la E maiuscola! Sentiamo un po’: che ne dite – nella prima parte della serata – del concerto per pianoforte (Cristina) e voci (Giovanna contralto, Letizia soprano) Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi?  Tre mesi di prove e lavoro intenso per regalarci questa emozione di un superconcerto privato, come erano quelli che si eseguivano al tempo del Pergolesi! L’esecuzione musicale e canora è stata preceduta dalla lettura da parte di Stefano della presentazione del’Autore e della sua opera:

Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi è stato un organista, violinista e compositore di opere e musica sacra dell’epoca barocca. Nacque a Jesi in provincia d’Ancona nel 1710. La famiglia era originaria di Pergola, in provincia di Pesaro-Urbino, così divenne nota come i Pergolesi. Giovanni Battista ebbe una giovinezza relativamente agiata, ma perse i genitori precocemente, oltre a due fratelli e una sorella. Fece i primi studi di organo e violino nella città natale, durante i quali mostrò notevole talento. All’età di quindici anni fu ammesso nel celebre Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli, dove studiò composizione e si diplomò a 21 anni.

La sua opera più conosciuta e ancora oggi regolarmente inserita nei programmi dei maggiori teatri mondiali è La serva padrona, un breve intermezzo buffo in due atti. Questa composizione, di carattere allegro e scanzonato e non priva di malizia, rappresenta situazioni e personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionale commedia dell’arte. Dal punto di vista compositivo rappresenta uno tra i primi esempi della naturale evoluzione del linguaggio musicale barocco precedente. La sua musica apparentemente spontanea e fresca, riflette la società napoletana, venata da uno stile popolare, in cui sono alternativamente presenti motivi spagnoli e scene comiche, così come sentimentali e eroiche. 

GB Pergolesi

Alla fine del 1735 le condizioni di salute di Pergolesi peggiorarono, si ammalò di tubercolosi e decise di ritirarsi a Pozzuoli, dove si riteneva ci fosse un clima salubre e poteva contare sull’asilo e l’assistenza medica del locale convento dei cappuccini. Nei suoi ultimi mesi di vita compose quelli che sono considerati il suo lascito più importante nell’ambito della musica sacra: si tratta del Salve Regina del 1736  e del coevo Stabat Mater per orchestra d’ archi, soprano e contralto.  Il testo latino dello Stabat è stato composto da Jacopone da Todi: la prima parte è una meditazione sul dolore di Maria durante la crocifissione di Gesù, la seconda invece è un’invocazione in cui l’orante chiede di poter partecipare allo stesso dolore che Maria ha provato durante la passione del suo Figlio. Afflitto fin dall’infanzia da seri problemi di salute – si ritiene fosse affetto da spina bifida o da poliomielite – Pergolesi morì di tubercolosi a soli 26 anni, nel 1736, nel convento dei cappuccini di Pozzuoli. 

Completato, secondo una tradizione della quale non è possibile appurare l’attendibilità, il giorno stesso della morte, lo Stabat Mater è probabilmente l’ultima opera del Pergolesi che, quasi presago della triste fine che lo attendeva, cercò di portare a termine questo lavoro per assolvere all’obbligo morale che sentiva verso il committente, che lo aveva già pagato. Infatti i Cavalieri della Vergine de’ dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo glielo avevano commissionato perchè avevano deciso di sostituire il vecchio Stabat Mater di Alessandro Scarlatti, che era stato eseguito ininterrottamente per circa vent’anni e che era loro venuto a noia.

Nonostante le sue condizioni di salute peggiorassero di giorno in giorno, Pergolesi, con straordinaria professionalità, si dedicò alla composizione dello Stabat dall’alba alla sera, con la sola interruzione del pranzo, indebolendo ancor di più la sua salute malferma. Nell’autografo della partitura, conservato presso la biblioteca del Monastero di Montecassino, è possibile rilevare una certa fretta di concludere da parte di Pergolesi che si dimenticò di stendere alcune parti e nell’ultima pagina scrisse Finis Laus Deo.
Dal punto di vista formale quasi tutti i brani dello Stabat Mater presentano la classica struttura bipartita dell’aria da chiesa. Le ardite dissonanze, novità per la musica dell’epoca, esaltano la commossa meditazione sulla passione di Cristo.
Pubblicato nel 1749 a Londra, lo Stabat Mater conobbe, però, una fortuna piuttosto contrastata, in quanto se, da una parte, è stata la partitura più ristampata in tutto il Settecento, dall’altra è stata anche pesantemente stroncata: gli si contestava di aver musicato un testo sacro con una musica di carattere lirico e profaneggiante. Nonostante questi giudizi discordanti lo Stabat Mater fu eseguito per tutto il Settecento e Paisiello, che lo interpretò in molte occasioni, intorno al 1810,  decise di stendere in partitura una versione per un organico più ampio. Ancora oggi quest’opera è eseguita comunemente, soprattutto a cavallo del periodo pasquale e non è raro ascoltarne adattamenti o brani all’interno delle colonne sonore di film e spot pubblicitari: ricordiamo Chocolat, Il senso di Smilla per la neve, Farinelli voce regina, Amadeus”.

Standig ovation finale! Indi si è passati all’intermezzo eno-gastro-(astro)nomico, ricco delle prelibatezze preparare dalle nostre Signore.

Seconda parte della serata: Silvia Rosati, psicologa. Ci ha presentato la sua interessante relazione “Speranza di pace dopo il conflitto”, una sintetica illustrazione dei danni che le guerre infliggono non solo al corpo ma anche alla mente di chi le ha vissute, la loro strutturazione, i coinvolgimenti esterni, i possibili migliori approcci per la loro cura. E dopo la guerra, la pace, anzi, la Pace, un Bene Comune che è “Comune” in quanto “deve essere realizzato in comune, cioè con l’apporto di tutti, sin dall’inizio”, una Pace frutto di relazioni.,amicizie, comunicazione, confronti, scambi culturali: proprio come si fa in Accademia, dice Silvia, piccolo esempio di arricchimento reciproco, con buona Pace di tutti!

Il nostro prossimo Evento? Dai che lo trovate indicato nel post “Prossimi eventi”!

Buona Accademia a tutte e a tutti!