UN VOTO SOLO EUROPEO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Giugno, 2019 @ 6:03 am

Detto altrimenti: il nostro voto europeo non è il nostro voto politico italiano  (post 3600)

Post “tondo”, il 3600° della serie. Ed allora ecco un post “serio”, la mia lettera odierna ad un quotidiano locale:

Inizia

Egregio Direttore, non si può concordare con chi legge il voto europeo come un voto politico italiano. Infatti ormai l’elettore vota diversamente a seconda dell’ambito al quale il voto di riferisce: comunale, provinciale, statale, europeo. Ciò è dovuto al fatto che con la morte delle ideologie, le “idee” hanno di volta in volta stabilito la propria residenza in case in indirizzi diversi. Inoltre conta molto la considerazione che di volta in volta si ha per la persona politica che si presenta sulla scena. Infine, ci sono i “voti contro”, cioè: posto che Tizio proprio non mi va, io voto per chi ha le maggiori possibilità di farlo uscire di scena.

Deus vult!

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Quanto al Tizio di turno, dopo avere raggranellato il 34% dei votanti, cioè solo il 17,5% degli aventi diritto al voto, cioè probabilmente solo il 12 % di tutti gli Italiani, ebbene, costui va affermando che questa è la volontà di sessanta milioni di Italiani, anzi, degli “europei”. Ovvero: dopo i tuoni e i lampi della demagogia (“daremo tutto a tutti”) ecco gli scrosci di pioggia del populismo allargato: è il popolo italiano, anzi europeo che lo vuole, anzi … Deus vult!

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Ora, se la demagogia è la leva di una campagna elettorale permanente, il populismo è una forma di governo: “Le decisioni di governo non sono mie bensì sono vostre, di voi del popolo, di tutto il popolo”. Umberto Eco nel suo bel libro “Fascismo Eterno” (Ed. La casa di Teseo) definisce questo modo di governare come “populismo qualitativo”: il popolo è considerato come una massa qualitativamente uniforme che esprimerebbe un’unica volontà e siccome ciò non è possibile, il “democrator” (1) di turno spaccia come tale la volontà propria.

Per finire, le dolenti note: da dove salteranno fuori i circa 55 miliardi che servono per evitare l’aumento dell’IVA e per finanziare la flat tax? Quando il Tizio di turno ci spremerà come limoni per far fronte alla bisogna, ci spiegherà che la colpa non è sua, che ci sono le concause internazionali, le tensioni sui mercati mondiali, etc.. Ed io da vecchio manager gli dico sin d’ora: “Caro amico, gli elettori ti hanno messo lì non perché tu spieghi loro le ragioni per le quali ciò sta avvenendo, ma perché ciò non avvenga”. E quando mi si dirà che la colpa è dei vincoli dei parametri europei, che occorre aumentare le percentuali di sforamento del debito, io risponderò che ai mercati finanziari – come al temp, a le done e ai siori – non si comanda; che a questi mercati poca importa dei parametri; che il denaro va dove è remunerato in misura proporzionale al rischio, secondo decisioni maturate in frazioni di secondo da precisi algoritmi di matematica politico-finanziaria insensibili a demagogie e populismi di sorta.

Riccardo Lucatti – Presidente Restart Trentino

Finisce

(1) Who opened the door for the democrator? / And how come he let in the market-conquistadors? / Why is he acting as if he has something to hide? / The privilege of the stupid is to be taken for a ride …

Chi ha spalancato la porta al democrator? E perché mai egli si è collocato nel gruppo dei conquistadores? Perché si sta muovendo come se avesse qualcosa da nascondere? Il privilegio dello stupido è quello di lasciarsi prendere in giro …

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