LA QUARESIMA DEI DIRITTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Marzo, 2020 @ 1:28 pm

Detto altrimenti: un periodo di riflessione ed una resurrezione  anche per loro        (post 3780)

Ci hanno sempre martellato con il peccato originale; con la valle di lacrime; con la sofferenza che santifica; con la penitenza; con il digiuno; col cilicio; con l’astinenza dai peccata Fleisch, i peccati carnali (che poi il comandamento era “non commettere adulterio” e non “non commettere atti impuri”. Infatti, qua’ atti impuri … dato che l’impulso sessuale è uno dei tanti doni divini?), con il  lavoro: un vero castigo divino, un pesante dovere! Infatti il lavoro nella nostra religione all’inizio è stato prospettato come un castigo, una maledizione (Gen. III – 2, 17): “Mangerai pane con il sudore della fronte … sia maldetta la terra nel tuo lavoro … tu mangerai di essa in fatica tutti i giorni della tua vita”. Più dura di così non la si sarebbe potuta mettere, vi pare?

“Andate a lavorare!”

Ma allora, questo lavoro è un diritto o un dovere? Il primo ad affermare il diritto al lavoro è stato l’Illuminismo (Luigi XVI, 1776). L’enciclica Rerum Novarum (Leone XIII, 1871) descrive il lavoro prima come un dovere e poi come un diritto, retribuito tuttavia con il “giusto salario”. Quindi il lavoro si sdoppia in diritto-dovere che a sua volta si sdoppia in capo al lavoratore e al datore di lavoro.

E qui sorge il problema: mono-etica della libertà (umanesimo laico) o monoetica della giustizia (umanesimo cristiano)?  Ovvero, un salario “giusto” alla latina, secundum jus, cioè secondo una legge che consenta la libera trattativa delle parti (di cui una forte ed una debole); oppure “giusto” in relazione all’esigenza di una vita dignitosa del lavoratore? In altre parole, prevale il diritto (assoluto) alla libertà o il diritto (assoluto) alla giustizia? Anche qui in medio stat virtus: la risposta è una soluzione di compromesso, secondo la positiva filosofia ed esperienza storica del compromesso rispettivamente enunciate e citate da Paolo Mieli in un capitoletto del suo bel libro “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo”.

Per concludere: in questo periodo di quaresima, facciamo fare la quaresima anche ai diritti mono-etici e riflettiamo, fino ad arrivare alla loro “resurrezione” attraverso un compromesso pluri-etico. A cominciare dall’abolizione della paghetta per tutti anche i non lavoratori (da nessuna parte è scritto il diritto ad una paga senza lavoro); da un giusto salario per i neri oggi sotto-pagati in nero e per i sotto-pagati riders; da un ridimensionamento delle super super retribuzioni; da una giusta retribuzione per i nostri migliori giovani cervelli, così che non fuggano all’estero.

O no?

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