RECOVERY FUND e BOP – BUONI ORDINARI PROVINCIALI IRREDIMIBILI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Novembre, 2020 @ 2:16 pm

Detto altrimenti: dal Recovery Fund ai BOP Buoni Ordinari Provinciali (Irredimibili) e viceversa. Loro integrazione e tempi.  (post 4067)

Il Recovery Fund (Next generation UE) consiste in fondi erogati dall’UE per la ripresa economica dei paesi. Il pacchetto complessivo è fatto di due parti: quello composto dal bilancio pluriennale UE dal 2021 al 2027 e quello del Recovery Fund vero e proprio. Secondo il progetto complessivo, il bilancio UE dovrà avere nei sette anni un volume pari a 1.074 miliardi di euro, da finanziare prevalentemente attraverso i contributi netti degli Stati membri dell’Unione. Il piano per la ripresa economica invece è pari a 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi verranno erogati sotto forma di sovvenzioni (che quindi non dovranno essere rimborsate dai Paesi destinatari) mentre 360 miliardi di euro verranno distribuiti sotto forma di crediti.

Per la prima volta è prevista una forma di condivisione del debito. La Commissione europea a tale scopo può emettere titoli comuni sui mercati finanziari. Gli stati membri non devono erogare soldi, ma solo formalizzare una garanzia: ad esempio la Germania è garante per circa 200 miliardi di euro. Il debito complessivo di 750 miliardi di euro dovrà essere ripagato dall’UE entro la fine del 2058, ma si inizierà a farlo a partire dal 2028, ricorrendo alle fonti ordinarie di finanziamento dell’UE: maggiori contributi nazionali degli stati membri, una riduzione dei rispettivi bilanci oppure attraverso nuove entrate fiscali (la ‘plastic tax’, la tassazione dei giganti del Web e la riforma dell’European Trading Scheme, il meccanismo di allocazione, a pagamento, dei permessi d’inquinamento per le grandi aziende).

L’idea alla base del pacchetto non è solo quella di favorire il ritorno alla crescita economica dopo la crisi dovuta all’impatto della pandemia, ma anche quello di preparare i paesi membri ad affrontare al meglio il futuro: difesa del clima, digitalizzazione, produttività, equità e stabilità macroeconomica, sanità, sostenibilità ambientale. A quest’ultimo riguardo vi sono regioni che stanno predisponendo piani da sottoporre al parlamento con contenuti assolutamente in linea con le finalità UE stabilite ben prima della pandemia e cioè mirate alla riduzione delle emissioni inquinanti per il 2050.

In questo ambito a nostro avviso rientrano la sostituzione del trasporto su acciaio (rotaia o cavo) al trasporto su gomma e quindi ad esempio una maggiore intermodalità ferroviaria; l’interramento ferroviario; la realizzazione di metropolitane leggere di superfice; nuovi collegamento ferroviari;  per le città articolate su diversi livelli di altitudine, le funivie “urbane”.

A questo scopo i singoli paesi UE devono presentare i loro piani di riforma in cui espongono come verranno utilizzati gli aiuti, dovendosi però orientare alle raccomandazioni date dalla Commissione. I governi dovranno inviare alla Commissione Europea i Piani di ripresa e di resilienza entro fine aprile 2021. Una volta presentato alla Commissione Europea il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, Bruxelles avrà a disposizione fino a otto settimane per esaminare e proporre al Consiglio Ecofin l’approvazione del Piano. L’Ecofin dovrà approvare quindi il piano a maggioranza qualificata entro quattro settimane. Dalla presentazione formale del piano potrebbero quindi passare mesi e mesi per l’approvazione che poi darà la possibilità di accedere subito al 10% del finanziamento globale.

La quota spettante all’Italia è imponente: al nostro paese potranno essere erogati 81 miliardi in sovvenzioni e 127 miliardi in crediti. Il 70% delle allocazioni delle risorse è destinato a progetti 2021-2022, il resto è riferito agli impegni relativi al 2023. Sarà importante vedere come sarà gestita in dettaglio il totale assegnato all’Italia, se direttamente su singoli progetti e/o – sempre in linea con le prescrizioni UE – per somme complessive a regioni e/o provincie e/o comuni lasciando loro il potere di gestire a cascata – con gli stessi criteri – l’assegnazione effettiva ai singoli progetti. L’auspicio di chi scrive è che in capo agli Enti Pubblici Intermedi si ripeta il criterio di assegnazione generale adottato dall’UE che vede i fondi da assegnarsi in parte genericamente per la ripresa e in parte per progetti specifici.  In altre parole, l’esistenza di una “catena di distribuzione” dei fondi (stato, regioni, provincie, comuni) non deve impedire a che almeno una parte di essi sia destinata “di diritto” a progetti specifici di emanazione originaria comunale, provinciale, regionale.

Circa gli aspetti finanziari di ogni progetto finanziabile da questo fondo, occorre fare una riflessione su alcuni aspetti non marginali di questi fondi. Infatti essi -come si è detto – per 127,6 miliardi sono “a debito” sia pure ad un tasso di interesse minimo: il che significa che in ogni caso contribuiranno (purtroppo) ad aumentare il livello del nostro indebitamento pubblico. Inoltre l’UE richiede che possano essere erogati solo a fronte di progetti certificati presentati entro tempi brevi ed erogati a SAL-Stato Avanzamento Lavori, avanzamento che può essere rallentato da un’eccessiva burocratizzazione o da provvedimenti ex Covid19.

Da tutto ciò discende una duplice necessità: limitare l’incremento del livello del debito pubblico; finanziare in ogni caso eventuali scostamenti fra il fabbisogno finanziario di progetti in corso d’opera e la loro copertura con detti fondi. A questo duplice scopo si può richiedere agli Enti Pubblici (Stato, Regioni, Province, Comuni) l’emissione di TIR Titoli Irredimibili di Rendita (cioè non di debito) offerti a livello statale inizialmente in sostituzione volontaria di scadenze di tranche di titoli redimibili di debito. A livello locale, i BOP- Buoni Ordinari Provinciali ai quali ha fatto cenno il Presidente Fugatti a proposito della Funivia Trento-Bondone potrebbero essere emessi – come noi stiamo suggerendo da tempo – in forma irredimibile, la quale è più redditizia per l’investitore privato e non contribuisce ad aumentare il livello del debito pubblico.

Riccardo Lucatti, Coordinatore del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista di Italia Viva Trentino.