BANCHE E BANCHIERI, FINANZA DI OGGI E FINANZA DI IERI – Il costo del denaro, le aste dei titoli pubblici, la speculazione e la tracciabilita’ del denaro

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Agosto, 2012 @ 2:35 pm

Detto altrimenti: proviamo a spiegarlo ai non addetti ai lavori

Costo del denaro per la clientela bancaria

Ieri. Il riferimento era al prime rate (p.r.), cioè al tasso applicato dalle banche alla clientela primaria. Se al miliardario, di cui mi fido completamente, io banca faccio pagare il 3% di interesse (p.r.) a te applico il p.r. + una percentuale che rappresenta la copertura del maggior rischio.

Oggi. E’ arrivato il libor, cioè il miglior tasso che le banche si applicano “fra di loro” sulla piazza di Londra. Questo tasso (peraltro “taroccato”: si veda il post del 3 luglio), è stato preso a riferimento dalle banche per individuare il costo della loro provvista, quasi come se il ricorso ad altre banche fosse per loro l’unico modo di raccogliere denaro: trascurando, cioè, il fatto che le banche raccolgono denaro anche dalla loro clientela e che remunerano ad un tasso ben inferiore al libor.

E veniamo all’impiego del denaro, cioè quando le banche impiegano il denaro raccolto, prestandolo, ad esempio, a vostro cugino. Ragionano così: la raccolta del denaro mi è costata parte di essa al libor (ad esempio 1,5%) e parte di essa molto meno (ma questa parte non la conto, mi conviene!). Ora, se io la investissi in titoli di stato italiani, mi renderebbe, ad esempio, il 6%. Quindi se io voglio recuperare tutti i miei costi (1,5% + i costi gestionali, ad esempio, 1%), a quel cugino dovrei fargli pagare il 2,5%. Ma io devo anche guadagnare, e guadagnare il massimo possibile. Ora, se io acquistassi titoli pubblici, mi renderebbero il 6%. Ed allora, a quel cugino, potrei dare il denaro al 2,5%? Nossignore, perché al cugino, io banca dico: guarda, proprio perché sei tu, il denaro te lo cedo al costo. A me è costato 2,5% + il mancato ricavo che avrei se investissi in titolo pubblici italiani (6%) dedotto (bontà mia!) il rendimento tedesco (1%). Cioè, maggiorandolo “solo” dello spread di 5. Quindi facciamo il 7,5% e non se ne parla più. Però, se sconfini, diventa il 20%. Cosa dici? E’ un tasso da usurai? Contro la legge? Ma se lo ha stabilito la legge stessa! Io che ci posso fare? (Mica gli dico che la mia lobby ha pressato il Governo per arrivare a tanto, mica sono fessa, io banca!).

Le banche dovrebbero raccogliere denaro e prestarlo, cioè “fare banca”. Invece “hanno fatto finanza”. Ora “promettono” che per i prossimi cinque anni torneranno a “fare banca” e faranno finanza solo se necessario a pareggiare i conti o nell’interesse della clientela. Staremo a vedere. Nel frattempo ci domandiamo: e fino ad oggi, cosa hanno fatto?

 E veniamo alle aste dei titoli pubblici, alla speculazione e alla tracciabilita’ del denaro

Lo Stato dice: “La speculazione vuole rendimenti del 7 % altrimenti non acquista i miei titoli”. Ma “chi è” la speculazione? Se io Stato lancio un’asta per la vendita dei miei titolo di debito pubblico, saprò bene chi sono i “vincitori aggiudicatari” delle singole tranche dell’asta. Ecco, diteci chi sono gli “speculatori”. Non vorrei mai scoprire che sono le stesse banche, le quali vogliono spuntare il maggior tasso possibile, per fare il massimo utile possibile, per poi reinvestirlo in altre aste, per fare altri utili, per dare stipendi e premi fa-v- lo-si-ai loro super manager, etc… Tracciabilità del denaro, appunto. Non solo per le somme dell’ordine di grandezza di poche migliaia di euro, ma anche soprattutto per le milionate e le miliardate di euro. Non vi pare? La legge è uguale per tutti, e per tutte le tracciabilità. O no?

La finanza dei mutui sub prime USA in testa), dei tassi taroccati (GB  in testa), delle banche che non fanno banca bensì finanza, della cartolarizzazione, delle aste dei titoli pubblici, delle operazioni di borsa allo scoperto, delle pagelline (spesso sbagliate!) delle società di revisione USA, dei paradisi fiscali e valutari ha rovinato l’economia reale e il cittadino reale. E’ ora di prendere atto di ciò e di ricominciare. A fare le cose in modo serio, onesto e comprensibile da parte di tutti i cittadini.