RICCHI O POVERI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Giugno, 2020 @ 3:16 pm

Detto altrimenti: chi? Ma noi Italiani, e chi altro sennò?   (post 3932)

La Banca d’Italia ha diramato ieri i dati finanziari del paese a fine aprile 2020: nei tre mesi del Covid19 (febbraio, marzo e aprile 2020) i depositi bancari sono cresciuti di + 54 miliardi (+ 20 le imprese non finanziarie, ex + 16,5 nello stesso periodo del  2019; + 34 le famiglie, ex + 15,6 nello stesso periodo del 2019). La ricchezza finanziaria degli Italiani è calcolata in 4300 miliardi, di cui circa 1460 fra contanti e depositi nei conti correnti bancari. Poi c’è il patrimonio immobiliare e i depositi esteri in evasione fiscale.  Questa enorme liquidità “bancaria” è dovuta a vari fattori: la contrazione dei consumi, il dilazionamento delle imposte, la moratoria sui mutui, i disinvestimenti dai fondi comuni. In parallelo ha avuto grande successo l’ultima asta dei BTP tal che lo Stato sta preparando un’altra asta (BTP Futura).

Nel frattempo il debito pubblico è salito a circa 2600 miliardi, pari a quasi il 160% del PIL. Qualcuno vorrebbe accreditare al valore del PIL quei 1460 miliardi e arrivare a dire che così facendo il rapporto debito/Pil scenderebbe a circa il 90%, cioè poco al di sopra di quel valore ( il 60 % ) indicato negli accordi di Maastricht. Su questo calcolo io non concordo perchè vorrebbe dire sommare le pere (un valore patrimoniale, i depositi bancari) alle mele (il prodotto interno lordo annuale): eventualmente al PIL si potrebbero sommare gli incrementi annuali del risparmio privato. Ma questa è un’altra storia.

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Tuttavia cito questi numeri per arrivare ad una conclusione: stante la forte disponibilità liquida dei privati; la loro forte propensione ad investire in titoli che diano un reddito (fondi comuni; titoli di debito che rendono 1,4% + 0,8% se si tengono fino a scadenza); il rilevante piano di investimenti pubblici in opere infrastrutturali, si potrebbe avviare gradualmente una serie di emissioni di TIR-Titoli Irredimibili di Rendita al 3,5-4% illustrati nel libro qui a fianco, attivando in tal senso l’intero sistema bancario per l’acquisto in proprio di quote di titoli (con la prospettiva di immetterli in Borsa per attivarne il mercato) e per il collocamento – attraverso “prenotazioni” – presso la propria clientela. Questa operazione avrebbe un duplice effetto: sul piano patrimoniale, ridurrebbe il livello dell’indebitamento; sul piano finanziario, procurerebbe la finanza necessaria agli investimenti.

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Inoltre i TIR sono la prevenzione, il vaccino contro una tremenda malattia (la “patrimoniale”) e ove proprio qualcuno tentasse di infettarci, sarebbero la migliore risposta: un contributo patrimoniale volontario senza essere una “patrimoniale”.

Una nota finale: siamo ricchi, d’accordo, ma  non dimentichiamoci che le medie e le statistiche non fanno affiorare le disuguaglianze: ritorna un po’ quella vecchia storia che gli italiani mangiano in media un pollo all’anno a testa: in media, il che però può voler dire che Tizio ne mangia due e Caio nemmeno uno. Da “La statistica” di Trilussa: “Me spiego: da li conti che se fanno / seconno le statistiche d’adesso / risurta che te tocca un pollo all’anno: / e, se nun entra nelle spese tue, / t’entra ne la statistica lo stesso / perch’è c’è un antro che ne magna due”.

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