LA COMMEDIA GRECA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Ottobre, 2012 @ 3:21 pm

Detto altrimenti: parla Maria Lia Guardini presso la Biblioteca Comunale di Trento

La Prof Maria Lia Guardini al tavolo della Presidenza della riunione

Presso la biblioteca Comunale di Trento sono riprese oggi le “letture” dei classici, sotto la guida della Professoressa Maria Lia Guardini. Non è facile commentare e sintetizzare la ricca e profonda esposizione introduttiva della relatrice, ormai amica di tutti noi che la seguiamo con vero interesse. Lei tuttavia ci lusinga, affermando che se gli alunni al liceo avessero la metà della nostra attenzione ed amore per la materia, il lavoro degli insegnanti sarebbe solo un piacere! Io comunque ho avvisato i colleghi alunni uditori come me, che, in caso di difficoltà nello scrivere queste righe, sarei rimasto sulle generali oppure avrei attualizzato le situazioni.

Si diceva … è la volta della commedia greca, ed in particolare di Aristofane. Mentre la Prof sta per iniziare, squilla un telefonino di un “alunno”. Costui si alza, esce dalla sala, parla, rientra scusandosi: “Sapete, mi ero dimenticato di silenziarlo”. Gentilissima la Prof: “Niente, figurati, qui non siamo mica …” e non va oltre. Un altro alunno interviene: “… al Senato!”. Risata generale. Risate? Uccelli, commedia che spesso suscita il riso (che vi dicevo? Nemmeno avevamo incominciato che…), riso quale superiorità dell’uomo che sa raffrontare i paradossi di ciò che viene narrato e rappresentato (suono del telefono raro, eccezionale, da evitarsi durante le riunioni) con la realtà, totalmente diversa (del nostro parlamento bicamerale, n.d.r.). Ridete gentes! Tuttavia spesso il riso di Aristofane è anche “riso amaro”, proprio per il raffronto con la realtà del suo tempo. Ma è anche riso “positivo” in quanto è l’affermazione dell’individuo che rifiuta il principio di autorità e si prende il gusto e la responsabilità di arrivare ad esprimere un giudizio tutto suo. Un esempio? Rimborsi delle spese elettorali? Ma non mi faccia ridere … ah ah! Ma qua’ rimborsi …?! Riso, risate … Umberto Eco, Il nome della rosa … il frate Guglielmo le approva. Un suo confratello le demonizza. Andate a rileggere il passaggio. Merita.

La commedia greca trae le sue origini dalle “falloforie”, feste primaverili pagane per l’invocazione della fertilità dei campi e delle mogli, con tanto di ostentazione di falli giganteschi, il che però nulla ha a che fare con il fatto che il titolo della prima commedia che esamineremo sia “Uccelli”, del 414 (avanti C. ovviamente che vi credevate?) ricca di parolacce, come si addiceva data la sua derivazione dalle falloforie. Piuttosto, Artistofane è l’autore di commedie dal titolo accomunabile: Uccelli, Rane, Nuvole, Vespe. Tutto, pur di fuggire dalla città (Atene) ammorbata (allora) non certo dai gas di scarico delle auto come oggo, ma “dai troppi processi”. Atene, già impegnata nella guerra contro Sparta, che per lo sfizio di Alcibiade va a fare il primo “sbarco alleato in Sicilia” e manda al macello i propri marines, mitragliati di frecce sul bagnasciuga. Questa antica Dunquerque viene celebrata e pianta nelle Storie di Tucidide, con il massimo dello sconforto. Alcibiade … pare che attraverso una finanziaria situata in un’isoletta dei Caraibi d’allora (il Dodecanneso) possedesse cantieri navali e fabbriche di armi … pare … ma sono solo voci … approfondiremo.

Di fronte a questa come ad altre situazioni negative, Aristofane si rifugia nella fuga, nel viaggio verso una città sospesa fra terra e cielo, la città degli uccelli, che avrebbe voluto diversa dalla città terrestre, ma che poi si rivela … bè, non anticipiamo gli eventi. Il viaggio, tema ricorrente nei secoli, da Dante (con la sua catabasi, la discesa nel regno dei morti per poi risalire, s’intende, uei, raga, intendiamoci bene, siamo mica qui a raddrizzare le banane!) a Goethe, lui in Italia, non all’inferno, per quanto oggi …; da chi viaggia contro gli scogli dell’isola del Giglio a chi si reca ai Convegni del PD; da chi va in camper a Taranto a chi va al compleanno di Putin; da Ulisse che varca le colonne d’Ercole a me che pedalo da Riva del Garda a Trento … in viaggio, tutti, sempre.

Penne ... remiganti

Viaggio verso un mondo utopico … ou-topos, , “il non luogo”, utopia. Fu tale Thomas Moore (alias Tomaso Moro, poi fatto Santo dalla Chiesa, lo sapevate?) ad inventare questo termine. Vedete dunque che poi non è stato D’Annunzio ad iniziare ad inventarsi parole nuove: “Vate, come trova questo vino?” “E’ un nepente!” Nepente? Che vorrà mai dire? Comunque, se l’ha detto lui .. così sia. E ancora oggi un ottimo vino cannonau sardo si chiama Nepente. Utopia, nella vita guai a non averne. E’ un tendere, un desiderare, un immaginare, un muoversi verso … Quello utopico è a mio avviso l’aspetto positivo in Aristofane. Tuttavia testimonia anche una pesante negatività: forse la democrazia è solo un sogno, un’utopia, appunto!

Aristofane fugge dalla realtà (dell’aumento costante del debito pubblico, durato decenni) e si rifugia nell’Utopia, nel sogno. Non sa prendere atto dei primi segnali della decadenza della prima delle cinque Repubbliche Marinare (Atene, la prima. Poi vennero Venezia, Amalfi, Pisa e Genova, in senso orario via mare). Atene è costretta a cedere la flotta al nemico, tranne 12 navi. Aritofane scappa, nel senso che si rifugia nel sogno. Ma poi scopre che nel “rifugio” della città sospesa fra terra e cielo si ritrovano gli stesse negatività, con l’aggravante che impedendo essa che le offerte votive degli abitanti della città storica arrivino agli dei, questi ultimi si incazzino non poco con i terrestri, con quel che segue.

Sotto il profilo linguistico, nella traduzione (italiana) si perde la bellezza dell’onomatopea delle parole scelte ed usate da Aristofane. “Papè satan papè satan aleppe” avrebbe poi scritto Dante qualche anno dopo … chissà se aveva letto gli Uccelli in lingua originale …

Aristofane e le conferenze stampa, Aristofane e i talk show. Infatti nella commedia la parte più interessante è la parabasi. I coreuti si tolgono la maschera ed i paludamenti ed iniziano a conversare con il pubblico sulle critiche mosse nella rappresentazione ai vizi della città. Anche Luciano Canfora, nel suo libro “La Grecia di Atene” ci conferma come il teatro fosse – di fatto – il luogo della discussione politica. Il teatro della politica. Se poi la struttura era di dimensioni limitate, era il  “teatrino della politica”. Niente di nuovo sotto il sole, come potete vedere …

Aristofane scriveva una commedia l’anno, sempre correlata alla vita politica della città. Dopo “Rane”, basta. Non più, per 10 anni. Ora, poiché il suo silenzio letterario coincide con la caduta della democrazia – sia pure imperfetta – in Atene, sorge il dubbio che sia subentrata una censura del tipo cubano, quella che imprigiona la blogger di Generation Y o di tipo “panem et circenses”, dal nome antico ma di realizzazione anche recente.

Termino con una notazione per gli studiosi, quelli veri. Dopo Aristofane verrà la Commedia di Mezzo e dopo ancora la Commedia Nuova con Menandro, il quale abbandona gli spunti politici e si rifugia nel privato. Peccato.

Prossima lettura, aperta come sempre a tutti, martedì 16 ottobre, ore 10. Indi riprenderà la cadenza bisettimanale inizialmente prevista, alle date del 6 novembre, 20 novembre etc.. Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, sala a fianco della Sala degli Affreschi, stessa ora.

P.S.: Le cose serie che avete letto sin qui, sono di Maria Lia Guardini. Le altre, mie. Ma si sa, castigat ridendo mores…