SCI DA GARA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Aprile, 2019 @ 7:55 am

Detto altrimenti: parliamone un po’ … (post 3553) (v. anche qualche post fa “Dalla Malga Zambana all’ospedale S. Chiara di Trento”).

Il Brenta dalla Malga Zambana (Paganella)

Scio da una vita. All’inizio vecchi sci di icori; poi i Devil Rosso metallici (due paia) della Persenico; una serie infinita di Rossignol strato (tutti m. 2,05); da militare gli Alu Fischer (m 2,15!); un paio di Rossignol da gara slalom gigante regalatimi dal papà di Gianluca Grigoletto, un campione di sci (m 2,05). Quando li portai a fare adattare gli attacchi, l’addetto mi disse “Ma lei è sicuro di volere sciare con questi sci?”. In realtà erano un po’ faticosi, pesanti (soprattutto quando li dovevi trasportare dall’auto alla pista!) cioè presupponevano che ad essi si imprimesse una forza superiore al normale, cioè una forza da atleta, ed io atleta fino a quel punto non ero e non sono.  Tuttavia con quegli sci da gara non ebbi problemi, se non invidiare chi sciava senza fatica con serpentine molto strette!

Gli sci sostituiti, da Cima Paganella verso il Garda

Da 15 anni, alla tenera età di 60, sono passato agli sci “moderni”:  m 1,70,  rastremati, quelli che devi cambiare modo di sciare, ed io l’ho cambiato. Ho sciato con alcune marche diverse, fino a concentrami sui Salomon da turismo, m 1,70 – r 14,8 (cioè lunghi m1,70, con raggio di curvatura di m 14,8).  Dopo anni ed anni di utilizzo, mi sembravano un po’ sfibrati ed ho deciso di cambiarli.

m 1,70, ma la particolare curvatura della punta aumenta la lunghezza del morso delle lamine, tanto per cominciare a dirne una …

Quasi a fine stagione, le occasioni d’oro: un paio di Fischer 1,75 r 16 ed un paio di Salomon Race m1,70 r 18. I Salomon (dello stesso colore della mia giacca a vento, ah …ah …!) erano i più moderni, quelli con la punta quasi appiattita: su suggerimento del venditore compro questi con sconto del 50%: un affarone. Li provo e per la prima volta in 60 anni di sci mi accorgo che sono “diversi”, pericolosamente diversi, intendo, nel senso che l‘inclinatura, la precisione, l’aggressività e la reattività delle lamine nell’attaccare le curva sono tali che se non stai molto attento e non li tieni abbastanza inclinati (ecco la curvatura del corpo a valle!), spigolano all’esterno, ti portano ad aprire le punte con rischio di caduta rovinosa in avanti o, se sei al traverso, di volare altrettanto rovinosamente di spalla verso valle (quello che è capitato a me il 25 marzo scorso, v. post).

Gli sci troppo uniti, sia pure compensati dalle braccia aperte, denunciano le 75 primavere dello sciatore! Comunque il colore della giacca è uguale a quello degli sci!!

Con questi sci ai piedi sei e fai il figo: chi non li ha, te li ammira; i maestri – non richiesti – ti dicono che sono sci per chi “sa sciare veramente bene” e tu ti spari le pose (dialetto napoletano: di dai le arie). Ma poi cadi, ti fai male ed allora ti dai una calmata: che fare? Rivenderli? Sarebbe saggio, ma anche una sorta di sconfitta. Oppure sciare con più attenzione e soprattutto più lentamente. Mi spiego: i “riflessi” di questi sci sono più rapidi dei miei, per cui io rischio di “arrivare in ritardo” rispetto al loro assetto. Quindi dovrò rallentare la sciata, eseguire serpentine più lente e soprattutto curare una maggiore angolazione del corpo nelle curve e nei tratti al traverso.

Un mio amico, qualche hanno fa, ha comperato un paio di sci da gara per slalom speciale, raggio di curvatura 12 o 13 metri, (uno dei due valori, non ricordo). Li ho provati: uno stress! Ti vogliono far curvare con un forte accelerazione anche quando tu non vorresti: dopo una discesa li ho restituiti al proprietario.

Un’altra caduta (c’era la nebbia!) – questa di un mio amico – senza alcuna conseguenza!

Dice: tu sei caduto in un rettilineo al traverso di un pendio da destra nemmeno troppo accentuato, su una pista molto ben conosciuta, con gli sci paralleli: come è successo? Una caduta improvvisa, non annunciata, non correggibile, una frazione di secondo. Cerco di spiegare ciò che credo di avere capito: ero veloce, probabilmente non avevo il corpo sufficientemente arcuato verso valle, lo scarpone sinistro (quello a valle) si è inclinato un po’ verso valle (cioè con il proprio asse perpendicolare alla superficie inclinata del pendio), lo sci ha subito risposto spigolando all’esterno ed ecco il volo a valle con atterraggio di omero e trochite!

3000 metri con poca neve


Prima morale: il mio consuocero, un ragazzo di quasi 90 anni: “Riccardo, considera il lato positivo della faccenda: hai imparato ad essere più attento e tutto sommato te la sei cavata ancora a buon mercato. Sai … le persone alle quali non succede mai nulla quelle sì che sono a rischio: troppo sicure di sé, se hanno un incidente lo hanno ben più grave del tuo”.

Seconda morale: li tengo, ne acquisto un secondo paio da turismo-top, faccio il confronto e solo dopo, eventualmente, li vendo.

Terza ed ultima morale: o muzos deloi ... la favola insegna che si deve stare molto attenti nel fare la scelta giusta, quando si cambiano gli sci, e adattare la sciata al tipo di sci.

P.S.: prima dell’avvento degli sci rastremati, il passaggio da sci no-race a sci race non era così complesso. Oggi, l’introduzione della rastrematura ha esaltato l’effetto della loro capacità di “mordere” la neve, per cui se da uno sci no-race raggio di curvartura 14,8, passate ad uno sci race, dovete sceglierne uno con raggio da 20 in su. In altre parole, il passaggio che ho fatto io da m 14,8 a soli m 18 vi impegna ad una sciata molto attenta.

Buone sciate a tutti!