TRUMP, BIDEN, TRUMPISMO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Novembre, 2020 @ 7:17 am

Detto altrimenti: un fenomeno non solo americano    (pot 4059)

Amici, ho tradotto – mi scuserete se maldestramente – un testo inglese di Roberto Savio segnalato dall’amico Fabio Pipinato. E’ molto lungo ma vale la pena leggerlo: i danni al Mondo umano e al pianeta Terra recati dai tanti Trump esistenti, la speranza e la via per sconfiggerli.

Inizia

Adesso è chiaro che Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Non è agevole precedere che le manovre legali di Trump possano cambiare il risultato elettorale, allo stesso modo in cui una Corte Suprema conservatrice decise in favore di George Bush contro Al Gore, che perse per 535 voti. Anche questa Corte Suprema, al cui interno Trump ha tre simpatizzanti (scelti direttamente da lui, un record!) e solo tre non simpatizzanti, possa cambiare il risultato che deriva da così tanti stati dell’unione. Trump se ne è andato ma, è triste ammetterlo, il trumpismo rimane. Ma … questa è una situazione tipica degli USA oppure è un fenomeno più generalizzato? Noi pensiamo che in un’era di globalizzazione, dovremmo fare un’analisi più attenta. Essa ci metterà di fronte ad un’infinità di fatti, eventi e analisi, ma questo è oggi il destino del giornalismo. Ogni giornalista infatti può decidere cosa sia rilevante esaminare e cosa sia da tralasciare. Tutto ciò rappresenterà un significativo ampliamento di questa mia analisi semplificativa.

Ma innanzi tutto iniziamo dagli USA. La vittoria di Biden è frutto di un’altissima partecipazione al voto, arrivata al 67% degli aventi diritto. Nelle elezioni USA raramente questa percentuale supera il 50%, sebbene la più elevata partecipazione si ebbe nel 1900, quando si recò al voto il 73% degli aventi diritto. Ricordate che negli Usa votare è considerato un privilegio, non un dovere. Per potere votare, dovete registravi e molti stati lo fanno con una procedura che prevede molte domande, in tal modo escludendo automaticamente la parte più fragile della popolazione.  Biden ha ottenuto il più alto numero di voti, 71,4 milioni, che si confronta con i 69,4 milioni ottenuti da Barak Obama. Tuttavia Trump ha ottenuto 68,3 milioni di voti, quasi quattro milioni più del 1996, a dispetto della pandemia la quale fino ad oggi ha provocato 230.000 morti con la più grave crisi economica dalla grande depressione del 1929 e dopo quattro anni di scontri, alcuni veramente partecipati, come la questione del rapporto con i neri. Trump ha ottenuto il raddoppio dei voti delle comunità omosessuali; il 18% dei voti della popolazione di origine africana; un aumento del 6% del voto delle donne bianche; ha vinto in Florida grazie ai voti latino americani (cubani, venezuelani, portoricani). Gli USA stanno attraversando una trasformazione democratica che esacerberà ulteriormente la popolazione. L’ufficio Centrale di Statistica prevede che quest’anno la maggior parte dei 74 milioni di ragazzi non sarà di razza bianca e che da qui al 2040 la popolazione bianca scenderà al 49% di fronte ad un 51% di latini, neri, asiatici ed altre minoranze.

Il processo che ha portato alla nascita degli USA è diverso da quanto è accaduto in Europa. Esso consistette in una immigrazione di Inglesi radicali che desiderarono creare un mondo nuovo, “una città splendente sulla collina” nella quale si sarebbero lasciati alle spalle il secolarismo e la corruzione della morale. Al loro arrivo si scontrarono con gli indigeni che essi consideravano barbari privi di una religione: una situazione simile la conquista spagnola dell’America Latina. La guerra di indipendenza dalla madre patria Inghilterra rafforzò la convinzione morale della loro azione: libertà dalla tirannide e, con l’avvento della rivoluzione industriale, ondate successive di immigrati in fuga dall’Europa a causa della povertà: tutti costoro avevano culture diverse e furono obbligati ad integrarsi nella forte realtà già consolidata che si autodefinì società WAPS – White, Anglo-Saxon, Protestante. Per fare ciò gli USA inventarono i mass media come strumento per amalgamare questo miscuglio (fino ad allora la stampa europea aveva una circolazione limitata alle elite) e si servirono di due miti: la superiorità USA e il Sogno Americano.

1La conquista del West è stata una saga nazionale, insieme al cinema e agli altri strumenti di omologazione mentale. Bambini immigrati da diversi mondi reagirono con gioia al suono della tromba del VI° Reggimento Cavalleria che guidava la carica dell’attacco agli indiani. Inoltre, una forte industria della comunicazione e della pubblicità forgiò i gusti della gente. L’ abbondanza delle risorse naturali e il continuo arrivo di immigrati garantirono una continua crescita. E qui i due miti divennero un’incontestabile realtà.

1-  Il primo mito: l’eccezionalità “America”, il fatto che gli US avessero un destino diverso da quello delle altre nazioni, divenne il contenuto costante dei discorsi pubblici. Nel 1850 il presidente James Monroe rilasciò una dichiarazione secondo la quale a nessun altro paese europeo sarebbe stato concesso intervenire in America Latina. E ancor oggi una larga parte della popolazione pensa che gli USA abbiano il diritto di intervenire in tutto il mondo essendo i garanti dell’ordine e del cattolicesimo.

Per diventare cittadino USA devi dichiarare di dimenticare le tue origini, perché stai nascendo una seconda volta. L’iscrizione nel piedistallo della Statua della Libertà, che fu la prima cosa che milioni di immigrati videro dopo un lungo viaggio, riporta un testo che simboleggia molto bene il significato del mito: “ Tenete pure per voi, vecchie nazioni, i vostri fasti storici! Grida la statua dalle sue labbra silenti, “ … datemi le vostre stanche, povere, congestionate folle bramose di respirare libere, gli infelici rifiuti  delle vostre spiagge brulicanti, mandate qui da me costoro, i senza casa, i persi nella tempesta, io tengo alta la mia fiaccola a fianco di una porta d’oro”.

2- Il secondo mito, il sogno americano, fu un altro strumento del potere per tenere calmi e assuefatti i lavoratori al duro lavoro. Esso è stato parte integrante della dottrina protestante: chiunque lavorerà molto, diverrà famoso e ricco. Se voi non diventati tali, vorrà dire che non vi siete impegnati abbastanza. Questo è il mito adottato dalla chiesa evangelica: Dio ricompensa la fiducia nel duro lavoro e non la pigrizia. Di conseguenza, la povertà non è prevista a Dio. In tal modo la chiesa evangelica ha fatto molti proseliti non solo negli USA ma ovunque, dal Brasile al Guatemala: avere i poveri a favore del diritto.

L’eccezionalità degli USA è evidente se si guarda alle altre colonie inglesi. L’ Australia, per esempio, fu la meta di prostitute, ladri e falliti inglesi. Non sarebbe immaginabile che il primo ministro australiano parlasse del suo paese come bne parla il presidente USA. Nè che il premier canadese parlasse in nome di Dio o dicesse che Dio ama il Canada. Gli USA sono il solo paese al mondo che non accetta che il suo personale militare sia giudicato da un tribunale straniero.

E gli USA ebbero una conferma della propria eccezionalità e del loro ruolo di difensori del genere umano durante la seconda guerra mondiale. A dispetto dell’enorme numero di morti militari e civili russi, circa 27 milioni contro 419.000 americani, gli USA sono stati riconosciuti come il vero vincitore del nazismo e del fascismo, in quanto fu possibile vincere la guerra grazie alla loro stupefacente industria bellica in grado di costruire una nave in soli tre giorni ed alla realizzazione della bomba atomica. A seguito di ciò gli USA entrarono nell’era contemporanea con tutti i loro miti rinforzati. E il Piano Marshall, che consentì ad una Europa distrutta di risollevarsi, fu lo sbarramento contro il nuovo diavolo, il comunismo e divenne la prova della loro superiorità e solidarietà.

Inoltre gli USA diedero vita alle Nazioni Unite come all’istituzione che avrebbe evitato il ripetersi degli orrori della guerra. Si intese portare tutti i paesi sotto lo stesso tetto, e arrivare ad assumere decisioni attraverso il dialogo e la contrattazione, non per mezzo delle guerre.

Tuttavia gli animi non si calmarono del tutto, perchè la visione USA del mondo divenne una loro carta vincente, un volere la pace per potere commerciare e fare investimenti. Ovviamente questa fu la strategia del paese più forte, realizzatore del nuovo ordine mondiale, insieme al trattato di non proliferazione delle armi nucleari sottoscritto con l’Unione Sovietica e fui la strategia formulata dal diplomatico USA George F. Kennan nel 1947.

Ma una volta che le Nazioni Unite passarono dai 50 paesi membri originari agli attuali 180 e tu insisti a proclamare la libera competizione ed il libero mercato, tu diventi vittima della tua stessa retorica. Ognuno di quei paesi, infatti, in quanto membro di un’istituzione democratica, ha diritto ad un voto. Nel 1973 l’assemblea generale delle NU ha votato all’unanimità un nuovo ordine economico mondiale basato sulla solidarietà internazionale e il trasferimento del benessere dai paesi ricchi a quelli poveri, per lo sviluppo del mondo intero. Gli USA votarono con tutta l’assemblea solo che dopo elessero presidente Reagan, un ammiratore di John Wayne e sotto molti aspetti precursore di Trump. Subito dopo la sua elezione, Reagan nel 1981 prese parte al summit dei capi di Stato a Cancun in Messico e annunciò che gli USA non erano più disponibili ad essere considerati come uno dei tanti paesi e che avrebbe adottato una politica estera più conveniente egli interessi della sua nazione.

Anche all’interno Reagan operò una svolta radicale, convinto com’era che i valori della giustizia sociale, della solidarietà e dell’equità fiscale fossero un freno per l’economia e per l’intera società USA. Egli fu il primo ad introdurre l’idea che lo stato (“la bestia”) fosse gonfiato, costoso e inefficiente e nemico degli affari e delle corporazioni, che non avrebbero dovuto essere imbrigliati e lasciati liberi di esprimere liberamente la loro creatività.  Fra l’altro, volle chiudere il Ministero della Cultura, perché era convinto che la cultura avrebbe dovuto essere affidata a sistemi privati. Reagan fu un grande comunicatore e uno specialista nel dare risposte semplici a problemi complessi, banalizzando tali istanze, ad esempio per quanto riguarda l’ambiente: “Le industrie non inquinano; sono gli alberi ad inquinare!” Con Reagan gli USA ebbero molti premi Nobel ed un ottimo livello di istruzione (per pochi).

Reagan fu anche il primo a sfidare apertamente le classi elitarie e a parlare direttamente al popolo. E fu a questo punto che la storia degli USA iniziò a perdere la sua identità individuale ed iniziò a mescolarsi con la storia del mondo. Reagan e la sua analoga in Europa, Margaret Thatcher, che aveva un’identica visione della politica e arrivò a sfidare i sindacati, tagliarono la spesa pubblica, privatizzarono le ferrovie e gli aeroporti e tutto ciò che ancora fosse possibile privatizzare. La Thatcher arrivò a dichiarare platealmente che la società non esiste, esistono solo gli individui. I due insieme vararono quella che fu definita la globalizzazione liberale e si ritirarono dall’ UNESCO. La base del loro ragionamento fu che il mercato e non l’umanità stava alla base dell’economia e della società. Il segretario di Stato, Henry Kissinger arrivò a dire che la globalizzazione era il nuovo nome della dominazione USA.

E tutto ciò fu confermato da tre eventi storici. 1) La caduta del muro di Berlino nel 1989 che eliminò la minaccia del comunismo e diede al capitalismo la piena libertà di manovra; 2) Il The Washington Consensus, stabilito dal Tesoro US, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla World Bank. The Consensus stabilì che costi sociali erano improduttivi in tutto il mondo, che avrebbe dovuto essere abolita ogni barriera nazionale al fine di permettere liberi investimenti e scambi commerciali, e che avrebbero dovuto essere spinte al massimo le privatizzazioni, 3) La teoria della terza via del primo ministro inglese Tony Blair secondo la quale, poiché era impossibile frenare la globalizzazione, per la sinistra sarebbe stato meglio cavalcarla ed essere la sua faccia umana. A seguito di ciò per due decadi, sotto l’influenza americana, la globalizzazione neoliberale divenne la norma per i governi sia a livello nazionale che internazionale.

Ma successivamente nel 2008 un terremoto devastò Wall Street. Nel 1999, sotto la presidenza di Bill Clinton, era stato abolito il Steagall-Glass Regulation, adottato dopo il crollo del 1929. Questa legge teneva separate le banche di investimento dalle tradizionali banche commerciali. Uno tsunami gigantesco investì gli investimenti, o meglio, la speculazione. Il sistema bancario, libero da ogni controllo interno e – unico al mondo – anche da un controllo internazionale, iniziò di vivere una sua vita propria, abbandonando l’economia reale. E ciò andò via via sviluppandosi in chiave speculativa, fino a quando nel 2008 molte banche fallirono. La crisi si espanse in tutto il mondo e nel 2009 fallirono anche alcune banche europee. Secondo la stima OECD, il soccorso al sistema bancario avrebbe richiesto due trilioni di dollari il che equivale a 267 dollari USA per ogni abitante della terra in un mondo nel quale due miliardi di persone vivono con meno di due dollari al giorno.

Le crisi del 2008-2009 e le conseguenti incertezze e timori, indussero ad un riesame critico della teoria liberista. Per le successive tre decadi, i cittadini, i media, la società civile gli economisti, i sociologi e gli statisti denunciarono che di fatto la globalizzazione aveva esacerbato la giustizia sociale, impoverito molte persone, delocalizzato la produzione, creato diversità di crescita fra le città e la campagna e generato un grave danno al pianeta e che quindi era urgente confrontarsi con questi abusi.

Otto anni dopo George W. Bush,  a seguito di guerre e di disattenzione ai problemi sociali, nel 2009 gli USA elessero presidente un uomo con un messaggio di speranza, integrazione e pace: Barak Obama.  Ma se Obama era realmente intenzionato a cambiare un sistema che durava da venti anni, era bel lontano dal riuscire a fare ciò. Nel 2015 il Senato passò nella mani dei repubblicani e il capo di quei senatori, Mitch McConnel bloccò ogni iniziativa dell’amministrazione Obama. McConnel addirittura si rifiutò di considerare la proposta di Obama per la Corte Suprema perché entro dieci mesi ci sarebbero state le elezioni. Quello stesso McConnel che ottenne l’appoggio degli integralisti cattolici e dei tradizionalisti Amy Coney Barret a sole tre settimane del giorno delle elezioni!

Mentre i sogni di Obama iniziavano a svanire, la crisi del 2009 portò ad uno sviluppo politico senza precedenti. Incertezze e timori erano esasperati dal continuo flusso di immigrati da paesi destabilizzati dagli interventi USA e europei in paesi come Iraq, Libia e Siria, gente che fuggiva da regimi dittatoriali e dalla fame. In tutto il mondo fu un crescere di nazionalismi e xenofobia, con i regimi cosiddetti “nazionalisti” in ogni parte d’Europa e del mondo. Essi rinfocolavano l’odio contro i migranti denunciando le istituzioni internazionali come nemici non legittimati ad occuparsi di problemi interni oppure affermando che i propri cittadini erano vittime delle fabbriche chiuse a causa della delocalizzazione; invocando un glorioso passato (Brexit 2016); citando come la popolazione delle aree rurali fosse rimasta indietro rispetto al più veloce sviluppo delle città (i gilet gialli francesi nel 2018); citando la brutale annessione del Kashmir all’India nel 2019; lo scempio delle foreste operato dal presidente brasiliano  Bolsonaro; l’annessione cinese di Hong Kong. Nel 2020.

Così, sarebbe un errore enucleare ed evidenziare il solo Trump, dal momento che gli USA si stanno confrontando con una tale serie di problemi. Naturalmente ora Trump lascia scoperti i successori. Tuttavia può darsi che quello attuale sia l’inizio di un nuovo ciclo della politica … a meno che il sistema ormai sia rotto e sia solo ad un passo dal non potere più essere riattivato. La pandemia poi ha messo sul tappeto un altro gravissimo problema. I negazionisti sono un altro sintomo di come la crisi della fiducia ha eroso il paese. E a proposito abbiamo ora due sostenitori della teoria Qanon eletti in parlamento. La teoria Qanon è quella che Hillaty Clinton e molte altre importanti figure da Bill Gates a George Soros, … gather to drink the blood of young boys in the cellar of a pizzeria in New York. Trump is supposed to be the saviour. The fact that the pizzeria in question has no cellar is irrelevant.

Per ritornare agli USA, i miti dell’eccezionalità USA e del sogno americano sono svaniti.  Trump l’ha sorprendentemente indovinata se voi guardate la situazione con gli occhi di un giovane istruito. Trump è il primo presidente USA che non ha mai parlato in favore della gente: al contrario, Trump ha definito chi non lo votava come non americano. Trump ha governato con pochissime riunioni di gabinetto o con il supporto del suo staff, bensì attraverso tweets. Trump ha fatto leva sulla paura dei bianchi di fronte agli immigrati e alle minoranze; Trump ha fatto leva su legge e ordine contro ogni mobilitazione, demonizzando i partecipanti. Trump è la quintessenza del narcisismo, egli ama sollo se stesso, non si prende cura di nessun altro, e non si fida di nessuno. Trump è un esempio di misogenia, paga le tasse in Cina, ma non negli USA. Trump ha inaugurato l’era del “dietro la verità” rilasciando ogni giorno affermazioni e dichiarazioni false. Trump ha strumentalizzato la pubblica amministrazione ed il suo stesso staff cambiando frequentemente i collaboratori e assumendo solo chi accettava di lavorare secondo le sue proprie idee personali: un ministro dell’Educazione che non crede nella scuola pubblica; un ministro della giustizia che ritiene che  il Presidente sia al di sopra della legge; il responsabile dell’energia contrario all’energia pulita: è come avere affidato la banca del sangue a dei vampiri!

E’ inutile elencare i disastri che Trump ha fatto negli affari internazionali. Si è ritirato dalla Cooperazione Internazionale, dal Trattato di Parigi sull’ambiente, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; ha messo a rischio la World Trade Organization (una creatura USA); ha mostrato apprezzamento per dittatori come Putin e Kim II Jong; ha banalizzato la NATO (altra creatura USA); e potrei andare avanti ancora. Trump è il campione dell’isolazionismo americano: let is withdraw from a world in chaos, which does not appreciate us, but just wants to exploit us.  Ma noi ora viviamo in un mondo multipolare governato da molti soggetti. Per il 2035 la Cina avrà superato gli Usa come paese più forte al mondo.

Eppure Trump ha preso voti da tutti gli strati sociali ammalati della società USA. I bianchi che si sentono minacciati; la gente delle campagne che si sente messa da parte; i lavoratori disoccupati delle fabbriche delocalizzate; la classe media delle periferie che si sente assediata dai poveri; i neri diventati classe media che guardano con orrore e disprezzo la povertà della maggioranza degli altri neri; gli evangelici, felici di avere un vicepresidente alla Corte Suprema; Mike Pence e il Segretario di Stato Mike Pompeo che sono evangelici; coloro che conservano il mito del far West, il suo individualismo, il valore del macho e delle  armi; tutti coloro che vedono lo stato come un nemico  della libertà; il poliziotto che gode dell’impunità; chi ha deciso che donne, omosessuali, aborto e diritti umani stanno allontanando l’America dai valori della sua fondazione iniziale.

Tutte queste persone che erano con lui sopravviveranno a lui.  E tutto ciò in un paese dove chi non la pensa politicamente come te è diventato un nemico, in un paese dilaniato dalla pandemia, dove un americano su sei ha problemi con la sua psiche, dove ogni anno muore più gente per conflitti a fuoco fra cittadini di quanti non siano morti nella guerra del Vietnam … ricondurre il paese ad unità sarà un compito veramente difficile.

Il pensiero dei democratici è che avere puntato su un candidato avanti con gli anni e equilibrato, Joe Biden, potrebbe fare retrocedere l’empatia e il dialogo molto velocemente. Infatti, sembra che soprattutto sia stato Trump a perdere più che Biden a vincere. I progressisti guardano a lui come ad un epitome dell’establishment e lo terranno sotto pressione per essere più liberi. Noi sappiamo solo che il 6 gennaio si terrà il congresso repubblicano del senato e se il senato ritornasse sotto il controllo di Mitch McConnel, l’ostruzionismo praticato contro Obama sembrerà poca cosa.

Biden sarà sicuramente capace di smantellare molte decisioni di Trump ma, per esempio, non potrà cambiare la composizione della Corte Suprema, che rimarrà invariata per vent’anni. Egli non riuscirà ad aumentare la copertura assicurativa sanitaria. Anche l’aumento del salario minimo e la riscalettatura fiscale sarà quasi impossibile. I repubblicani torneranno ad essere i custodi dell’austerità fiscale dopo che Trump ha aumentato il livello del debito pubblico a livelli mai visti prima. E con l’aumento della povertà, l’ala sinistra del partito democratico cercherà di condizionare Biden che loro hanno eletto solo per cacciare Trump.

Trump ha perso il suo smalto, è un perdente, ma ha 68 milioni di followers su twitter, e probabilmente presto aprirà una Tv tutta sua. Egli sta per diventare un problema serio per il partito repubblicano. Continuerà a fomentare il mito delle elezioni rubate in un clima di sfida perenne. Trump è finito, ma il Trumpismo rimane. DE tutto ciò vale nel mondo intero. Fino a quando non avremo eliminato la globalizzazione liberistica, i Trump, i Bolsonaro, gli Orban e così via saranno la punta visibile di icesberg in tutto il mondo. Ma allora, cosa dobbiamo fare? Ci resta ancora un raggio di speranza per salvare la società civile. La situazione drammatica del clima ha riportato i giovani sulla scena. Inoltre ci sono altre due mobilitazioni a livello mondiale che condivido: la dignità delle Donne e della gente di colore, la battaglia contro il razzismo che non è un problema solo americano, fenomeni tutti che hanno riunito milioni di persone a combattere per la salvezza del pianeta.

Stiamo vivendo un periodo di transizione. Non è ancora così chiaro, ma possiamo solo sperare che non ci sia spargimento di sangue. In definitiva, dipenderà dagli uomini e donne nel mondo, dalla loro capacità di ritrovare valori comuni per ristabilire relazioni pacifiche e giustizia sociale quali nuovi ponti verso un nuovo mondo. Il controllo del clima e la salvezza del pianeta Terra è il compito più urgente. Ciò dipenderà da ciascuno di noi e noi dobbiamo contribuire a costruire questo ponte verso il nostro futuro.

Finisce

Amici, solo se rafforziamo l’UE potremo dare un reale contributo all’operazione di salvataggio della Nave Umanità dalla tempesta trumpista

I GIOVANI SONO IL FUTURO!