CARNEADE, CHI ERA COSTUI? IL MES, CHI ERA (E CHI E’) COSTUI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Dicembre, 2020 @ 5:00 pm

Detto altrimenti: riflessioni del/col mio coautore del/dal libro “Ricostruire la Finanza” di De Marchi – Lucatti, seconda edizione, dicembre 2020.  (post 4096).

Cinque minuti fa, una mia amica co-sciatrice, R.A., medico, mi chiede perchè si stia rifiutando il MES. Le ho detto di leggere questo post.

Inizia

Fino ad oggi, a seguito della pandemia, in pochi mesi il governo ha aumentato il debito pubblico di 140 miliardi (S. E. E O.). Nonostante ciò, si sta facendo una gran fatica ad utilizzare 37 miliardi del MES.

MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) SANITARIO è il sistema creato dalla Comunità Europea per offrire ai Paesi membri un sostegno economico da destinare al potenziamento delle strutture sanitarie.

Il meccanismo è “figlio” del più ampio MES ORDINARIO, creato nel 2012 in sostituzione del precedente sistema detto “Salva Stati”, che interviene per risolvere situazioni di grave crisi in uno dei diciannove Stati che hanno adottato l’euro. Detto fondo è stato utilizzato negli anni passati, con ottimi risultati, per aiutare Paesi come Grecia, Irlanda, Cipro, Portogallo e Spagna. L’aiuto era offerto sulla base di rigidi principi (le famose “condizionalità”) e previa approvazione, da parte del Paese beneficiario, di vasti programmi di riforma e soprattutto di aggiustamenti macroeconomici tendenti a riequilibrare la situazione finanziaria e ridurne il suo debito pubblico. Sono note le gravose condizioni imposte dalla cosiddetta “troika” (gruppo di esperti della comunità delegati ad imporre le regole del risanamento) alla Grecia; pochi ricordano che i Greci dovettero “bere l’amaro calice” dell’austerità, ma ne uscirono riconquistando la loro affidabilità sui mercati (oggi i titoli del debito greco pagano uno spread rispetto ai bund tedeschi simile a quello dell’Italia!). Forse è per questo che l’attuale MES è percepito in maniera negativa, come un salvagente utile sì, ma ostico per chi lo chiede perché deve rinunciare alla “sovranità economica” cedendone parte all’UE.

Il MES SANITARIO, pur essendo una derivazione del MES ORDINARIO, se ne differenzia radicalmente. Intanto il fondo si chiama PANDEMIC CRISIS SUPPORT, una linea di credito precauzionale rafforzata che serve a finanziare il potenziamento e il miglioramento dell’assistenza sanitaria diretta ed indiretta. Un intervento specifico e finalizzato, quindi, creato proprio per fronteggiare le conseguenze della pandemia in atto. A disposizione degli Stati ci sono 240 miliardi di euro; la quota riservata all’Italia è di 37 miliardi, che potrebbero essere utilizzati  per: acquisto di macchinari; potenziamento della rete diagnostica; ampliamento o costruzione di nuove strutture sanitarie; assunzione di nuovi medici ed infermieri. Tecnicamente si tratta di un prestito praticamente a tasso zero con durata 8 anni, ottenibile presentando un piano preciso ed articolato contenente i dettagli relativi a come e quanto si dedicherà a specifici progetti. Il piano deve essere presentato entro il 31 dicembre 2022.

Il nostro governo al momento si è espresso con decisione contro l’ipotesi di far ricorso al MES sanitario, ma all’interno i pareri sono discordi e le tensioni aumentano. Il premier ha infatti affermato che i soldi del MES non sono una panacea, bensì prestiti, che non possono finanziare spese aggiuntive, che il risparmio in termini di tasso d’interesse è irrisorio e, soprattutto, che chiederlo provocherebbe uno “stigma” (termine che probabilmente è sconosciuto alla gran parte degli italiani; ma la trasparenza in questi tempi è un valore ininfluente…). In realtà il rischio di dare un segnale di debolezza ai mercati è abbastanza contenuto: infatti la debolezza della nostra economia è ben nota a tutti e ben evidenziata dai rating delle agenzie internazionali, che ci collocano all’ultimo livello dell’investimento, giusto un gradino sopra il livello speculativo dei “junk bond” (titoli spazzatura). Il problema vero per l’Italia è un altro e cioè l’assenza di piani concreti e credibili per poter chiedere i fondi del MES sanitario: da mesi si discute su come utilizzare fondi per il RECOVERING, si convocano Stati Generali, si creano “task force”, si elaborano “linee guida” ma si tratta solo di enunciazioni di principio, senza contenuti concreti e soprattutto senza indicazioni degli investimenti legati ai progetti!


In questo modo, non presentando un piano concreto a Bruxelles, tutto rimane un semplice “flatus voci” e la tavola riccamente imbandita dall’Europa rischia di restare davanti all’Italia senza che il nostro paese si possa cibare di quelle vivande.