DEBITO PUBBLICO E RICCHEZZA FINANZIARIA PRIVATA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Dicembre, 2023 @ 10:27 am

A fine ottobre scorso il debito pubblico era salito in un anno di ben 102 miliardi arrivando a quota 2.868 miliardi di euro e continua a crescere. Alla stessa data la ricchezza finanziaria privata era di circa 3.400 miliardi.

Sorprende che il governo non ci esponga con chiarezza i rischi della micidiale progressione del debito pubblico e che non programmi interventi di medio lungo periodo per invertirne la tendenza, al fine di

  • finanziare le funzioni fondamentali (sanità, famiglia, scuola, formazione, lavoro, integrazione: solo per citarne alcune) elencate nella nostra Carta Costituzionale;
  • avviare investimenti realmente produttivi di utili economici e di surplus finanziari;
  • continuare ad avere credibilità e quindi “voce in capitolo” nella comunità internazionale.

A mio avviso gli aspetti sui quali intervenire in contemporanea sono due:

  • dare vita ad una UE politica, presupposto strategico (= indispensabile e insostituibile) per ogni ulteriore azione;
  • attrarre volontariamente verso il nostro settore pubblico la ricca finanza privata italiana ed estera.

Sul primo aspetto mi sento tutelato da quanto sta già lodevolmente cercando di ottenere Matteo Renzi, presidente del mio partito Italia Viva – Il Centro – Renew Europe.

Sul secondo aspetto mi permetto di avanzare una proposta e cioè che il Tesoro emetta titoli Irredimibili cioè senza alcun obbligo di rimborso del capitale investito, con queste caratteristiche:

  • escluda espressamente un proprio diritto al loro riscatto;
  • preveda un tasso di rendimento in parte fisso ed in parte variabile, così da mantenere alto il loro valore nominale;
  • corrisponda all’investitore un rendimento più elevato rispetto ai consueti titoli di debito.

Ove l’investitore – attratto inizialmente dal maggiore rendimento – abbia successivamente bisogno di rientrare in possesso del proprio capitale, potrà sempre offrire in vendita i titoli alla Borsa Valori, alla quale potrà presentarsi come compratore anche lo stesso Tesoro, alla pari di qualsiasi altro acquirente privato (in tal modo avendo comunque la possibilità di ridurre il flusso di esborsi per interessi, anche in assenza di un espresso diritto in tal senso).

I titoli Irredimibili offerti dal Tesoro in sostituzione volontaria di titoli di debito in scadenza diminuirebbero di pari importo il debito pubblico. Ulteriori emissioni aumenterebbero la disponibilità finanziaria pubblica senza aumentare il livello del debito.

Ciò sarebbe possibile perché l’espressa esclusione del diritto di riscatto da parte del Tesoro farebbe classificare i titoli Irredimibili come titoli rendita e non di debito.

La loro emissione farebbe aumentare il flusso finanziario in uscita dovuto al pagamento di interessi maggiori, ma contemporaneamente diminuirebbe in misura assai più elevata il flusso in uscita per la cessata restituzione in linea capitale.

A quest’ultimo riguardo non sarebbe condivisibile l’affermazione di chi affermasse che i rimborsi in linea capitale in realtà oggi non avvengono perché i titoli in scadenza sono rinnovati (con l’aggiunta di ulteriori quote di titoli di debito) perché il “debito finanziario” resta immutato e anzi addirittura accresciuto. Ad ogni buon conto, andrebbe redatta con professionalità manageriale una proiezione finanziaria pluriennale scorrevole dei flussi in entrata ed in uscita, al fine di comprendere, prevedere e gestire l’andamento dei flussi finanziari e quindi del debito pubblico.

A testimonianza dell’accoglimento dei titoli Irredimibili da parte del mercato finanziario, un caso: nel recente 2021 un’importante banca italiana ha emesso 1,5 miliardi di propri titoli Irredimibili ricevendo richieste di acquisto per ben 6 miliardi! E si noti che gli Irredimibili emessi da quella banca sono titoli privati e quindi a tassazione piena, laddove quelli emessi dal Tesoro sarebbero pubblici e quindi a tassazione dimezzata!

La mia proposta ha maggiormente senso ove inquadrata in una idea di futuro per l’Italia e per l’Europa: ove le sfide “UE Politica” e “nostro debito pubblico” non fossero accettate, il Paese, isolato e gravato da un enorme debito, scivolerebbe verso un tipo di società composta da un numero sempre più limitato di persone che si possono procurare ogni tipo di beni e servizi e da un numero sempre crescente di cittadini nella situazione diametralmente opposta.

Riccardo Lucatti, Tavolo di lavoro “Finanza ed Economia mista ITALIA VIVA TRENTINO