TRENTO Città del Brennero

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2020 @ 3:32 pm

Detto altrimenti: EUROPA, EUROPA? EUREGIO, EUREGIO! (post 3890)

L’AUTOSTRADA DELLA VALDASTICO: SI/NO?

L’Italia è in ritardo infrastrutturale rispetto alla media degli altri paesi europei di un equivalente di 150 milioni di investimenti. Inoltre il traffico pesante è fortemente sbilanciato in favore del traffico su gomma (70%) a danno della rotaia (30%), all’opposto di quanto avviene in Germania. Si dice: puntiamo sulla “intermodalità”, cioè sul trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia. Ma le nostre ferrovie, per almeno 10-15 anni non saranno al livello europeo. D’altra parte il traffico merci mondiale è sempre più mediterraneo, quello mediterraneo è sempre più italiano, quello italiano sempre più alpino. Le nostre industrie perdono competitività per carenza di infrastrutture di comunicazione: l’aggravio dei loro costi può stimarsi fra il 10 ed il 15%.

Intermodalità? Con la ripresa dei traffici, i porti di Trieste e Venezia saranno sempre di più attivati per le merci provenienti dal Canale di Suez. Da questi porti, la via sarà Verona Intermodale, Brennero. Il Trentino rischia di diventare una terra di passaggio dei treni merci. E invece, se realizzassimo la Valdastico, il traffico su gomma attraverso la Valdastico, arriverebbe ai centri intermodali di Rovereto e Trento, ovviamente da potenziare.

Il problema di fondo è che la nostra ormai è una società relazionale che di fatto non relaziona abbastanza, perché ha voluto essere troppo “densa” di relazioni:ha voluto creare nuove industrie, decentrarle in paesi lontani per ridurre i costi della produzione ma aumentando il volume delle merci trasportate; ha voluto attrarre nuovi flussi turistici, muoversi in fretta e forse anche troppo, cercare di annullare lo spazio ed il tempo.

Ora, una società densa induce nei suoi abitanti la paura della vischiosità, la quale, a sua volta, li induce a ricercare il “viver bene locale”. Ciò si persegue creando reti infrastrutturali corte (“Progettiamo da qui a li, gli altri si arrangino”), e ridistribuendo gli spazi disponibili (“Qui creiamo un parco pubblico, lì un giardino privato, dove potremo entrare a goderci la non-densità e la non-vischiosità”). Questa è una visione accettabile solo in parte e solo per il breve periodo, perché non siamo soli al mondo, abbiamo dei confini abitati, dove vivono “gli altri”, siano essi gli altri componenti della famiglia, della città, della regione, degli altri stati etc., ed anche perché se non si progetta, si è progettati. Ed allora?

 Allora si devono mettere in rete i problemi e le loro pseudo-soluzioni (le reti corte), secondo una filosofia di area che ricomprenda l’interfacciamento con la filosofia delle aree confinanti. E non basta un accordo tecnico sul sistema delle infrastrutture, non basta progettare un sistema organico di infrastrutture (che già sarebbe molto). Occorre un accordo socio-politico sul “verso quale modello vanno le aree alle quali apparteniamo”. Esse si stanno attrezzando semplicemente per “sgorgare” il sistema? Oppure per creare le migliori relazioni dirette possibili? O per cos’altro ancora? Forse la soluzione sta, come dicevo, nel “mettere in rete il sistema” e cioè nel creare una molteplicità di possibili vie di comunicazione a reticolo, cioè non in senso longitudinale o stellare. Il che comporta di mettere in rete anche il modo di pensare, dialogare e di decidere. Ecco, forse ci siamo: il Sistema dei Trasporti del Brennero forse sarà quello deciso dalla rete dei centri decisionali dell’intera Regione Funzionale del Passo del Brennero, a cominciare dalle Città del Brennero, magari passando attraverso un apposito GEIE Progettuale Gestionale Dinamico. E la soluzione dovrà essere un sistema organico e quindi comprensibile di singoli interventi coordinati da un’unica strategia. Altrimenti la gente ed i Comuni non capiranno, e non capendo non daranno il consenso necessario alla sua realizzazione. E mancherà quindi all’appello la rete di gran lunga più importante: quella del consenso dei singoli cittadini. Ben venga quindi l’attivazione di una Euregio dei Trasporti, purché essa non persegua la creazione di una “rete corta” da Innsbruck a Bolzano, ma sia catalizzatrice della Rete e del Sistema dei Trasporti della più ampia Regione Funzionale del Brennero. In tal modo l’ Autonomia Progettuale Trentina potrà integrarsi con l’ Autonomia Dinamica di Bolzano e non soccombere di fronte ad essa.

Tirol Bike safari

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Cicloturismo Euregio. L’Austria ha già messo in rete 17 funivie per la risalita estiva dei cicloturisti e ciclo escursionisti per un totale di 700 km di ciclodiscese che attraversano l’intero paese. Analogo progetto può essere sviluppato nella nostra Regione, per collegarsi poi a quello Austriaco. Pensare e agire alla grande, in rete. Zusammen.

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Trento, città del Brennero, può dare l’avvio a questi progetti

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P.S.: analogo discorso può farsi per lo sport velico, “euregizzando” la Fraglia Vela Riva di Riva del Garda, uno dei maggiori se non “il” maggiore circolo velico organizzatore di regate veliche intercontinentali.  

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