DEBITO PUBBLICO: ITALIANO, ITALIANO IRREDIMIBILE, UE, UE IRREDIMIBILE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Aprile, 2020 @ 3:36 pm

Detto altrimenti: leggete i recenti post sull’argomento, e poi questo      (post 3841)

In attesa del contributo annunciato di Gianluigi de Marchi, vi espongo il mio pensiero.

In Italia

  1. Supponiamo che lo Stato italiano debba rimborsare 100 mildi di propri titoli di debito pubblico redimibili (cioè in scadenza) sui quali debba anche pagare l’interesse dell’1% annuo. L’esborso sarebbe di 101 miliardi al quale farebbe fronte con un’ulteriore emissione di pari importo, e così via.
  2. In alternativa lo Stato propone ai creditori di sostituire quei titoli con altrettanti titoli irredimibili che abbiano il rendimento del 3%.
  3. Lo Stato si riseverebbe comunque un’opzione di riacquisto totale o parziale.
  4. Supponiamo che i creditori accettino, attratti dal maggiore rendimento e dalla possibilità comunque di rientrare del loro capitale vendendo liberamente i titoli in borsa.
  5. Lo stato avrebbe sostituito un capitale di debito con un flusso di interessi (swap); avrebbe un esborso di solo 1 mildo (gli interessi maturati) anziché di 101 mildi; ridurrebbe il livello del suo indebitamento di 100 mildi e dopo un anno dovrebbe sborsare solo 3 mildi per interessi.

Quanto esposto sopra è solo uno schema esemplificativo ma realistico quanto a significato e valore del metodo. L’operazione potrebbe essere ripetuta n volte. In tal modo si ridurrebbero: il livello dell’indebitamento complessivo; l’esborso finanziario; lo spread. Migliorerebbero: il rating; la finanza disponibile per investimenti.  Agendo così fra l’altro non si sottrarrebbero alle banche i loro depositi.

.

Ove invece non si procedesse alla conversione di titoli redimibili in titoli irredimibili o anche non “solo” alla loro conversione, per la parte di irredimibili “nuovi” occorrerebbe tenere presente l’effetto del drenaggio dei risparmi a carico del sistema bancario italiano. Vedremo cosa ci dirà al riguardo Gianluigi De Marchi.

.

Le soluzioni “italiane” di cui sopra non sarebbero alternative alle soluzioni UE di cui appresso.

Nell’ UE

“Ma se li emettono .. ci portano via i nostri depositi!”

I paesi “forti” dell’UE stanno faticando ad accordarsi sulla emissione di Eurobond per il finanziamento dei danni e della ripresa post virus. Al riguardo esiste un’ipotesi: che i paesi “deboli” che già sono d’accordo sull’emissione di Eurobond, inizino a programmare un’emissione di Eurobond Irredimibili ad un rendimento conveniente. A questo punto i paesi forti capirebbero che ove i paesi deboli emettessero quei loro titoli, molta della loro liquidità privata lascerebbe i bond tedeschi e simili a rendimento zero o minimo e si trasferirebbe sugli Eurobond Irredimibili emessi dai paesi “deboli”. Quindi presumibilmente accetterebbero di co-emettere gli Eurobond (redimibili e/o irredimibili).  Ecco che la sola ipotesi di una simile emissione avrebbe ottenuto un buon risultato.

Ove invece i paesi forti non aderissero, allora scatterebbe a loro danno il meccanismo di drenaggio della loro liquidità da parte degli Eurobond Irredimibili emessi dai paesi “deboli”.

O no?

Prima della promozione a Tenente

.

.P.S.: Il Giornale di ieri, pag. 2 – Alcuni politici propongono titoli italiani a scadenza lontanissima, come se questo allontanamento della scadenza riducesse il livello dell’indebitamento! 1968: ero neo allievo Ufficiale di Complemento (Poi Sten della brigata Alpina Trientina, oggi “promosso” Ten!). Una frase che i nostri “veci” dicevano a noi, pivelli appena arrivati al corso, era: “Allievo, lei non ha capito niente della vita militare!” Qui a fianco il mio cappello “Bantam” originale dell’epoca.

.

.

.