VINCOLO DI MANDATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2019 @ 7:32 am

Detto altrimenti: va bene così, “senza”!       (post 3661)

L’art. 67 della nostra Costituzione recita: “Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” il che significa che se io voto Tizio in quanto appartenente al partito “A”, successivamente Tizio – una volta eletto e messo alla prova dell’azione parlamentare – può decidere di passare al partito “B”. In tal caso il significato del mio voto verrebbe a mancare e la mia “volontà elettorale” parrebbe tradita. Ecco che sotto questo profilo l’assenza del vincolo di mandato sarebbe da eliminare.

Ma esiste un altro aspetto che invece suggerisce di mantenere l’assenza del vincolo, ovvero di mantenere la libertà di pensiero ed azione dei nostri parlamentari. Infatti il voto di molti oggi più che mai è determinato da slogan, frasi ad effetto e promesse elettorali più che da motivi ideologici e/o da programmi ben strutturati. In altre parole: un numero sempre maggiore di elettori concede la fiducia politica a chi sa comunicare meglio secondo le moderne tecniche del marketing: promesse del tipo “tutto a tutti”. In altre parole, il mondo dell’impossibile.

Quando però quegli stessi parlamentari esprimono un governo e votano leggi, essi devono tornare con i piedi sulla terra terra e possono essere indotti a fare delle scelte concrete che accontentino alcuni ma che scontino altri, magari quegli stessi altri che adesso vedono tradito nei fatti il proprio voto. In questo caso. In tal caso il parlamentare che non si sente di tradire il proprio elettorato, ove vi sia come oggi vi è la libertà di mandato, può seguire la propria coscienza e non l’ordine di scuderia del proprio partito d’origine e quindi può decidere di cambiare partito. In questo caso prevale in lui la fedeltà ai principi ma soprattutto la sua coerenza nel rapportarsi con la diversa azione concreta di governo, atteggiamenti che lo inducono a non tradire le motivazioni profonde che hanno indotto gli elettori, ad eleggerlo, e lui stesso a candidarsi.

Ove invece fosse (malauguratamente) introdotto nella Costituzione il vincolo di mandato, chi avesse saputo gestire e manipolare il marketing politico nella fase elettorale, potrebbe poi – con azioni del governo o del parlamento –  agire impunemente anche in modo difforme, potendo contare sulla “fedeltà obbligatoria” dei suoi parlamentari.

Ecco che fra i due mali io preferisco il minore – che poi male non è – e cioè preferisco di gran lunga che sia mantenuto nella nostra Costituzione “l’assenza del vincolo di mandato”. In altre parole preferisco che ogni parlamentare sia assolutamente libero nelle sue scelte e che il mio singolo voto sia eventualmente tradito sotto il profilo formale ma non sotto quello sostanziale,  in modo che il Paese non sia governato sulla base degli slogan di una Direzione Marketing o delle procedure software di Direzione Sistemi Informativi.

In sintesi: l’assenza del vincolo di mandato è un buon antidoto contro i malanni di un Marketing (politico) diabolico, ovvero di una tecnica di vendita che fa sorgere in te l’esigenza di acquistare un oggetto (o di votare un partito) del quale proprio tu non avresti avvertito necessità alcuna.

P.S.: Questo post è la ripresa di un mio vecchio post: il n. 3197 del 24 maggio 2019. Oggi aggiungo: in parallelo al mantenimento dell’assenza del vincolo di mandato io abolirei il voto segreto: parlamentari liberi, alla luce del sole.