SCI-STORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2020 @ 8:32 am

Detto altrimenti: sci, una volta …. (post 3733)

Genova città natale, città di mare, leva militare di mare e di montagna: metà in marina, metà alpini. Il mare, anni ’50, per noi ragazzi che abitavamo a meno di 2 km dalla costa, era più a portata di mano che non le montagne. La scuola finiva maggio o poco più, e noi quasi quattro mesi all’anno in acqua: infatti anche oggi i vestiti che acquisto mi sono sempre un po’ corti di manica! E i timpani inspessiti per le tante immersioni in apnea a pescare con il fucile subacqueo. Fino a quando – avevo 16 anni – una gita scolastica mi ha portato a Frabosa Soprana (Oberfrabosa, diremmo qui in Sud Tirol!) a vedere delle grotte che poi erano allagate e quindi niente. Fuori la neve, molti sciavano. Ci voglio provare, dissi. Comperai un paio di scarponi usati, adattai un vecchio paio di sci di legno icori, alcuni capi di vestiario prestati da un amico e via, in corriera (definirla pullman sarebbe troppo) di nuovo a Frabosa.

Uno dei pochi sklift sopravvissuti al rinnovo degli impianti: l'”Angelo” dal Corno d’Aola, fra il Passo del Tonale e Ponte di Legno

Uno sklift? Cos’è? Mah … pago il biglietto e mi aggancio. Si chiamava “Punta Croce”. In cima un mio amico – ne ricordo il nome – Nico De Cata – mi invita a sciare con lui. Maccomesifà, chiedo. Si stupisce. Ma sei matto? Perchè sei salito allora? Scendo da solo, una caduta ogni cinque metri, tutto il giorno così. A casa hanno dovuto strizzare i vestiti e me stesso tanto ero inzuppato!

Poi arrivò una vacanza di tre giorni all’Alpe di Mera … poi i miei mi regalarono un paio di sci seri, i Devil Rosso della Persenico, di metallo! Vi risparmio la mia ski-story. Mi limito a due poesiole che scrissi pensando a quegli anni.

Sciare da Genova, le prime volte

Accarezzi i tuoi primi / ed amati scarponi. / Ricordi? / Di marca Munari / di cuoio, son neri / da veri campioni / e brillano al pari / dei tuoi desideri. /Affili le lame / dei Diavoli Rossi d’acciaio / che attendon da mesi l’invero / sospesi nell’angolo / della stanzetta sul mare. / Il sacco è già pronto da ore / due sveglie puntate. Non dormi la notte in attesa / d’alzare la testa / ubriaca di sonno / a giornata di festa /gioiosa contesa / di amiche sciate. / Hai poca esperienza di neve / sei nato fra i marinai / ma tanto voler d’imparare./  Inizi imitando i più bravi / che resti a guardare / ascoltandone il moto del corpo./ Ed ecco che scivoli, salti, t’arresti / con sempre minore fatica / sui lieti pendii. / Gli sci non sono più lenti / la neve orma è la tua amica. / Qualcuno ti chiama / ma il vento / fendendo il tuo corpo gioioso / e la neve la lama / impediscon l’ascolto / e poi chiaccherare / è ammesso soltanto / salendo l’impianto / sul seggiolino protetto / della seggiovia/ mangiando un panino / risparmio prezioso / di tempo e denaro / al tuo giornaliero biglietto.

(N.B.: anni ’60, sci Devil Rosso della Persenico, in acciaio, combi, Lit. 65.000, all’epoca superati solo dagli austriaci Kneissl White Star, Lit. 85.000 – Due autentici “sogni” per un ragazzo d’allora!)

Piemonte

Piemonte ti vedo / nei vecchi edifici mattone / la bruma che bagna le strade / e il sole improvviso che bacia / corone lontane di vette. / Colline rossastre che sanno di vino / pianure solcate da fiumi impetuosi / dimora dei Re di Savoia / che ancora galoppano a caccia / le valli selvagge dell’Argentera. / La prima sciata / il freddo calor della neve / il fumo dai tetti / arroccati alla Pieve / antichi rifugi la sera / di vecchi / scaldati agli ultimi fuochi / dei tuoi contadini. / Tu scivoli a fianco / senza rumore / sul bianco lenzuolo di neve /  per non disturbarne la vita. / Ma ormai sono spazi di piste / o bar dove fare una sosta / e allora ti chiedi un po’ triste / se quella cultura / e l’amore / che lega la gente al suo monte / sia proprio finita: / e a questa domanda / preferisci non dare risposta. / Salve Piemonte!