GIALLISTI A CONFRONTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Ottobre, 2019 @ 8:32 am

Detto altrimenti: entrambi svedesi      (post 3679)

Due post fa (post n. 3678, “Libri”) vi parlavo di libri. Sapendomi ammiratore di Henning Mankell, Roberto, un amico del gruppo di lettura Librincontri di Mirna Moretti, mi ha prestato un giallo,“Il poliziotto che ride”, di Maj Djowall e Per Wahloo (Sellerio Ed.).

Librincontri

In un giorno ne ho letto quasi un terzo, 100 pagine su 338, quanto basta per azzardarmi ad esprimere un primo verdetto: Mankell- Diowall Wahloo, 3 a 0. Non c’è partita. Mi dispiace per i due coautori, il loro libro sicuramente val la pena di essere letto, ma Mankell è un’altra cosa. E non si tratta dell’idea dalla quale è nata la trama, della trama stessa, dell’azione (che in queste 100 pafine manca del tutto!) o dello stile della scrittura, ma di una differenza per me sostanziale: Mankell dedica molte pagine all’analisi e descrizione dello stato d’animo e della vita privata dei suoi personaggi, ed in particolar modo “del” suo personaggio, il commissario Kurt Wallander, tal che dopo un po’ vi pare che si tratti di una persona vera e non di una creazione letteraria dello scrittore. E accade che voi stessi confrontiate i vostri sentimenti e la vostra vita con la sua. Insomma, Wallander diventa una persona vera, un vostro amico, ed ora che ho esaurito la serie delle sue avventure, lo confesso, mi manca! Azzardo: mutatis mutandis, nell’ambito della giallistica, quanto ad analisi introspettiva dei suoi personaggi, Mankell è un vero “manzoniano”.

Henning Mankell

Nel libro che sto leggendo tutto questo non c’è. Ricordate da bambini … ogni tanti ci capitava in mano un piccolo blocchetto di foglietti riportanti tutti un disegno quasi uguale? Se facevamo scorrere velocemente quelle paginette, il disegno pareva animarsi, il personaggio rappresentato pareva compiere un piccolo semplice gesto. Orbene, io ho fatto lo stesso con le pagine del giallo che sto leggendo e cosa ho visto? Che sono tutte pagine-dialogo. Ovvero, mancano le pagine-indagine-introspettiva-riflessione di Mankell. La differenza salta agli occhi. Ora … lo confesso … è pur vero che sulle prime io stesso, leggendo Mankell, talvolta ero portato a saltare quelle pagine per vedere come si sarebbe svolta l’azione. Ma solo all’inizio, prima di capire il valore di quella immersione nel personaggio.

Insomma, Mankell mi ha stregato. E non ha stregato solo me. Una mia amica, Maria Lia, autentica  “collezionista” di Mankell, alla quale ho prestato un giallo di un altro autore (inglese) famoso, ringraziandomi mi ha detto che dopo Mankell quel libro no, non riesce a leggerlo … le sembra “piatto”.

In ogni caso, buoni libri a tutte e a tutti, siano essi gialli, neri, rosa o d’altro colore!

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