COMUNITA’ DI VALLE TRENTINE – CDV, viste da un’ottica manageriale

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Novembre, 2012 @ 2:06 pm

Detto altrimenti: i miei lettori sanno che alterno post “sacri” a post “profani. Il precenbete era “profano” Questo è “sacro”. Riguarda cioè la geopolitica amministrativa del nostro territorio, il Trentino. “Nostro” … infatti il mega blog che ospita il mio piccolo blog si chiama “Trentoblog”, non a caso …

Lettera al Direttore (di un quotidiano locale) 

Pregiatissimo Direttore, l’invito che ho ricevuto dalla Comunità di Valle Altogarda e Ledro a partecipare ad una due giorni di Formazione Territoriale Integrata, alla quale non potrò partecipare, mi stimola comunque ad esporLe la lettura che io ho della materia, affrontando gli aspetti istituzionali e di metodo e non di contenuto.

Il nome. Le parole sono macigni, scriveva Don Milani in “Lettera ad una professoressa”. ”Comunità”, “Unione delle Comunità di Valle Trentine”, “Unione delle Comunità Autonome del Trentino” … Soprattutto di questi ultimi tempi ed ancor più nei prossimi, il termine “Comunità” è molto meglio  del termine “Provincia”. Infatti, quando ci si esprime a voce, spesso il tono adottato conta più delle parole. E quando si scrive, le parole adottate contano se non di più almeno quanto i contenuti.

In periodi di crescita di decentra, in fasi recessive si accentra. Questa regola è sperimentata ampiamente in ogni settore, in ogni epoca. Ebbene, le CDV rappresentano un decentramento dalla Provincia verso loro stesse. Data la regola enunciata, ciò sembrerebbe sbagliato, se non vi fosse in parallelo un accentramento verso le CDV da parte dei Comuni. Ingegneria politica? Marchingegno machiavellico? Niente di tutto questo. Piuttosto, real Politik, moeglikeit Politik, la politica del reale, del possibile. Se sarà anche politica del conveniente lo vedremo dai risultati.

Comunicazione? Communis actio, azione comune! In una disputa fra due tesi, A e B, le soluzioni sono tre: la B; la B; quella giusta. Se partiamo da questo presupposto, ognuno di noi contribuirà al bene della nostra terra non con il portare argomenti alla propria fazione di favorevoli o contrari, bensì offrendo il contributo della propria esperienza a vantaggio di tutti.

Visione (politica) d’insieme e percezione (operativa) sensoriale del contingente: aumentando l’una, diminuisce l’altra e viceversa. Io ho maturato una lunga e diversificata esperienza sui problemi delle società capogruppo (STET; Siemens Italia; l’ISA del Kessler; Marangoni) e dei loro rapporti con le società partecipate. Ora, è pur vero che le CDV non sono “azioniste” dei Comuni; è pur vero che una cosa è parlare di SpA e altra è parlare di istituzioni pubbliche, tuttavia il confronto delle diverse posizioni CDV “si”, “no”, “come”, mi richiama alla mente il contrapporsi dei responsabili della Finanza Centrale di Gruppo con i Responsabili della Finanza delle singole società operative.

 Ciò premesso, mi permetto di sottoporLe sei brevi sottolineature

1. Certe funzioni possono essere bene svolte solo a livello di gruppo. Provate a gestire la finanza di Gruppo da una posizione “non di Gruppo”, ad esempio, provate a gestire il rischio di cambio (cioè il rischio insito nelle oscillazioni dei cambi delle valute) a livello di Gruppo senza riportare la funzione a livello di Gruppo. Non ci riuscirete.

2. Le funzioni centrali sono credibili ed accettate dall’intero sistema se a gestirle sono chiamati uomini che provengono e/o fanno parte delle società del Gruppo.

3. Quando un sistema (quello dei vecchi Comprensori) non funziona, costa meno crearne uno nuovo piuttosto che cercare di riparare il vecchio.

4. Le economie di scala intercomunali possono meglio realizzarsi attraverso l’azione di un organismo responsabile della loro catalizzazione, salvo adottare di volta in volta le forme tecniche più idonee, rispettando ciò che di buono in questa direzione sia già stato eventualmente realizzato all’interno della nuova istituzione di coordinamento.

5. Non è detto che i “bacini funzionali d’utenza” che dovrebbero indurre i Comuni interessati ad aggregarsi funzionalmente, corrispondano alla operata divisione del territorio provinciale nelle CDV esistenti.

6. “De jure condendo” le CDV dovrebbero essere gestite dai Sindaci dei Comuni della Comunità. Nei loro organismi di governo dovrebbero ben essere presenti anche rappresentanti nominati dalla Provincia, senza diritto di voto ma con funzione di coordinamento (Presidenza non operativa?), di sintesi e di raccordo fra i vari soggetti coinvolti: i Comuni, le Comunità di Valle confinanti, la Provincia. I singoli progetti intercomunali collegialmente individuati (come maggiormente urgenti e/o prioritariamente finanziabili dalla provincia) dovrebbero essere coordinati di volta in volta da un Comune Capo Progetto, scelto fra quelli più esperti e sperimentati in ciascuna specifica materia.

La ringrazio e La saluto cordialmente
Riccardo Lucatti